Stina Jackson: L’ultima neve d’inverno

3.5
Realistico
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Nonostante il calendario dica che la primavera è ormai iniziata, l’inverno si rifiuta di allentare la sua gelida morsa su Ödesmark, piccola comunità del freddo Nord della Svezia. La maggior parte degli abitanti del villaggio non desidera altro che andarsene e in tanti l’hanno fatto: per ogni casa con la luce accesa ce ne sono molte altre abbandonate a un lento degrado. Per questo, chi non è ancora riuscito a lasciare quel posto desolato si chiede perché Liv si ostini a rimanere. Liv che lavora tutto il giorno alla stazione di servizio. Liv che ha un figlio adolescente ma nessuno sa da chi l’abbia avuto. Liv che viene accompagnata ovunque da Vidar, suo padre, l’uomo più ricco della zona. Liv che sa che i pochi vicini rimasti la guardano, sparlano alle sue spalle, si interrogano sulla sua famiglia e sugli affari oscuri di Vidar, un uomo al quale i nemici non mancano… Liv sa perfettamente che a Ödesmark nessuno dimentica mai niente. Per questo, quando la neve si tinge di sangue, Liv stessa finisce nell’elenco dei possibili responsabili. Ma la verità è ben sotto la superficie ghiacciata delle apparenze…

Con una cifra stilistica del tutto personale e una storia tanto fitta quanto commovente, Stina Jackson esplora il lato oscuro dei legami tra persone e tra i luoghi della loro esistenza. E quanto questi legami possano essere ferocemente, spaventosamente indistruttibili.

RECENSIONE

Questa è la storia di una donna. È il racconto di un male profondo. È l’odio che spinge ad uccidere, anzi il desiderio di libertà che grida vendetta. Non è solo un thriller, o meglio, l’omicidio è solo la punta dell’iceberg e, quando il ghiaccio si scioglie, l’acqua lava tutti i peccati.

Una novella, una confessione scritta sulla neve.

L’ultima neve come il coperchio del vaso di Pandora, al suo sciogliersi emergono tutti i mali, tutti i dolori e tutte le colpe.

Ӧdesmark, la terra del fato, è il vaso di Pandora, un villaggio svedese con le case in rovina, nessun visitatore; una piccola comunità chiusa, tutti si conoscono. La neve contribuisce ad alimentare l’isolamento e l’odio, c’è tanto rancore a Ӧdesmark. Buio e odio. È l’ultimo avamposto lungo una strada che non porta a niente, 14 fattorie, 5 disabitate.

Bellissima lettura, appassionante.

Un inizio all’apparenza un po’ confuso ma, penso, richiesto. L’autrice mette tutte le carte in tavola, da subito. Siamo un po’ smarriti, ci troviamo tanti personaggi e situazioni che difficilmente sono collegabili tra loro. Ma la narrazione scorre velocemente e le fila si ritrovano. Presa in mano la chiave di lettura si apre un racconto meraviglioso.

Non ci sono capitoli, solo un prima e un dopo in cui, con una grande abilità dell’uso del flashback, la storia si arricchisce e ci fa amare i buoni e odiare ancor di più i cattivi.

L’ultima neve d’inverno è fondamentalmente la storia di Liv. La storia di Liv, di Vidar e di Simon. Una famiglia tenuta insieme “non dal sangue ma dalla vergogna”.

Tutto si muove intorno ad un uomo odiato da tutti, anche dalla figlia, Vidar.

Vidar è un vecchio, solo, incattivito dalla morte della moglie, dal tempo e dalla solitudine in cui si è costretto a vivere. Non si fida di nessuno, controlla tutti, i “suoi occhi annebbiati vedono tutto”.
È facoltoso, taccagno, meschino e violento. Si è arricchito sulle disgrazie degli altri. Ottimo conoscitore della natura umana. Tutta la comunità lo conosce, ma nessuno sa chi sia veramente. Non guarda la TV, non legge, ha sempre con sé un coltello. La morte della moglie accentua la parte maligna del suo carattere: geloso, possessivo, quasi maniacale. E tutto questo si riversa su Liv e Simon, che vivono sotto il suo stretto controllo.

Liv è la figlia di Vidar e questa è la sua vicenda. Dal momento in cui è nata ha iniziato a espiare la sua colpa. È sopravvissuta alla morte della madre, a cui assomigliava tantissimo, unico e vero amore del padre. Vidar riversa su di lei tutto l’amore (malsano), l’odio e la gelosia che provava per la moglie, “dentro hai le stesse tenebra di tua madre…”

Liv non ha una vita, vuole lasciare Ӧdesmark, ma non ci riesce. È incapace di spezzare il filo che la tiene legata alla vecchia casa e a lui. E Vidar lo sa bene

non posso costringerti a restare, sei troppo grande ormai. Ma continuerò a tenerti d’occhio, sappilo. Finché vivo…

Simon è un giovane adolescente, pochi amici, poco di tutto. Ӧdesmark non offre niente tranne la solitudine. E’ molto legato al nonno, lo ha cresciuto come un figlio, anche perché non si conosce il padre. E Simon assomiglia molto a Vidar fisicamente. La gente parla di quello strano rapporto padre-figlia… e anche Simon sa che la madre va a dormire con un coltello sotto il cuscino e non sopporta la vicinanza del padre.

Juha è un emarginato. Un uomo solo che vive isolato nel bosco, in una capanna fatiscente con la sola compagnia dei suoi cani. Convive con un enorme senso di colpa e per questo isolato e cacciato dalla sua stessa famiglia. Lui e Vidar sono legati da un ricatto.

E poi Gabriel e Liam, due fratelli che vivono di espedienti, sono due spacciatori. Uno buono e uno cattivo. Il padre li ha sempre messi l’uno contro l’altro. Gabriel è il male, è un violento come il padre. Liam è succube di Gabriel. Ha una figlia di cinque anni, Vanja, che cresce da solo con l’aiuto della vecchia madre. Liam vuole un futuro migliore per sé e per Vanja, con fatica cerca di ritrovare la retta via perché Vanja vuole una casa con i colori dell’aurora boreale.

Poi un omicidio che riporterà alla luce tutte le menzogne del passato, ma anche una nuova speranza sul futuro. Tutta la comunità si unisce intorno a Liv e a Vidar. Tutti potrebbero essere colpevoli, perché l’odio e la vendetta fanno da denominatore comune.

Una novella-noir che si vorrebbe non finisse; come tradizione vuole si scopre l’assassino/a, inaspettato/a ma, quello che piace di più, sono le liaisons dangereuses, le storie che l’autrice ha saputo creare a voler chiedere di più. Sono tutti personaggi drammatici, ben inseriti nel contesto. Le loro vicende si uniscono, perché di base ci sono legami profondi che l’autrice fa emergere lentamente e con crudeltà. Vidar muove tutto il racconto, è lui che ha il cappio di questa corda e sa tirarlo bene.

Traduzione: Andrea Berardini
Editore: Longanesi
Pagine: 279
Anno pubblicazione: 2022

AUTORE

Stina Jackson è nata e cresciuta a Skellefteå, nel Nord della Svezia. Si è poi trasferita a Denver, in Colorado, dove ha scritto il suo romanzo d’esordio, l’acclamato Ghiaccio e argento (Longanesi 2019).

Stina Jackson: L’ultima neve d’inverno
Concludendo
Un libro con un’atmosfera buia, particolarmente affascinante.
Pro
Da leggere
Contro
Alcuni personaggi meritavano più attenzione
3.5
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