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Fake accounts di Lauren Oyler

«La gente crede a tutto, soprattutto se è un pochino incredibile.»

New York. Una giovane donna con opinioni molto decise sulla Rete, di cui pure fa uso nella vita privata e su cui si fonda il suo mestiere, sbircia il cellulare del suo ragazzo, Felix, e scopre che è un celebre complottista anonimo.

Questo spiega in parte il suo distacco e la sua elusività, ed è quasi un sollievo, perché le offre una buona ragione per lasciarlo, come già stava pensando di fare.

Ma poi un incidente fa precipitare la situazione, e la protagonista di questa storia decide di lasciare New York e tornare a Berlino, dove lei e Felix si sono conosciuti.

Qui si immerge in un mondo di expat, che come lei sembrano dotati di identità evanescenti e si guardano bene dal mettere radici, tutti sospesi in una sorta di acquario, in attesa di non meglio precisate certezze.

Chiaro che di gente così non ci si può fidare, come del resto di Felix.

E di lei ci possiamo fidare, noi che leggiamo la sua storia e ascoltiamo divertiti e sconcertati la sua versione dei fatti?

Mentre scandaglia le app di incontri alla ricerca di distrazioni, la nostra protagonista scoprirà che non tutto è come sembra, anzi, tutto è come non sembra.

Un ritratto lucido e sarcastico del nostro mondo, in bilico tra la realtà e il racconto che ne facciamo, i fatti e la loro messa in scena accuratamente orchestrata perché appaia attraente a chi la guarda attraverso uno schermo.

RECENSIONE

In questo romanzo d’esordio, provocatorio e sovversivo, che esamina i social media, il sesso, il femminismo e la narrativa, le promesse infrante e le bugie che aiutano, una donna (una protagonista che si presenta come la voce narrante dell’opera senza tuttavia dichiarare il suo nome), sullo sfondo di un vortice post-elettorale, scopre che Felix, il suo fidanzato, è un anonimo teorico della cospirazione online e per di più molto popolare.

Tutto avviene durante la vigilia dell’inaugurazione di Donald Trump; la donna, quasi per caso, si ritrova il telefono dell’uomo tra le mani e non può fare a meno di dare una piccola sbirciatina, ignara della scoperta sorprendente e sconcertante che l’attende.

Seppur destabilizzante, la notizia non produce sulla donna l’effetto immaginato.

A sua volta complotta per porre fine alla loro relazione già in crisi da tempo e quasi esplosa durante un viaggio alla “Marcia delle Donne” a Washington.

Tuttavia questo è solo il primo di una serie di bizzarri colpi di scena che smascherano un mondo le cui verità sono modellate dalle bugie online.

Ciò che accade successivamente non le consente più di aver motivo per rimanere a New York e, sempre più alienata dai suoi amici e colleghi, la nostra narratrice senza nome fugge a Berlino, intraprendendo i suoi cicli di manipolazione negli spazi ingannevoli della sua vita quotidiana, dalle app di appuntamenti agli incontri occasionali, senza mai rivelare il suo vero nome e giocando con differenti identità

La donna comincia a pensare di non potersi fidare di nessuno. Anzi, ne è certa.

E il lettore? Può fidarsi di lei? E’ certo di poter seguirla in questa sua folle marcia manipolativa?
Narrato con seducente sicurezza e arguzia sovversiva, “Fake Accounts sfida il modo in cui avvengono le conversazioni attuali su sé stessi e la comunità virtuale, le delusioni e le false speranze, la finzione e la realtà che si svolgono nell’era di Internet, andando a esplorare l’influenza dei social media e la loro potenza plasmatrice.

Più semplicemente, l’autrice, rafforza ciò che ognuno di noi già conosce ma talvolta predilige crogiolarsi nell’illusione di credere nel beneficio del dubbio: non tutto ciò che si legge on-line è reale e le informazioni false viaggiano in maniera così esponenziale da essere spesso scambiate per verità.

L’epilogo è piuttosto inconsistente e, leggendo qualche nota informativa inerente la vita dell’autrice, viene spontaneo chiedersi quanto di lei sia presente in queste pagine.

Un romanzo carico di autofiction?

Di certo Lauren Oyler ha completato la sua formazione alla Yale University; è una nota critica letteraria, saggista, blogger e divide il suo tempo tra New York e Berlino.

Molti elementi combaciano con ciò che possiamo conoscere della narratrice sconosciuta, dunque è impossibile escluderlo.

Traduzione: Marta Barone
Editore: Bompiani
Pagine: 318
Anno pubblicazione: 2022

AUTORE

Lauren Oyler è nata e cresciuta in West Virginia. Vive a Berlino e scrive per il New Yorker, la London Review of Books, il New York Times Magazine, Harper’s Magazine, Bookforum e altre riviste. Fake Accounts è il suo primo romanzo ed è stato selezionato come Miglior libro dell’anno da Washington Post ed Esquire.

Fake accounts di Lauren Oyler
Concludendo
“Fake Accounts” è un romanzo interessante sui social media, sulla propria identità e sul labile confine tra ciò che è sostanza e ciò che vuole apparire. Tuttavia pecca di alcune debolezze, a partire da una vicenda che pare spezzata in tre parti, dove il corpo centrale, che è quello che in fin dei conti dovrebbe sostenere la struttura, tende a incrinarsi, piegando il tutto rovinosamente. La scelta di portare in scena una protagonista “misteriosa” si rivela dal principio un clamoroso errore, in quanto la velata autofiction è estremamente evidente e non viene dato spazio alla creazione di un personaggio empatico e costruttivo. Resta una piacevole idea di base con un’ottima premessa ma decisamente sfumata.
Pro
Un romanzo che vuol puntare i riflettori sulla cultura di internet, mettendo in luce tutte le ombre possibili e strizzando l’occhio a una velata critica politico-economico-sociale dell’America contemporanea.
Contro
La “misteriosa” protagonista, nonché narratrice del romanzo, risulta un personaggio piuttosto debole e con uno scarso livello empatico, privo di ogni crescita personale e opinabile nelle sue azioni spesso imperscrutabili.
La trama centrale risulta piuttosto debole, andando a spegnere l’originalità della proposta iniziale, cadendo con un finale banale e improbabile, seppur non prevedibile.
La lettura si presenta in maniera fluida, come un dialogo colloquiale tra la narratrice e il lettore, tuttavia non sempre ciò che ha da raccontare risulta così interessante.
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