
Da qualche tempo sembra esserci un rinnovato interesse verso un particolare sottogenere del crime: il crime comedy.

Seppure gli esempi non manchino, con capolavori come Signori, il delitto è servito, Misterioso omicidio a Manhattan e il più recente Knives out, il genere resta poco frequentato, ed è un peccato visto quanto possano essere gustosi i risultati, quando gli ingredienti sono dosati con perizia.
Only murders in the building prende spunto dalla passione per i podcast True crime che accomuna i tre protagonisti, un attore televisivo in declino (Steve Martin), un regista di musical ormai in bancarotta (Martin Short) e una misteriosa ragazza che sembra saperne sempre più di quanto dovrebbe (Selena Gomez).
Accomunati dalla solitudine e dalla lussuosa routine di un condominio di lusso, i tre non resistono al fascino del misterioso suicidio di un loro vicino, unendo le rispettive debolezze nella soluzione di quello che solo loro ritengono un delitto.
Sul piano dei comprimari, non si può non citare, all’interno di un cast stellare, la presenza di uno splendido caratterista come Nathan Lane e di Sting come special guest.
Aspetti tecnici

Con tre protagonisti d’eccezione, questa thriller comedy si conferma una produzione di alto livello, con una regia attenta, una fotografia brillante, musica e scenografie che inseriscono la serie nei canoni estetici di quell’upper east side celebrato proprio dal già citato Woody Allen.
Conclusioni
La trama lineare e la costruzione classica, lungi dal rappresentare un limite, costituiscono il punto di forza di Only murders in the building, che si fa apprezzare per l’umorismo elegante, dalle tinte appena un po’ nere. Un instant classic, diremmo, di cui aspettiamo la seconda stagione, annunciatissima fin dalla scena di apertura.
