
Mauro Valentini giornalista, blogger e scrittore romano, vive da anni a Pomezia.
Curatore della collana Dentro le Storie per Armando editore collabora con diverse testate giornalistiche occupandosi principalmente di cronaca nera e cinema.
Mauro Valentini pubblica vari libri d’inchiesta e con Marta Russo – Il Mistero della Sapienza vince il Premio letterario Costa d’Amalfi nel 2017.
Seguono 40 passi e Cianuro a San Lorenzo, libri che hanno analizzato i misteri insoluti di crimini avvenuti a Roma, contribuendo a riaccenderne l’interesse mediatico e investigativo.

Mauro Valentini è relatore di diversi convegni sul tema della violenza di genere e nel territorio dove vive è riferimento culturale per iniziative culturali e letterarie.
Nel 2020 con Armando Editore è stato tra i primi dieci libri più venduti in Italia con Mio figlio Marco – La verità sul caso Vannini scritto con Marina Conte.
Cesare è il suo secondo romanzo, dopo Lo chiamavano Tyson.
Vincitore del recente Premio della Giuria online del Festival di letteratura gialla e noir, Giallo al Centro.
Una storia toccante dal pathos crescente, dalla quale è impossibile staccarsi prima di essere arrivati alla fine, che sorprende e commuove.
Queste le parole di Claudia Pieri, che ha letto e recensito Cesare per Thriller Life QUI
Mauro Valentini ha gentilmente risposto alle nostre domande.
- Cesare è un uomo solo e disperato che nel bilancio della propria esistenza sente di aver fallito in ogni ambito, sia personale che professionale, e nel cercare una spiegazione al suo malessere esistenziale rivolge la sua attenzione, rabbiosa e vendicativa, nei confronti di qualcuno che ritiene essere l’unico responsabile dei suoi fallimenti.
Sembra quasi che tu abbia avuto modo d’incontrarlo.
C’è stato un momento in cui Cesare si è presentato a te e ti ha creato l’esigenza di raccontare la sua storia?
Uno come Cesare lo abbiamo incontrato tutti.
Ed è un pochino ognuno di noi. Perché penso che ognuno di noi, certamente senza arrivare alle decisioni che lui prenderà poi nel romanzo, ha avuto nel percorso della vita un evento, un dolore o semplicemente una scelta di vita che, potendo tornare indietro, cercherebbe di modificare e di cambiare.
Cesare si illude di poter riscattare il suo male di vivere vendicandosi di qualcosa e di qualcuno che aveva quasi perso nella memoria ma che poi, complice un incontro fortuito, ritrova di colpo.
La vendetta è un elemento che mi ha sempre affascinato narrativamente, e credo che sia uno degli elementi del Thriller e del Noir più efficaci.
2. Tu che scrivi anche di cinema, raccontando la storia di Cesare gli hai dato un volto? E se fosse un attore conosciuto , chi sarebbe?
Mi auguro diventi un film.
Credo che Cesare lo meriterebbe, anche per l’universalità della sua storia umana.
Chi potrebbe essere? Sai, essendo un ex calciatore, sarebbe bello fosse proprio un ex sportivo.
Non un attore ma uno che magari ha avuto lo stesso percorso di vita.
Penso infatti che solo chi ha toccato per un attimo il cielo con un dito, per poi esser scaraventato nell’anonimato da un infortunio, possa capire come ci si senta.
Se dovessi scegliere un ex calciatore direi Bruno Giordano, che conosce la sofferenza nello sport e nella vita come Cesare.
Se mi chiedi invece di scegliere un attore sceglierei Elio Germano.
3. “Sembrava racchiudersi dentro quelle pagine con quel cazzo di pagliaccio in copertina tutta l’essenza della sua esistenza: iniziata ogni volta daccapo senza mai portare a termine nulla”
IT di Stephen King, lettura che Cesare non riesce a completare, è un romanzo dalle mille sfaccettature esistenziali.
Perché hai scelto proprio questo titolo per tratteggiare l’incompiutezza e la fallibilità del tuo personaggio?
Perché quel romanzo del Maestro di tutti quelli che cercano di scrivere libri come i miei, che sembra non finire mai, tanto è lungo e complesso, era per me, che non sono mai riuscito a finirlo, la metafora perfetta del percorso di vita di molti.
4. “… Cesare si era di colpo reso conto di quanto quell’uomo somigliasse a lui. Fisicamente, nel destino, nella solitudine e nella disarmante mancanza di risposte di fronte alle mareggiate della vita.”
Durante la lettura assistiamo ad una evoluzione del personaggio.
