
La misteriosa scomparsa del dottor Mühe
Berlino, 1932. Sono gli ultimi giorni della Repubblica di Weimar quando lo stimato dottor Erich Mühe, dopo una discussione con la moglie, scompare senza lasciare traccia.
La sua auto viene ritrovata vicino a un lago con i finestrini abbassati e la chiave ancora nel cruscotto…
Il mistero si infittisce quando la squadra investigativa scopre che, dietro la facciata rispettabile, il medico nasconde una losca doppia vita, le cui trame conducono fino a Barcellona.
RECENSIONE
Il primo approccio con questo testo è stato difficile ma solo a causa della mia difficoltà nel leggere i nomi di strade e piazze, e nomi di persona, in tedesco.
Sono sicura che è un problema mio e di pochi, ma questo mi ha fatta inciampare un po’ tra le righe. Per il resto è una lettura semplice e scorrevole, dalla prima all’ultima pagina.
I nomi dei personaggi principali e di quelli intervistati sono ben distinti e distinguibili per cui non si fa certo confusione.
Molte indagini iniziano a delitto compiuto, quasi in medias res: c’è stato un delitto e bisogna indagare, fare ricerche.
In questo caso l’autore fa qualcosa di diverso dal narrare la storia partendo da una situazione di vita normale in cui ci presenta la scena, l’autore ci presenta il personaggio attraverso le sue abitudini, il suo lavoro; lo status sociale della sua famiglia mostrandoci dove vive, e accenna ai suoi interessi.
Tuttavia ci lascia qualcosa ancora da scoprire e l’indagine comincia con il ritrovamento dell’auto dell’uomo scomparso; in seguito fa sparire anche la vettura.
Una scelta che ho apprezzato questa, di lasciarci con tantissime domande e un commissario alle prese con un caso davvero difficile.
La ricostruzione dei fatti è interessante: avviene attraverso gli interrogatori o i colloqui con i vari testimoni o conoscenti del dottor Muhe.
Alcuni mentono, ma chi?
Parliamo di un giallo – La misteriosa scomparsa del dottor Mühe – ambientato nella Germania degli anni trenta e abbiamo tanto bisogno di conoscere i personaggi, i loro modi e i loro toni, per figurarci persone di un’altra epoca, alcune nate alla fine del 1800 e che durante la scalata al potere del partito nazionalsocialista hanno trent’anni, o anche di più.
Gli accenni storici sono infatti molto interessanti, e anche pertinenti. Si riferiscono a un periodo dolente per la Germania; più tardi lo sarebbe diventato per tutta l’Europa, Italia inclusa.
Novembre del 1932, il partito di Hitler prende solo il 33% dei voti, ma il 33% non è poco e i tedeschi che non hanno votato i nazionalsocialisti cominciano a preoccuparsi.
Intanto sono passati quattro mesi dalla scomparsa di Muhe e le indagini non si sono mosse un granché. Le piste si raffreddano; un colpo di scena fa ben sperare e invece…
Possiamo dire di rimanere completamente concentrati sullo svolgimento della storia; l’autore riesce nel suo intento senza dubbio.
I capitoli sono suddivisi e i protagonisti di questi sono i vari personaggi che vengono interrogati, oltre al commissario Keller e l’assistente Schneider.
Un modo molto carino di ricostruire la storia di un uomo scomparso.
Keller è pacato, con pochi tratti distintivi ed è mite; ama fare battute che poi non risultano così d’effetto, ma anche questo tratto non è calcato.
Forse non ci si lega a lui, come può invece accadere a una figura più iconica come, ad esempio, un Poirot o un personaggio con dei tic, ma calza comunque a pennello nel contesto senza stonare.
L’autore ha dedicato molto più tempo alla caratterizzazione dei testimoni e questo definisce molto bene le scene e il tipo di storia narrata.
Se immaginiamo un teatro, i riflettori si spengono presto sul medico scomparso per poi riaccendersi sui suoi conoscenti; chi svolge le ricerche è in primo piano ma, allo stesso tempo, anche in sottofondo.
Tornando a parlare del commissario Keller, nel pieno del terzo Reich, acquista tutta la mia stima quando è costretto ad affrontare un nazionalsocialista, suo superiore.
Fare un passo nel passato, in quel preciso periodo, fa venire la pelle d’oca.
L’autore ne parla con la naturalezza di chi vive ancora a quel tempo, nel 1935, e non sa ancora che il peggio dove ancora arrivare.
È per questo che il testo – La misteriosa scomparsa del Dottor Mühe – ha un peso che non è specifico ma è il sottofondo di ciò che noi, fortunati successori di tali accadimenti, già sappiamo.
Devo specificare che non è con leggerezza che Oliver Hilmes tratta il tema.
Quando si evince che uno dei sospettati fa parte del partito e che il commissario viene avvisato di non importunarlo, minacciato direi, l’autore getta benzina sul fuoco e rende tutto ancora più interessante.
Nello specifico, Keller domanda al suo sottoposto: “Ma chi si credono di essere questi Nazisti?”.
E con questo, ho detto tutto.
È stata la storia a insegnarci chi credevano di essere, per cui la trama parla da sola.
Questo libro è bene costruito: può essere disossato e ricomposto con altre tecniche, forse più accattivanti, ma anche così com’è tiene incollati alle pagine e questo grazie agli indizi sospesi tra i vari interrogatori e negli anni.
Il caso rimane effettivamente in stallo per tanti anni e attraversa una guerra spietata.
Barcellona è un vero colpo di scena, accennato e poi dissolto, per poi ricomparire alla fine dive ci tiene, ancora una volta, col fiato sospeso.
La parte finale cambia protagonista: la sorella dell’uomo scomparso.
Sono passati anni dall’inizio delle indagini e lei non si è ancora arresa.
Un caso che rimane impantanato per così tanto tempo nel giallo è certamente una novità, ma la parte finale lascia attoniti, senza dubbio, ma non sono sicura di affermarlo in senso positivo.
Non posso parlare di finale aperto, piuttosto di un finale studiato perché il lettore si faccia una sua personale idea e metta il suo punto all’indagine.
Anni di ricerche infruttuose e finale vago.
Se l’idea dell’autore era un sequel direi che è tutto ben riuscito, in caso contrario forse no.
Troppe domande si affollano nella mente riguardo al caso, anche se devo ammettere di essermi fatta un’idea mia.
Oliver Hilmes ha voluto elevarci a investigatori, oltre che a lettori?
Traduzione: Gloria Cecchini
Editore: Mondadori
Pagine:264
Anno pubblicazione: 2022
AUTORE
Oliver Hilmes (Viersen, Germania, 1971) ha studiato storia, scienze politiche e psicologia a Marburgo, Parigi e Potsdam, ha un dottorato in storia contemporanea e lavora come curatore per l’Orchestra filarmonica di Berlino.
È autore di numerosi bestseller, tra cui le biografie di Alma Mahler-Werfel e Cosima Wagner.
