La vogliamo finire con questo mandato?

Le serie TV americane sono come dei grimaldelli, hanno fatto breccia nella nostra cultura millenaria, un tempo faro nella tempesta dell’approssimazione, e hanno alimentato, senza grosso sforzo, la tendenza a prendere per oro colato tutto ciò che arriva dal mainstream.

Noi siamo pigri, informarsi costa fatica, e se tutti in America usano o pretendono il mandato, che mandato sia! Con buona pace del nostro (già) sgangherato sistema giudiziario, che tale istituto nemmeno lo contempla.

Breve parentesi tecnica, un po’ noiosa: in Italia la polizia giudiziaria (principalmente Carabinieri e Polizia di Stato), di sua iniziativa, ti può perquisire o entrare in casa alla presenza di alcune circostanze, esplicitamente previste dalla legge. In caso di flagranza di reato, ad esempio, se opera in materia di stupefacenti o di armi ed esplosivi oppure se, in determinate condizioni di luogo e di tempo, ritiene doveroso intervenire per impedire la commissione di delitti. In tutti questi casi (che sono davvero tanti), rullo di tamburi, il mandato non serve. Anche perché – mi rendo conto quanto sia difficile mandarlo giù – il mandato da noi non esiste.

In alcune occasioni, in realtà, la magistratura emette un documento similare, chiamato decreto di perquisizione. Lo fa, in linea di massima, quando si opera fuori dalla flagranza del reato. Tale documento dà qualche gioia agli assidui frequentatori di CSI, perché è emesso da un pubblico ministero, va controfirmato da chi subisce l’attività e contiene l’indicazione del nominativo di un difensore d’ufficio, laddove servisse.

Tornando a noi, per essere equi, occorre sottolineare che la confusione dell’italico generico medio è alimentata anche da altre fonti. Lasciando stare le serie TV italiane, che gioco forza devono ricalcare quelle più fighe d’oltreoceano altrimenti non spaccano, mi riferisco ai romanzi, ad esempio…

Eviterei di sparare sui romanzi auto-pubblicati, che non si pregiano di un editing professionale, quindi di fatto ogni autore scrive e pubblica ciò che vuole, senza filtri, e difficilmente resiste alla tentazione di condividere la propria ignoranza in certe materie. Non possiamo lasciare stare, di contro, chi vende migliaia di copie, tenendo di fatto in piedi il mondo dell’editoria. Ad autori, o autrici, che riempiono le mura delle librerie, certe imprecisioni non si possono perdonare. Passi che l’investigatore di turno faccia tutto lui, dal sopralluogo iniziale all’arresto in ultima pagina, come se non avesse colleghi. Passi che l’autopsia venga effettuata e dia risultati certi in mezza giornata (ci vogliono settimane, nel mondo della crudele realtà), che il DNA dia riscontri istantanei, come le impronte, raccolte come fossero uva in tempo di vendemmia (trovare un’impronta utile, nel mondo reale, è come vincere al totocalcio). Passi anche che l’ispettore di turno sembri avere i poteri di un cardinale nel Medio Evo, quando nella realtà è sotto scacco della scala gerarchica, della magistratura e, soprattutto, del garantismo, una piaga che toglie più ossigeno della deforestazione. Tratteniamo il respiro, diciamo che si copre tutto con “esigenze narrative”, e avanti Savoia.

Ma il mandato io non te lo perdono. Il mandato non esiste, in Italia, diamine. Inoltre non voglio leggere che chiunque abbia un’uniforme proviene dall’accademia. In Italia l’accademia la fanno solo i futuri ufficiali dei Carabinieri e dell’Esercito, e nemmeno tutti, e non c’è bisogno di arruolarsi per saperlo, basta chiedere a Google. Non ti perdono nemmeno che qualsiasi sbirro, dal piantone alla caserma al questore di Roma, venga chiamato “agente”, perché agenti sono solo i poliziotti dal grado (qualifica) più basso. La gazzella è dei Carabinieri, la volante della polizia. Non ci vuole una laurea, dai, su, basta un minimo di precisione, e quella precisione se chiedi 20 euro per il tuo libro, tradotto in 333 lingue (che invidia), io la pretendo. Non ti perdono neanche la baggianata di buttare in mezzo Interpol, Europol o altri enti internazionali a caso, ogni volta che c’è da andare a prendere il cattivo all’estero, con spedizioni in alberghi a 9 stelle e licenza di viaggiare armati (e forse anche di uccidere) su arei di stato, cose che metterebbero in imbarazzo anche miss Moneypenny, abituata alle prodezze di Bond, James Bond. Nel mondo reale, quando si fa, si fa tutto via email, nel giro di 3 o 4 comodi anni dal misfatto, e non esistono squadroni internazionali di polizia, quanto piuttosto relazioni internazionali, diplomatiche, rogatorie, enormi dubbi su chi paga l’aereo in classe infima e un sacco di altre cose noiosissime e drammaticamente lente.

La smetto, perché inizio a risultarmi antipatico da solo, ma ricordo a chi vuole scrivere polizieschi, quindi di omicidi, che in Italia esiste la magistratura, e per quanto gli sbirri abbiano spazio di manovra, non puoi sviluppare un intero intreccio, dalla scoperta del corpo alle manette apposte al cattivo, senza nominare il pubblico ministero che nei fatti decide, delega, impone, controlla, sovraintende, insomma dirige a tutto tondo le indagini, perché è ciò che, vivaddio, prevede la legge. Il commissario figo e maledetto, cresciuto sulla strada e magari tendenzialmente stronzetto ci vuole, nel romanzo, lo capisco bene. Però, volendo far finta di dimenticare gli avvocati, spesso mai nemmeno citati, un paio di telefonate al magistrato io ce le metterei, altrimenti non hai scritto un poliziesco ambientato in Italia, hai scritto un fantasy. Il problema, per inciso, è che anche quando i magistrati ci sono, noto una certa confusione sul loro ruolo, e giuro che ho letto di brillanti pubblici ministeri (in natura esistono), incaricati di sbrogliare casi complicatissimi che, guarda caso, emettono mandati…

Quale è la soluzione? Non basta essere laureati in legge per scrivere polizieschi, ne ho le prove. Il segreto, se proprio non vuoi chiedere a Google, o affidare una revisione a qualcuno che ne capisca, sta nel non mettere dettagli inutili, per Diana!

Se poi sono proprio i dettagli sbagliati o l’approssimazione a trasformare un poliziesco in un best seller, allora alzo le mani, e confesso la mia colpevolezza (la confessione in Italia, per inciso, è carta straccia, ma in America va per la maggiore). Contestualmente chiedo asilo politico, e aspetto che un “agente” dei Carabinieri venga a prendermi su una “volante”, in modo da configurare un paradosso spazio-temporale del calibro di quelli di Martin McFly. Prima di essere ingabbiato, però, pretendo “la scientifica” (reparto tecnico della Polizia di Stato, che nei romanzi interviene sempre, dal divieto di sosta al genocidio, anche se procede la finanza), ma sappiate che prima di arrendermi a esito di epica sparatoria, tipo scena iniziale di salvate il soldato Ryan, pretenderò, con il piglio di chi conosce i suoi diritti, che qualcuno mi mostri un mandato.