
Sonia Sacrato è nata e vive a Padova, ma da sempre si definisce Torino-dipendente. Appassionata di storia e di musica, ama spesso intrecciarle alle trame in cui talvolta riporta in vita storie dimenticate. Ha pubblicato diversi racconti in antologie e riviste online. “Governante” full-time dei Kiss, tre gattoni nati per delinquere, ma anche fonte costante di ispirazione, nel tempo libero viaggia spesso in compagnia di una coccinella di peluche che le fa da travelblogger.
Dopo aver pubblicato i suoi racconti in alcune raccolte e le prime esperienze editoriali, esordisce nel 2021 con La mossa del gatto, per i tipi di Newton Compton.
Le avventure di Cloe e Pablo incontrano l’immediato favore del pubblico e nel 2022 arriva il seguito, L’istinto del gatto, di cui trovate QUI la recensione, sempre per Newton Compton Editore.
Nel 2021 fonda la sua agenzia di servizi letterari, Virgole Anarchiche, con lo stesso nome del Blog che cura da tempo. Pubblica i suoi racconti su Repubblica e prepara il ritorno della sua protagonista, Cloe.
Sonia Sacrato ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande.
01. Partiamo con la domanda più banale di tutte, quella che ti avranno fatto un milione di volte: L’amore per i biker boots, Pablo, il piglio autoironico. quanto c’è di Sonia, in Cloe?
Rido! C’è molto, lo ammetto. Quasi tutto a dire il vero, escludo solo la sua capacità di essere così inconsapevolmente seduttiva…
02. Adesso la domanda più difficile di tutte, sempre: perché scrivi?
Perché è il mio mondo, è il mezzo in cui riesco a esprimere me stessa, come ho detto qualche giorno fa a Torino, posso immaginare serenamente la mia vita senza pubblicare, ma non senza scrivere.
03. La mossa del gatto era profondamente legato al territorio, alle radici, addirittura ad un cold case. In tutto il libro l’atmosfera restava intimista, familiare e la sensazione, leggendo, è che si trattasse in parte anche di una comfort zone utile a superare una sorta di timidezza autoriale. Che ne pensi?
Ma sai, il mio sentire finisce molto in quello che scrivo.
La mossa del gatto nasce che ho quasi 40 anni, volente o meno è un traguardo che ti porta a pensare a chi sei e a fare in conti anche con una parte del proprio passato scomoda.
Per certi versi quello che ha vissuto Cloe è autobiografico… oddio, mia nonna non ha ucciso nessuno, che io sappia, ma non è stata una di quelle nonne da carezze, latte e biscotti.
Scriverne oltre a darmi modo di parlare della realtà di un piccolo paese di montagna, in qualche modo è stato terapeutico.
04. Cloe non è una poliziotta e coinvolgerla in una nuova indagine non era semplice. Per L’istinto del gatto hai dovuto trovare il modo cambiando ambientazione, cercando la grande città ma modificando anche anche ritmo, respiro e struttura. Un lavoro notevole che evidenzia una crescita: quanto sono importanti secondo te lo studio e il confronto per uno scrittore?
Non sono importanti, per me sono fondamentali.
I retroscena de L’istinto del gatto sono tanti: dalle verifiche sul posto per l’ambientazione (ti faccio sorridere: alcuni torinesi non ricordavano le panchine di via Lagrange), l’approfondimento sulla tragedia del cinema Statuto e trovare il modo di raccontarla con più delicatezza possibile, ma potrei dirti anche le procedure di Ferraris e l’amministrazione di un cantiere… per dirne alcuni.
E quando non sapevo qualcosa chiedevo a chi di competenza, ho ancora tutti i messaggi mandati a un violinista anche solo per farmi spiegare come si usa la pece greca.
05. Nei tuoi libri si nota una mano femminile, sia per certi temi romantici alla Bridget Jones ma, soprattutto, per la concretezza e la freschezza con cui affronti anche momenti più noir. Cloe è la rivincita dei comprimari, di chi non ha manie di protagonismo. Secondo te la narrativa Crime si prende un po’ troppo sul serio?
