Vanessa S. Riley: Il detective fantasma

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Jack Wyte è morto. La sua morte è stata una strana faccenda, il genere di faccenda che quando ti chiedono «Come sei morto?» ti dà il diritto di rispondere: «È una lunga storia». Si lascia alle spalle una carriera nella Squadra Omicidi che gli ha fatto male alla salute, una vita solitaria, una ex-moglie con cui non parlava da anni, una figlia ormai adulta e l’amore di Dare, l’unico essere al mondo che può vedere i fantasmi ma non vuole più vedere lui. E se pensava che tirare le cuoia, nella sua sgradevolezza, risolvesse tutti i problemi, si sbagliava di grosso. Morire, in realtà, è stato solo l’inizio. A Londra ci sono stati dei decessi diciamo poco ortodossi. E pure a Los Angeles. Sua figlia, in uno scavo archeologico in Guatemala, ha incontrato un tizio che le legge nel pensiero. Due personaggi non proprio umani sono stati incaricati da un concilio di non-morti di insabbiare tutto l’insabbiabile, con le buone o con le cattive. La detective Jamaica Kingstone della Metropolitan Police possiede la Vista, e questo non ha migliorato il suo umore. O il suo carattere. Anzi l’ha resa molto nervosa. C’è robaccia sovrannaturale dappertutto e i funzionari della morte non hanno il tempo o il personale per risolvere il casino in corso. Anche perché non si sono ancora accorti del vero problema. D’altronde si sa, al giorno d’oggi muore troppa gente e sono molto impegnati. Il caso, così, finisce metaforicamente sulla scrivania di Jack Wyte, la cui vita non è stata un granché, ma la cui morte si preannuncia anche peggio. Perché la verità non è mai gradevole e l’indagine in corso lo obbligherà a confrontarsi con dei fantasmi molto più inquietanti delle ombre dell’aldilà.

Recensione

Cominciamo con un caveat: questo thriller è Weird. Su cosa siano il Weird e lo Eerie rimando al bel saggio The weird and the eerie. Lo strano e l’inquietante nel mondo contemporaneo di Mark Fisher ma, come avrete capito già dalla sinossi, qui hard boiled e fantastico si intrecciano, conditi da una inevitabile dose di humour inglese.

Perciò se fantasmi, vampiri e il sovrannaturale in genere non rientrano nelle vostre corde, siete avvertiti.

Altra particolarità del libro è che, seppur perfettamente godibile come romanzo a sé stante, si tratta in effetti del seguito de Il club dei cantanti morti, di Susanna Raule ed infatti ritroviamo qui i medesimi protagonisti.

Ma come mai Vanessa S. Riley scrive il seguito di un libro della italianissima Susanna Raule, già autrice della saga del commissario Sensi?

Il mistero è presto svelato: si tratta infatti di uno pseudonimo, utilizzato con successo per verificare (e superare) l’italica avversione verso i romanzi di genere fantastico, weird, horror e fantasy scritti da nostri connazionali.

Un plauso quindi anche all’editore, Fanucci, per l’intuizione, con la speranza che il pubblico sappia superare presto questi inutili pregiudizi.

Siamo qui dalle parti di autori come Pratchett, Gaiman, Stross, di giochi come Grim Fandango o di film come Omicidi e incantesimi (per chi lo ha visto e lo ricorda), ma su un solido impianto da hard boiled classico.

Il nostro detective Wyte fuma, beve, mena le mani e seduce bellezze esotiche come ogni degno emulo di Marlowe e il fatto che sia ormai morto da un pezzo non sembra aver cambiato molto, se non forse la sovrannaturale rapidità con cui riesce a spostarsi tra Los Angeles, Londra, le foreste del Guatemala e la riviera Ligure.

Senza entrare nei dettagli della trama, col rischio di sottrarre al lettore il gusto della scoperta, basti dire che i dialoghi sono taglienti e il ritmo serrato, i protagonisti sono ben delineati pur senza eccedere nelle descrizioni e che l’uso perfettamente dosato dei cliffhanger rende assai difficile posare il libro prima di aver raggiunto la fine.

L’unico appunto che mi sento di fare è forse proprio sul finale, che non mi è sembrato sciogliere fino in fondo tutte le premesse dell’incipit narrativo, lasciando qualche filo apparentemente spaiato, ma può ben darsi che sia una mancanza voluta, preannuncio di ulteriori avvenimenti.

Nonostante questa piccola imperfezione, chiuso il libro mi sono precipitato a recuperare il succitato, pregevole prequel e anche il breve racconto La natura del mio gioco, nato come omaggio ai propri lettori e tributo a Il Maestro e Margherita, che vede il ritorno di Voland, uno dei protagonisti di questa trilogia di cui attendiamo con impazienza il prossimo capitolo

Insomma, un libro consigliatissimo agli amanti del Weird e anche a chi, pur amando il thriller, non disdegna le incursioni sovrannaturali.

Autrice

Susanna Raule, che qui pubblica sotto lo speudonimo di Vanessa S. Riley, è scrittrice, sceneggiatrice, psicologa e psicoterapeuta. Ha esordito nel 2011 con L’ombra del commissario Sensi, personaggio cui ha dedicato i successivi Satanisti perbene, un nuovo caso per il commissario Sensi (2012) e L’architettura segreta del mondo, una nuova inchiesta del commissario Sensi (2015), tutti editi da Salani. Conclude le avventure del protagonista con l’antologia Perduti Sensi: Sette avventure per il commissario Sensi (2017). Il club dei cantanti morti, dopo una prima edizione del 2014, viene ripubblicato nel 2019 da Fanucci, cui fanno seguito Il detective Fantasma e La natura del mio gioco. Ha inoltre sceneggiato diversi fumetti, tra cui Ford Ravenstock e Dampyr. fa parte del collettivo Moleste.

Vanessa S. Riley: Il detective fantasma
Concludendo
Un thriller weird dal ritmo serrato con esper, vampiri, i ragazzi della Morte e persino il diavolo in persona che piacerà agli amanti di Gaiman e di Pratchett.
Pro
Ritmo
DIaloghi
Ambientazioni
Humour
Contro
Il finale non sembra chiudere efficacemente tutte le premesse, lasciando la sensazione che qualcosa ci sia sfuggito
4.5
Imperdibile
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