Da negativo e disturbante, oltre che disturbato, acquista una dimensione più umana, con una sua morale ed iniziano ad emergere anche le sue fragilità, processo emotivo che suscita nel lettore un impeto empatico.
È stata un’evoluzione già prevista oppure è stato il personaggio che ha preteso i suoi spazi e ha fatto sentire la propria voce nel corso della stesura del testo?
Bellissima domanda che mi mette in un certo qual modo davanti alla responsabilità dello scrivere.
Hai colto nel segno: Cesare è cambiato in corso di scrittura, un cambio intimo e interiore che credo tutti quelli che non sono dei criminali ma che commettono in un impeto di disperazione un crimine, hanno nella realtà.
Cesare si specchia con la sua vittima predestinata.
E comprende che tutti siamo vittime del destino e delle avversità.
E che una Smith & Wesson non può risolvere… Forse…
5. “da un padre non puoi fuggire, puoi solo ritardare il ritorno, il ricongiungimento”
Questa frase sintetizza il rapporto tra Pietro e Cesare, convinta e convincente.
Un rapporto così forte ed indissolubile tra padre e figlio, è qualcosa che hai potuto “toccare con mano” durante il tuo lavoro di inchiesta ? Penso soprattutto a Marco Vannini
Non ho pensato a Valerio, il papà di Marco.
No, lui aveva un rapporto specchiato e meraviglioso con suo figlio.
Ma esser padre di un figlio adolescente è una missione quasi impossibile spesso.
E Cesare vede crollare piano piano quel castello di carta reale e simbolico che con suo figlio aveva faticosamente costruito negli anni.
Forse hai ragione: Questo è un romanzo da padre in figlio.
6. Dai libri di cronaca vera ai romanzi con personaggi di fantasia, quando hai deciso di fare questo salto e perché. C’è stato un momento o un avvenimento in particolare che ha determinato questo cambiamento ?
Il salto non è certamente definitivo, ma dopo l’esperienza della narrazione insieme alla sorella di Mirella Gregori e poi con i genitori di Marco Vannini, avevo deciso che narrare storie di fantasia fosse necessario.
Eppure la cronaca o il taglio investigativo che evidentemente è mia involontaria quasi cifra stilistica hanno fatto capolino, perché in tutti e due i miei noir, sia il primo, Lo chiamavano Tyson, che quest’ultimo, Cesare, hanno al loro interno una ricerca della verità e si circondano, nella fantasia, di fatti realmente accaduti.
7. Cesare è un ex calciatore; è innegabile che negli anni l’impatto commerciale e le speculazioni del mercato del calcio abbiano cambiato molto la percezione dei tifosi nei confronti di questo sport.
Qual è il rapporto di Mauro Valentini con questi moderni gladiatori e cosa pensi del calcio moderno ?
Ho 56 anni. Ho vissuto da tifoso e da appassionato gli anni più epici e leggendari del calcio.
Cesare Colasanti è un giovane calciatore del Cesena negli anni ‘80.
Anni quelli in cui i calciatori avevano con il pubblico un rapporto molto più diretto e poterci parlare era semplicissimo.
Credo che questo “divismo” quasi da stelle dello spettacolo nuoccia a loro e allo sport.
Prevedo un ritorno però ad un calcio più a misura di spettatore e non di spettacolo.
8. Se dovessi indicare tre parole che ti rappresentano, quali sceglieresti?
Semplicememente: Un artigiano delle parole.
Mi riconoscono una capacità di narrazione genuina e diretta, cinematografica appunto, ed è per me che vivo di Cinema è un complimento bellissimo.
Ma io mi sento un artigiano. Che si impegna e lavora tanto anche sui dettagli per far passare qualche ora piacevole a chi mi fa il regalo di leggermi.
9. Se dovessi scegliere tre cose di cui non potresti mai fare a meno, ovviamente escludendo la scrittura, quali sarebbero?
Cinema. Calcio. Libri.
Le tre cose più emozionanti tra le cose non vitali della vita, che sono l’amore: la salute, la dignità del lavoro.
10. Prima di salutarci quale messaggio o augurio ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori?
Più che un augurio è un invito: quello a cercare nelle profondità degli scaffali delle librerie e non solo nella vetrina.
Perché in questo percorso di scrittura Noir ho incontrato, letto e scoperto tantissimi autori meravigliosi, lontani dai riflettori dell’editoria che conta, ma con così tanto talento e con così tanta passione da commuovermi.
Leggere è un’arte, quasi più dello scrivere.
Thriller Life ringrazia Mauro Valentini per la disponibilità
a cura di Claudia Pieri e Patty Pici