Leo Giorda e il suo brillante esordio

Leo Giorda

Leo Giorda classe 1994 nasce e cresce a Roma. Si laurea in Beni culturali e si specializza in Storia dell’arte.

Scrivere è da sempre la sua passione

Viaggia molto per l’Italia e per l’Europa aggiustandosi con vari tipi d’impiego

Nel 2022 la Casa Editrice Ponte alle Grazie pubblica il suo primo romanzo, L’angelo custode, un giallo dal ritmo incalzante sullo sfondo di una Roma vitale e umanissima.

La passione per il cinema lo porta a ideare ed immaginare le pagine del suo romanzo, rendendo la lettura particolarmente immersiva.

Sopra tutti e tutto Woodstock, l’investigatore più improbabile e impenitente nella storia del giallo.

Leo Giorda crea un personaggio talmente sopra le righe e affascinante che è quasi impossibile non innamorarsene

queste le parole di Samantha – leggichetipassa – che ha recensito il libro per Thriller Life QUI.

Leo Giorda ha gentilmente risposto alle nostre domande

1. La prima e più pressante domanda è molto semplice. Quando uscirà il secondo capitolo con protagonisti Woodstock e Chiesa? Sono assolutamente in astinenza da questa coppia e non vedo l’ora di leggere il seguito. Ti aspettavi un affetto così immediato nei confronti dei tuoi personaggi da parte dei lettori?

Mi fa molto piacere che a voi e ad altri lettori stia piacendo.

Devo ammettere che ho sempre considerato i personaggi l’aspetto più interessante di questo libro e forse di questa serie.

Più del mistero, più dell’intrigo.

Avevo fiducia nei miei personaggi.

Il secondo episodio della serie è già completato nella sua prima bozza.

Aspetto notizie dalla casa editrice con le dite incrociate. 

2. Woodstock è sicuramente un personaggio sopra le righe. Incredibilmente riesce a dare il meglio di se in condizioni psicotiche alterate da droghe. E’ l’investigatore che non ti aspetti, ma che tutti vorremmo conoscere. Come nasce questo personaggio? Ti sei ispirato a qualche personaggio di fantasia per caratterizzarlo?

Ovviamente ha degli aspetti di Sherlock Holmes.

Forse anche qualcosa del Doc Sportello di Pyncheon.

Ma è, ancora di più, una versione romanzata di tanti romani.

Quei romani di sinistra che trasudano malinconia e ironia, alla Mastandrea o alla Daniele Silvestri. 

3. “In effetti Woodstock sembrava un classico frequentatore dei centri sociali. I capelli erano lunghi e mossi, raccolti in un codino, neri ma già con qualche ciocca bianca, così come il pizzetto che gli incorniciava la bocca.”
All’apparenza Woodstock è uno di quei personaggi che se lo incontrassimo per strada lo guarderemo dall’alto al basso e storceremmo il naso. Poi conoscendolo ci accorgiamo che è un uomo buono che si prodiga nell’aiutare gli altri e con un passato che lo ha segnato. Woodstock è un personaggio che si ama a prescindere dall’apparenza. Credi che andare oltre l’apparenza sia un punto di forza nella vita? E’ per questo che hai ritenuto che la sua dipendenza dalla droga fosse un valore aggiunto e non magari un aspetto che avrebbe potuto spaventare il lettore?

È sicuramente un punto di forza.

Devo dire che, forse sono io ad avere gusti strani, ma mi attrae molto di più un Woodstock che una persona che passa inosservata nella sua normalità.

Woodstock non è dipendente dalla droga.

Non è un tossico come si può immaginare.

Woodstock ha una predilezione per gli psichedelici.

Una categoria di sostanze di cui si conosce spaventosamente poco.

Tramite questo escamotage è stato possibile caratterizzare ulteriormente il personaggio e dare una ragion d’essere ai suoi “superpoteri”.

4. In contrapposizione a Woodstock abbiamo Chiesa; un rappresentante delle forze dell’ordine che lotta con tutte le sue forze per trovare la verità anche a costo di andare contro i poteri forti. Due opposti che si completano, con la stessa voglia di fare giustizia per gli altri. La dicotomia dei personaggi contrapposti ha il sapore dell’amarcord, delle vicende alla Don Camillo e Peppone, antesignani di una serie di eroi che costelleranno la galassia dei romanzi gialli e noir italiani. Ti sei ispirato a qualche coppia famosa per creare questo duo?