Sono più propensa a pensare che sono io a non prendermi mai troppo sul serio… cerco di raccontare una storia, anche con sfondo Crime, che però tenga conto però di tutte le sfumature della vita.
Il vicequestore Ferraris è serio quando il momento lo richiede, sa farsi quattro risate o giocare con i colleghi, è malinconico se pensa a sua figlia, insomma, anche lui è una persona a 360°.
La figura del bello, tenebroso e tormentato mi ha un po’ stancata.
06. Leggendo L’istinto del gatto, complice se vuoi l’ambientazione, mi sono tornati alla mente gli amati gialli di Fruttero e Lucentini, forse soprattutto per uno sguardo realista, intimo, normalizzante sulla vita della piccolissima borghesia e del proletariato che costituiscono la maggioranza, ossia la realtà, del Paese. Solo una mia suggestione o un omaggio, magari inconscio, a capolavori come “A che punto è la notte”?
È un complimento immenso che fai a me, anche se non sono sicura di meritarmelo.
Se lo vedi come un omaggio è certamente inconscio perché nella mia testa sono così innarrivabili che il timore reverenziale mi impedisce anche solo di valutare l’ipotesi di un accostamento.
Ho solo raccontato la “mia” Torino, ossia come la vivo e la amo da molti anni.
07. Il ragioniere travestito in privato, l’aspirante giornalista cinefilo sono lo specchio di una normalità che nel noir non è sempre rappresentata e anche Cloe non ostenta vezzi da bella e dannata e nemmeno una superiorità morale da commissario tutto di un pezzo. Perché questa scelta?
Per gli stessi motivi per cui Ferraris è un vicequestore preparato e preciso, e poi perde accendini in ogni dove. Mi rifaccio, per certe caratteristiche, anche a persone che conosco o che incontro. Quando mi dicono che i personaggi sono così reali che pare di conoscerli, credo dipenda proprio dal fatto che hanno luci, ombre, si svegliano con l’alito da topo morto come tutti, e la perfezione non sanno nemmeno dove stia di casa.
Perché questa scelta… sai che non saprei risponderti? Non è stata una scelta studiata a tavolino, mi è semplicemente venuta così.
08. L’istinto del gatto è anche occasione di infinite citazioni tra musica e film, regalaci la tua personale Top Ten!
Uh! Tra l’uno e l’altro mi si scatena l’imbarazzo della scelta. Ti rispondo un po’ come farebbe Cloe, con un pot pourri i primi che mi vengono in mente…
Ezio Bosso, Eric Clapton, De Gregori, Fossati, Dire Straits, Harry ti presento Sally, Ladyhawk, Insonnia d’amore, De André, i Coldplay, Peter Gabriel, ma ce ne sarebbero ancora…
09. Alla fine di questa chiacchierata credo sia arrivato il momento di tranquillizzare i nostri lettori e confermarci che hai trovato altri spunti narrativi per coinvolgere Cloe in nuove indagini, è così?
Oh sì. Cloe e Pablo sono già al lavoro.
10. Se dovessi indicare tre parole che ti rappresentano, quali sceglieresti?
“Un – gran – casino” son tre, giusto? Scherzi a parte: sono semplice, complicata e contraddittoria…
11. Se dovessi scegliere tre cose di cui non potresti mai fare a meno, ovviamente escludendo la scrittura, quali sarebbero?
Escludendo anche i gatti, che non sono cose, ti direi: la musica, i libri… e il caffè.
12. Prima di salutarci quale messaggio o augurio ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori?
Vorrei augurare a tutti di non perdere mai la voglia di lasciarsi stupire. Grazie per l’ospitalità, il vostro tempo e le bellissime domande.
Thriller Life ringrazia Sonia Sacrato per la gentilezza
a cura di Giovanni Jonvalli