Maurizio De Giovanni ci racconta il suo Caminito

Maurizio De Giovanni

Maurizio De Giovanni è tornato e con lui il Commissario Ricciardi.

Felice e pronto a trasmetterci tutta la gioia di esserci !

Nel luglio di quest’anno un infarto ha messo tutto in discussione e la paura di non farcela ha lasciato una profonda impronta emotiva in Maurizio.

"Batte. Batte ancora. Non che abbia mai smesso, naturalmente. Diciamo che a un certo punto s'è inventato una storia...

Profondamente legato ai suoi fedelissimi lettori, De Giovanni ha dedicato parole intense a questa esperienza dolorosa e le ha donate al suo pubblico attraverso un post diventato virale in brevissimo tempo.

Scrittore, drammaturgo, sceneggiatore, De Giovanni è un uomo che si ciba d’idee, di condivisione, di strette di mano e buone emozioni.

Lo incontriamo Online, la sera del 30 Novembre, invitati da Einaudi, in una conversazione fiume sul suo ultimo libro. Caminito. Un Aprile del Commissario Ricciardi.

 Pensavo di non scrivere neanche più!
 La malinconia che ho avuto quando ho avuto l’infarto era proprio legato alla possibilità di non fare più questi incontri. 
Tutta la scrittura di questo romanzo e tutta la preparazione è stata basata sul sospetto di non farcela. 
 Le ricerche erano già state avviate da mesi per quello che volevo scrivere. Le mie modalità di scrittura sono faticosissime dal punto di vista fisico. La mia scrittura è furiosa, rapida, non controllata ed è faticoso.  Scrivo in poco tempo. Non è particolarmente coltivata, ma sentita. Pensavo di non farcela e il libro ne risente di questo mio diverso coinvolgimento. 
Sono felice di parlare con voi.
Maurizio de Giovanni - Caminito.

Questo diverso coinvolgimento ci arriva potente e risuona forte in tutte le pagine di Caminito. Un Aprile del Commissario Ricciardi.

Maurizio De Giovanni ci racconta un Ricciardi nuovo, diverso; disegnato da una penna che ha assorbito dalla vita nuove sfumature.

” tutto può cambiare in un momento, tutto può succedere”

Questo il Leitmotiv che sostiene un narrato diventato più rotondo, pieno e ricco di tutte quelle dissonanze che l’esistenza ci riserva.

Cinque anni dopo, sia su scala oggettiva che su scala soggettiva, le cose cambiano in modo sostanziale. Ho cercato di rappresentare Ricciardi con un dolore consolidato. Ricciardi ora ha paura per se stesso, perché è padre

Finito il ciclo dell’educazione sentimentale di Ricciardi, nei precedenti dodici romanzi, ora racconto un altro uomo, racconto un padre, un uomo duro che si deve aprire, perché deve chiedere aiuto.

Sono ansioso di conoscerlo, perché è un uomo nuovo con una ferita nuova, che devo incontrare.

La potenza di Caminito sta in un’alchimia speciale creata da una folla di personaggi che danza un tango struggente, metafora delle contrapposizioni nette che la vita, soprattutto in quegli anni, pone loro davanti.

Maurizio de Giovanni

Un romanzo ricco di poesia e amore, che sfugge ogni etichetta di genere e si presenta al lettore in tutta la sua policromia emotiva.

Si può scrivere un romanzo nero senza perdere la poesia, si può scrivere un romanzo nero con tanto di delitto e di scoperta dell’assassino, senza rinunciare all’amore che ci può essere in una narrazione.

E l’amore per la scrittura trova la sede ideale in questo romanzo, in cui un sentimento nuovo si fa sostanza palpabile.

Parlando da lettore… comincio a dividere i libri scritti con passione e quelli scritti senza

 Siamo diventati evoluti, abituati alle storie che sappiamo distinguere immediatamente il livello di coinvolgimento dell’autore

Abbiamo molte cose scritte con la testa…sempre di più… costruite bene, anche benissimo, ma costruite.

