Delitti all’imbrunire di Letizia Triches

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Elegante
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Roma, agosto 1993.

Umberto Villani, proprietario di una società di servizi turistici destinati a una clientela abbiente, viene trovato morto, immerso in una pozza di sangue, nel suo ufficio con vista sul Colosseo.

Gli hanno reciso l’arteria femorale con un unico colpo mortale sferrato, a quanto sembra, con una lama affilatissima.

Il commissario Chantal Chiusano, intenzionata a trovare al più presto il colpevole, si dovrà confrontare con il complesso mondo del turismo romano: un ambiente di lotte sotterranee per aggiudicarsi gli appalti, di ambizioni sfrenate e di professionisti senza scrupoli.

Sono in molti ad avere un movente per l’assassinio di Villani, che con le sue mosse spregiudicate, tanto nella vita privata quanto in affari, pare essersi fatto ben più di un nemico.

Da Ambra Venturi, una delle sue ex amanti, scomparsa da alcuni giorni, a Esther, la moglie ripetutamente tradita.

Da Teresa Manni, la sua socia in affari, ad Alfredo e Luca Pardini, i suoi avversari più temibili. Per non parlare di coloro che si considerano truffati dai traffici poco chiari della vittima.

Molte piste da seguire e poco tempo a disposizione: un caso che potrebbe mettere a dura prova l’intuito del commissario Chiusano.

RECENSIONE

Seguo Letizia Triches dal suo esordio in narrativa crime.

Attratta dalla sinfonia cromatica della copertina di Verde napoletano (Pendragon, 2008), lo acquistai infatti, senza neppure leggere la sinossi.

Quella declinazione di sfumature nei toni del mare e del cielo deponeva a sufficienza per l’eleganza dell’autrice.

Che ho poi ritrovato, puntuale, in ogni sua opera. 

E quindi, nemmeno dirlo, anche in Delitti all’imbrunire.

Un crime può essere elegante?

Sì, io non ho dubbi, basti pensare ad alcune penne magistrali della Golden Age come Agatha Christie e Georgette Heyer, ma anche a Elizabeth George, P.D. James, o Louise Penny per guardare più vicino a noi.

E, allora, quali sono i fattori che concorrono all’eleganza di un romanzo incentrato per natura su omicidi brutali e moventi crudeli?

Di nuovo, non ho dubbi: la finezza della resa psicologica, di ogni personaggio e in primis dell’assassino; la precisione quasi scientifica nella costruzione e nello sviluppo del plot narrativo; l’assenza di compiacimento nella raffigurazione del macabro; lo sguardo d’artista nel cogliere ed evocare le suggestioni d’ambiente; l’impiego di un lessico non compiaciuto ma preciso e affilato e, perché no, di ritmo musicale.

Queste doti, Letizia Triches le possiede tutte, in grado elevato e fin dal suo romanzo d’esordio.

Vediamole più da vicino.

Alla terza indagine il suo commissario, Chantal Chiusano, ischitana di nascita e romana d’adozione, continua a tessere e restituire il ricco ordito del suo carattere, direi meglio della sua anima, con realismo materico e accattivante passionalità.

Ancora lacerata dalla perdita del marito (Omicidio a regola d’arte, Newton & Compton, 2021), mostra però i primi segni di un pieno ritorno alla vita: un gusto forse un po’ abbandonato per la buona tavola, qualche sigaretta di troppo, palpiti sempre più decisi all’indirizzo di un nuovo amore.

È vera, Chantal Chiusano, come donna e come inquirente. E possiede una qualità diversa da ogni altro commissario d’Italia, la capacità di leggere il delitto come fossa un’opera d’arte, unica ogni volta e quindi da studiare con sguardo privo di preconcetti. 

Pari verosimiglianza la Triches dedica a ogni altro carattere, femminile – e qui ne troviamo tanti, dalia moglie scultrice all’ambigua ex-amante, dalla socia rampante alla scaltra psichiatra già incontrata nel precedente romanzo – o maschile. 

Della trama, per chiare ragioni, non si deve dire molto più della sinossi.

Se non che la frequente scelta della Triches di riferirsi a epoche di un passato prossimo concorre ad ammantare di fascino e curiosità un intreccio peraltro già ricco sul piano del racconto crime. 

Nel caso di Delitti all’imbrunire, protagonisti sono i primi anni ’90 e l’entrata in vigore della Legge Ronchej che consentì la privatizzazione di alcuni servizi aggiuntivi negli istituti e nei luoghi di cultura, scatenando gli appetiti di molti imprenditori e in particolare delle due agenzie rivali del romanzo. 

Quanto alla raffinatezza con cui l’autrice glissa sui particolari macabri, pur senza trascurare una più che accurata ricostruzione della scena del delitto, basti pensare al palcoscenico del primo omicidio: l’ufficio di Umberto Villani, dove l’imprenditore è morto dissanguato dopo essere stato colpito con precisione chirurgica da un’arma affilata che gli ha reciso l’arteria femorale. 

Qui la Triches, anziché indulgere pur annotandolo sull’inevitabile bagno di sangue, sposta l’attenzione del lettore sulla sedia rovesciata di Villani:

Chantal aveva già registrato il dettaglio delle due sedie poste ai lati della scrivania.  Quella di Villani era riversa a terra, come se l’uomo si fosse alzato di botto rovesciandola. L’altra, invece, era ruotata di novanta gradi rispetto al piano della scrivania, pronta ad accogliere un eventuale visitatore. Una simile dinamica cosa poteva significare?.