Ad essere onesto no. L’idea del duo di investigatori è alla base di tante delle mie preferenze letterarie e non solo.

Watson e Holmes, Hap e Leonard fino a Matthew McConaughey e Woody Harrelson in True Detective.

Senza dubbio Don Camillo e Peppone (un paragone perfetto) e i loro figli e nipoti sono probabilmente intrinsechi nella mia cultura e hanno giocato un ruolo importante nella nascita della coppia Chiesa-Woodstock. 

5. Fra i poteri forti con cui dovranno scontrarsi i nostri protagonisti abbiamo il Vaticano; un’entità che nell’immaginario collettivo dovrebbe avere potere solo sulla sfera religiosa, ma che invece ha la sua influenza anche in altri ambiti. Perché hai deciso di inserire il Vaticano, quello più politico e meno religioso, all’interno del suo romanzo?

Perché è una forza con cui l’Italia in generale e Roma in particolare hanno sempre a che fare.

Il personaggio del Cardinale non è cattivo in maniera caricaturale.

È solo un altro politico come esistono in ogni nazione.

Attento ai propri interessi e a quelli del proprio governo.

Inoltre è uno degli elementi misteriosi che circondano la capitale.

Una triade che affascina da sempre la Roma contemporanea: Vaticano, politica e malavita.

6. E poi c’è Roma, che fa da sfondo a questa storia. La Roma degli ultimi, quella degli spacciatori e dei quartieri degradati. Tu sei romano di nascita, che rapporto hai con la tua città? Perchè hai scelto proprio Roma, dopo aver comunque viaggiato e visto altre realtà? 

Prima di partire ho visto quello che avevo dato per scontato per più di vent’anni.

Roma è una città caotica, nervosa, incazzata.

Ma profondamente umana.

Scendendo di casa mi capitava di salutare almeno quattro, cinque persone girando per il quartiere. È una megalopoli con un cuore da paese.

Sapevo che ovunque andassi sarebbe stato parte di me.

7. Il tuo giallo è un’esordio di tutto rispetto e si è ritagliato il proprio spazio nel regno di Massimo Carlotto, Diego da Silva e Carlo Lucarelli, solo per citarne alcuni. Quanto è difficile affinare una propria voce, unica e riconoscibile, in un settore narrativo così ricco di titoli e autori autorevoli?

Intanto grazie.

Grazie per i complimenti e per gli autorevoli accostamenti.

Forse non sono la persona adatta a cui porre questa domanda.

Devo essere una delle persone più fortunate nell’industria.

Il mio stile, se così lo si può chiamare, è nato da se, senza che me ne accorgessi.

Nasce molto dalla mia passione per il cinema.

Nello scrivere il libro ho immaginato le scene come se stessi guardando un film e ho cercato di riprodurlo in forma narattiva.

8. Se dovessi indicare tre parole che ti rappresentano, quali sceglieresti?

Te ne do tre negative e tre positive, per mantenere l’equilibrio.

Nevrotico, ossessivo, permaloso.

Eclettico, appassionato, onesto.

9. Se dovessi scegliere tre cose di cui non potresti mai fare a meno, ovviamente escludendo la scrittura, quali sarebbero?

Anche qui tre sono troppo limitanti.

Te ne dico tre “alte”: l’amore, l’amicizia, l’introspezione.

E tre “basse”: la musica (banale ma necessaria), il mare e i vizi (questa un po’ più alla Oscar Wilde).

10. Prima di salutarci quale messaggio o augurio ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori?

Continuate a leggere.

Non solo l’Angelo custode.

Non solo gialli.

Non solo libri.

E se vi viene lo schiribizzo di scrivere, scrivete.

Anche solo per voi stessi, potreste scoprire un piacere nuovo e entusiasmante.

Thriller Life ringrazia Leo Giorda per la disponibilità

a cura di Samantha _leggichetipassa e Patty Pici