
Henry Fairhurst, un uomo dall’aspetto timido e mansueto, è intento nel suo gioco preferito: osservare la platea di sconosciuti che siede nella sala di lettura del British Museum e – come un novello Sherlock Holmes – indovinare l’occupazione degli utenti.
Mentre studia dettagli e posture, la sua attenzione viene catturata dal profondo e innaturale russare che rompe il silenzio ovattato della sala.
Ma quando Fairhurst si avvicina per svegliare il colpevole, scopre che il professor Julius Arnell, esperto di letteratura elisabettiana, è appena deceduto. Inizialmente ricondotta a cause naturali, la morte di Arnell si tinge presto di mistero: un sacchetto di confetti avvelenati viene trovato nelle sue tasche.
Inoltre, uno strano legame sembra unire il professore di letteratura a un facoltoso petroliere texano.
Convocato a Scotland Yard, Henry rivela ben presto un talento straordinario come detective e finisce con l’affiancare l’ispettore Shelley nelle indagini.
Nuove morti si aggiungono alla prima e i corpi rinvenuti appartengono tutti a studiosi di teatro elisabettiano.
Che cosa mai unirà questi delitti premeditati: una questione di soldi o una tacita rivalità accademica?
RECENSIONE
Vallardi ripropone un autore, J. Rowland, Assassinio al British Museum.
Una lettura estiva, leggera, trama lineare non impegnativa.
Un classico giallo deduttivo forse scritto, a suo tempo, ricalcando le orme della Grande Agatha Christie o del Grande Conan Doyle, ma non si può arrivare a tanto. Né allora né ora.
Il genio rimane unico.
Il British Museum, un’istituzione, i suoi tesori, le sue grandi sale frequentate da visitatori e da studiosi.
Un museo che custodisce millenni di storia e di storie, di misteri. Un’ottima location per un omicidio.
Il museo fa da palcoscenico ad un racconto che scorre lentamente.
I personaggi richiamano alla mente personalità ben più note; Rowland dà vita a dei cloni, efficaci per il suo scritto ma, soprattutto per il lettore appassionato del genere, già sentiti.
E tante sono le citazioni di Rowland più o meno dirette.
L’ispettore di Scotland Yard Shelley ed il suo aiutante, oppure il gentiluomo che si diletta nell’osservare la natura umana, che si intromette nelle indagini, la sorella di quest’ultimo, zitella inacidita ma ottima osservatrice…
Vi ricorda qualcosa?
Rowland, ovviamente, conosceva i suoi illustri predecessori, soprattutto conosceva Conan Doyle, e ci ripropone nel suo ispettore Shelley un mash up Lastrade/Holmes, così come in Fairhurst, l’investigatore dilettante, una Miss Marple decisamente sottotono.
Non manca nemmeno l’omologo del caro e vecchio Moriarty e, dulcis in fundo…. Beh, non resta che leggere.
Una scrittura che è quella del tempo di Rowland, semplice, educata, elegante. Una lettura senza infamia e senza lode, leggera, non particolarmente intrigante.
Editore: Vallardi A.
Pagine: 224
Anno pubblicazione: 2022
AUTORE
John Rowland è stato un giornalista e scrittore britannico. Ha lavorato come insegnante di chimica, per poi passare al giornalismo e alla narrativa poliziesca.
Dopo aver scritto diversi romanzi gialli tra gli anni Trenta e Cinquanta è diventato un ministro della Chiesa unitariana.
In Italia nel 2022 è stato pubblicato da Vallardi Assassinio al British Museum.