La risposta del lettore all’ultima domanda mi pare inevitabile; un raffinato sguardo d’artista da parte dell’autrice.

Per quanto poi attiene alla capacità che ogni narratore dovrebbe possedere nel saper reggere e dipanare con chiarezza lo sviluppo della trama, anche qui la Triches si rivela abilissima.

Dissemina le pagine di continue svolte narrative intervallate da riflessioni profonde, acute osservazioni psicologiche, precise evocazioni ambientali che, ben lontane da allentare la tensione, la amplificano e ingenerano nel lettore la smania di saperne di più.

In Delitti all’imbrunire ha poi introdotto, come tessera alternativa, una seconda “soggettiva” di un altro personaggio, uno sguardo diverso che corre lungo le pagine ammiccando al lettore, o confondendolo ad arte.

Chiudo questo mio commento con le preziose pennellate d’ambiente dell’autrice: una Roma inconsueta, per nulla turistica a dispetto degli interessi nodali delle già citate agenzie rivali, spesso esclusiva e quasi appartata: l’Aventino, il Gianicolo, il quartiere Prati, Monteverde, il Testaccio.

Una città non di monumenti, ma quasi sempre di interni: l’appartamento lussuoso dell’erede di uno dei due imprenditori, un villino d’inizio XX secolo alle pendici della collina, un grandioso studio di scultura, una residenza di algida avanguardia.

Lusso ma anche degrado di una periferia disagiata.

I monumenti, quelli no, perché parlano una lingua già nota. 

A Letizia Triches interessano gli interni, i loro arredi, i colori perché raccontano la personalità dei proprietari, ben oltre i loro lineamenti o le parole pronunciate.

Non sanno nascondere le ferite dell’anima che, appunto, «nascono in un interno».

Che dire in chiusura?

Ce ne fossero di autrici come questa che ha saputo fondere con armonia professione e passione.

I suoi romanzi rispecchiano un amore per l’arte, che travalica i dati più epidermici: città d’arte come ambientazione esclusiva, il metodo d’indagine “artistico” di Chantal acquistato con la vicinanza del marito che era un valente pittore.

In Delitti all’imbrunire si aggiungono tra l’altro gli interessi delle due agenzie rivali tesi alla leadership dei servizi turistici, il fatto che la moglie della prima vittima è una scultrice, come peraltro il marito della psichiatra già incontrata a Napoli in passato.

Soprattutto però, a legare la lettura di un’opera d’arte all’indagine di un inquirente è la raccolta di indizi minuziosi che solo l’intuito riesce a intrecciare per poi decodificare in modo convincente il quadro d’insieme.

Editore: Newton & Compton
Pagine: 348
Anno pubblicazione: 2022

AUTORE

Letizia Triches è nata a Roma, dove vive e lavora. La sua formazione artistica l’ha vista allieva di Cesare Brandi all’Università di Roma La Sapienza, dove si è laureata in Lettere Moderne con specializzazione in Storia dell’arte.

Fino alla fine degli anni Novanta ha svolto la sua attività professionale in ambito storico-artistico, oltre a insegnare Storia dell’arte nell’istruzione superiore di secondo grado.

Ha curato cataloghi per importanti esposizioni di arte contemporanea, si è occupata del linguaggio visivo dei nuovi scenari dell’arte digitale.

 Docente e storica dell’arte e ha pubblicato numerosi saggi sulle riviste «Prometeo» e «Cahiers d’art».

Autrice di vari racconti e romanzi di genere giallo-noir, ha vinto la prima edizione del Premio Chiara, sezione inediti, ed è stata semifinalista al Premio Scerbanenco.

Con Newton Compton ha pubblicato Il giallo di Ponte Vecchio (2014), Quel brutto delitto di Campo de’ Fiori (2015), I delitti della laguna (2016) e Giallo all’ombra del vulcano (2018), che hanno tutti come protagonista il restauratore fiorentino Giuliano Neri; Delitto a Villa Fedora (2019), Omicidio a regola d’arte (2021) e Delitti all’imbrunire (2022), incentrati sulle indagini del commissario Chantal Chiusano. Sempre con Newton & Compton, ha partecipato con un racconto alle antologie Delitti di Capodanno (2014) e Sette delitti sotto la neve (2015); con Macchione all’antologia Racconti (2010) e con Fefé a quella Streghe d’Italia (2012). Con Pendragon ha pubblicato Verde napoletano (2008) e Giallo in Trastevere (2010). 

Delitti all’imbrunire di Letizia Triches
Concludendo
Finezza della resa psicologica, di ogni personaggio e in primis dell’assassino; precisione quasi scientifica nella costruzione e nello sviluppo del plot narrativo; assenza di compiacimento nella raffigurazione del macabro; sguardo d’artista nel cogliere ed evocare le suggestioni d’ambiente; impiego di un lessico non compiaciuto ma preciso e affilato e, perché no, musicale.
Pro
Un’eleganza, di stile e di contenuto, che rende peculiari e riconoscibili le opere dell’autrice nel panorama nazionale.
Contro
Nulla
4
Elegante
Ordina