
Il commissario Bartolomeo Rebaudengo ed il medico legale Ardelia Spinola sono un pilastro l’uno per l’altra: tra alti e bassi, una storia d’amore e un’amicizia scoppiettante, hanno sempre condiviso ogni difficoltà che la vita li ha costretti ad affrontare. A innescare il vizioso circolo degli eventi, questa volta, è il rinvenimento del corpo di una ragazza nel vano di un pick-up di un malcapitato idraulico a un posto di blocco nell’entroterra ligure. Dai primi esami eseguiti la causa del decesso sembra essere compatibile con una caduta, ma la dottoressa Spinola nota un tentativo di strangolamento. Gli indizi sono comunque scarsi. È a questo punto che arriva, del tutto inaspettata, la telefonata di Augusto, un occasionale compagno di aperitivi di Ardelia che, chiuso in un’auto al buio e strafatto, le chiede di raggiungerlo con una certa urgenza perché ha commesso una pazzia grossa quanto una casa. Per non parlare poi della presenza di una cellula eversiva di stampo fascista che, tra nebbie autunnali e giornate di sole ancora tiepide, turba la tranquillità del Basso Piemonte. Sembrano fatti privi di collegamento ma un disegno torbido e inquietante li lega. Bartolomeo, con la sua mente pacata e lucida, e Ardelia, con il suo fuoco intuitivo e la sua follia, dovranno rimetterli insieme tassello dopo tassello, immergendosi ancora una volta nelle pieghe di un enigma intricatissimo, che darà loro parecchio filo da torcere.
RECENSIONE
Ho vissuto una vita nell’ombra perché nella disattenzione degli altri sta la chiave della libertà. Ho raggiunto lo stato di equilibrio quando ho capito che per sopravvivere nell’ovvietà di tutti quei punti che sono gli uomini dovevo inventarmi un ruolo preciso. Ed è stato quello di determinare destini, godendo dall’alto dell’agitazione del tutto senza esserne contaminato. Io sono il Tessitore.
E’ strano (piacevolmente strano) leggere un giallo ambientato in quei posti (come Garessio, Zuccarello, sconosciuti ai più), al confine tra il Basso Piemonte e la Liguria.
Una terra che stupisce, coi suoi paesaggi incantati, i castelli storici, le sue tradizioni antiche, quasi ancestrali, i suoi sapori di bosco, la nebbia…
Un vero e proprio scrigno di piccoli e grandi tesori, da scoprire piano, lasciandosi entusiasmare, perdendosi per strade spesso contorte, ma che regalano panorami tanto suggestivi, quanto del tutto inaspettati.
Abitanti cortesi, non espansivi, con quella “ligurita’” insita in noi, che la penna della Rava, albenganese, tratteggia molto bene nel suo romanzo: la legnosa consistenza dell’animo ligure.
A partire dalla protagonista femminile, Ardelia Spinola, medico legale, donna socievole soltanto quando incontra persone compatibili a lei, cioè quasi mai. Carburata di malinconia, rabbia, tristezza e con radici ben salde in quell’Albenga, che, con tutte le sue pietre e le sue ombre, le ha regalato il sollievo dolce dell’appartenenza.
Ardelia, col pallino di andare oltre il suo lavoro, con l’ostinata capacità di mettersi sempre nei guai, è il fulcro del romanzo. Personaggio intermedio tra il candore sacerdotale del camice bianco e la tenebra della toga del giudice. Lei rappresenta la giusta sfumatura di grigio.
Intorno a lei, si dipanano due storie separate, diversissime in tutto: dalla genesi al significato. Almeno così pare…
Da un lato, quello che sembra il classico gioco erotico tra gente “per bene”, ma che finisce male, malissimo. Troppa noia, troppo alcol, troppa droga e una stupida fatalità (forse).
Dall’altro, l’errore fatale dell’anello debole di un sedicente gruppo neo-fascista, che traffica in armi, con finalità terroristiche, radicato (e ben nascosto) proprio in quelle valli apparentemente tranquille e fuori dal mondo del Basso Piemonte.
E a complicare la faccenda, intervengono i Servizi Segreti, a cui non è del tutto estraneo Bartolomeo Rebaudengo, ex commissario, ex fiamma della Spinola, ora criminologo di lusso e di fama (ma evidentemente, non solo quello è il suo ruolo: anche lui si muove sul terreno scivoloso delle “apparenze”).
Una faccenda intricatissima, con un finale a sorpresa.
Una sorta di terza storia, del tutto inaspettata, che s’intreccia alle altre due. Un colpevole che era già sotto gli occhi del lettore fin dall’inizio, dal titolo, mai così rivelatore.
Eppure la Rava è brava a “sparigliare” le carte, a confonderci, a ingannarci. Tanto che la spiegazione finale ci trova del tutto impreparati, anzi, ci lascia sbigottiti.
Il bello del giallo però sta proprio in questo: i confini tra verità e menzogna sono friabili, e non esiste la realtà condivisa: è soltanto un inganno, più o meno consapevole.
Editore: Rizzoli
Pagine: 348
Anno pubblicazione: 2022
AUTORE
Cristina Riva vive ad Albenga, sulla Riviera di Ponente, dove sono ambientati i suoi libri.
Dopo inconcludenti studi di medicina, ha lavorato nel settore dell’abbigliamento e successivamente in campagna, ma sempre con la scrittura come efficace compagna di vita.
Già autrice di due raccolte di racconti e di una memoria storica, tutte legate al territorio ligure, dal 2007 ha intrapreso la via del noir con alcuni romanzi pubblicati da Fratelli Frilli tra 2006 e 2012.
Per Garzanti ha pubblicato i romanzi Un mare di silenzio (2012) e Dopo il nero della notte. Un’indagine di Ardelia Spinola (2014), entrambi aventi come protagonista il medico legale Ardelia Spinola. Nel 2021 è uscito per Rizzoli Il pozzo della discordia.