Abbiamo troppi architetti degli Anni Trenta e pochi Gaudì.

Credo che serva un po’ d’imperfezione coinvolta, appassionata. 

Io ho riso e mi sono commosso scrivendo questo romanzo.

Ha riso tanto Maurizio de Giovanni immaginando Bambinella nelle vesti di OLIVIA DE HAVILLAND, così come si è commosso descrivendo i moti interiori di Maione.

Personaggi vivi, che da qualche parte esistono e gli autori sono solo proprietari di una finestra da cui li possono guardare e raccontare a quelli che stanno fuori quello che succede dentro, ma non muoverli come fili di un burattinaio, perché i personaggi sono vivi e hanno la dignità della loro vita. Non è giusto trattare i personaggi come se fossero gestibili, non è vero! perché se li gestisci i personaggi diventano attori, il libro una fiction, ma il lettore non è uno spettatore di una fiction, il lettore va dentro il libro.

Questi personaggi spiccano tra le righe e si fanno presenze concrete, persone a cui pensiamo con confidenza e temiamo anche per le loro sorti.

Caminito è ambientato nell‘Aprile del 1939 e striscia prepotente tra le strade e nei pensieri l’impatto quotidiano delle leggi razziali, dell’attività dei delatori, delle nuove regole sociali.

La precarietà del 1939, dopo le leggi razziali, dopo l’invasione dell’Albania, l’entrata delle truppe italiane a Tirana, dopo la conquista dell’Africa Nord orientale, delle sanzioni internazionali era fortissima.

L’attualità di quel periodo è inquietante.

La Germania era nelle stesse situazioni della Russia di oggi, con delle forti mire e con la comunità internazionale che le si stava stringendo contro.

Raccontare la precarietà di quel periodo e anche la forte volontà di andare avanti, l’orgoglio nazionale, era doveroso.

Tra tutti i personaggi che dovranno cambiare, plasmarsi per sopravvivere in questa nuova realtà, il mio pensiero è andato a Bambinella e a tutta la comunità di femminielli che dovrà inventarsi un travestimento più che mai camaleontico per evitare le spire del fascismo.

Quella comunità stretta in se e protetta dai vicoli, con una coesione straordinaria – che meriterebbe un romanzo a parte – passò assolutamente indenne attraverso il fascismo.

Erano soggetti amatissimi e protetti dalla comunità dei Quartieri spagnoli.

Andarono tutti a vivere in un solo posto, dove stanno tutt’ora.

Una piccola meraviglia sociale! queste persone sono passate attraverso quell’epoca, in cui c’erano deportazioni, delazioni e il confino.

Questa comunità mantenne la propria integrazione in un modo di spie e se la cavò.

Immagino che Bambinella avesse una protezione speciale.

Approfittarono di questa zona franca e aiutarono la gente portando da mangiare, soprattutto ai bambini.

Maurizio de Giovanni ci confida che Caminito. Un Aprile per il Commissario Ricciardi è il primo di una serie di tre romanzi che avranno un filo conduttore: la musica.

Non una musica qualsiasi, ma quella musica che racchiude in se l’universo Ricciardi.

La tristezza mista alla gioia, la vita e la morte; la dicotomia dell’esistenza che balla sulle note di una canzone.

Tre romanzi che attraversano il 1939 e 1940 basati sulla musica argentina

Caminito che è un tango particolarissimo, perché musica e testo vengono creati a tre anni di differenza

Perfidia un bolero suonato come un tango

Volver che significa tornare e affronterà il tema del ritorno

C’è ancora molto da raccontare e ora sappiamo che Ricciardi non lascerà in pace il nostro Maurizio de Giovanni fino a che l’ultima parola non verrà scritta.

E noi lettori ringraziamo.

Thriller Life ha recensito Caminito. Un Aprile per il Commissario Ricciardi QUI