
Parigi, anno 2000. Viene scoperto nel cuore della città un appartamento disabitato da sessant’anni. L’interno lussuoso sembra rimasto intatto da oltre un secolo. Sulle pareti resta un unico quadro, dal quale sorride una donna bellissima e senza nome. Il perito incaricato dell’inventario, partendo solo dagli oggetti – una tazza con un’iniziale, un letto che evoca fantasie erotiche, la disposizione dei libri – intuisce che in quella casa è nascosto un mistero. Aiutato da un’assistente improvvisata, una vecchia sarta teatrale, ricostruisce la vita di tre donne, risalendo sino alla Rivoluzione, a un crimine e, forse, a un tesoro. Come scrive Mario Praz, abitare significa lasciare tracce. Le vite scomparse restano impigliate negli oggetti, testimoni devoti e loquaci, per chi sa ascoltarli, del passare degli uomini. Questa storia è stata ispirata da un autentico fatto di cronaca.
RECENSIONE
Roberto de Carli, perito incaricato di valutare gli oggetti ritrovati all’interno di un appartamento, rimasto chiuso 60 anni, non crede ai suoi occhi quando si ritrova di fronte un ritratto inedito di Boldini. Subito si accinge ad investigare, a chiamare esperti ed a scoprire il valore degli altri oggetti. Attraverso questi oggetti, la loro fattura e disposizione, riesce a scoprire a chi effettivamente appartenevano, e a mano a mano verrà a conoscenza dei nomi di chi, negli anni, ha vissuto in quella casa. Quella che attua è un’investigazione a tutti gli effetti. Chi è la donna raffigurata nel quadro?
Perché quel Boldini, noto pittore che lavorava esclusivamente nel suo studio, ha dipinto il quadro in quella casa. Che relazione c’era tra i due? L’indagine diventa sempre più interessante, scoprirà aneddoti sempre più misteriosi ed inquietanti.
Il nostro protagonista viaggerà con la fantasia, ricreerà l’ambiente, cercherà tra i documenti di un teatro per scoprire il nome della donna e conoscerà una sarta che sarà gli sarà molto utile per unire i punti e portare a termine il suo compito.
Quelle figure eccezionali, l’amante del re, il pianista visionario, la cortigiana senza illusioni e innamorata, la nipote silenziosa e sfuggente, compongono un disegno remoto nel tempo, eppure presente e mio, perché una parte di me è presente in ciascuno di loro. Questo avverto, ombra nello specchio dove tanti si sono riflessi prima di me, che l’essere uno, artefice del proprio solitario disegno, è un abbaglio…
Roberto ama gli oggetti, li anima ne rivive i momenti storici , è estroso ed ostinato, deve scoprire a tutti i costi cosa è accaduto, perché mancano degli oggetti, dove sono finiti? Riuscirà, coinvolgendo chiunque gli capiti davanti, persino la moglie, a scoprire un crimine, una tormentata storia d’amore fino ad arrivare a risolvere un enigma risalente ai tempi della belle époque.
Le riflessioni sono ciò che più rende questo racconto a tratti poetico, tratteggiando la finezza femminile, il gusto dell’epoca nell’arredare, gli oggetti che hanno una loro spiritualità e ci raccontano la vita di chi li ha posseduti.
Editore: La Lepre
Pagine: 188
Anno pubblicazione: 2022
AUTORE
Vittorio de Martino, romano classe 1959, studia pianoforte e danza classica. Entra alla Scala, poi si dedica al teatro, diventando assistente alla regia con Eduardo De Filippo e Giancarlo Menotti. Si trasferisce a Parigi, dove si laurea in Storia dell’Arte e lavora come insegnante e guida turistica.
Ha pubblicato, sempre con La Lepre, un libro storico, Calma e quieta è la notte, vincitore del Premio Nicola Zingarelli 2020.
