
Aurora
Stefano, ultimo discendente dell’antica famiglia aristocratica degli Orsini Gianotti, dirige con successo e da lungo tempo la Fulgor, la fabbrica di lampadine fondata dal celebrato nonno Umberto negli anni Venti del Novecento.
Ha una moglie, Carola, e una figlia sedicenne, Aurora, venuta al mondo come un miracolo, dopo anni di tentativi disperati e infruttuosi.
La telefonata notturna di una sconosciuta, con cui si apre il romanzo, lascia in Stefano un vago senso di paura e sgomento: la donna allude, infatti, a questioni del passato che lui nemmeno ricorda, parlando con tono sibillino di una promessa fatta quando sua figlia era ancora una bambina, quasi esprimendo una velata minaccia.
Poche ore dopo, durante un rapporto sessuale, Aurora cade in un sonno comatoso di cui nessun medico riesce a comprendere la ragione.
Si apre così un periodo di crisi, in cui i due genitori cercano di rispondere in modo diverso a quest’evento inspiegabile e doloroso, alla ricerca di una soluzione sempre più disperata: Carola si abbandona a una vita di preghiera e riti superstiziosi, mentre Stefano cerca di reagire e inizia a indagare sulla telefonata ricevuta nel cuore della notte, sui misteri della sua famiglia e sull’ipotesi che una maledizione gravi sulle fondamenta della Fulgor… Ma è davvero così?
RECENSIONE
La fiaba è un racconto dalle origini antichissime, ricco di fantasia e di elementi magici.
A differenza della favola, non offre una morale, ma è sicuramente uno strumento educativo e di crescita per il bambino che, attraverso un linguaggio semplice e fantasioso al tempo stesso, inizia così a conoscere l’animo umano e i suoi misteri.
Una piccola premessa questa che serve per accostarci meglio al romanzo di Giorgio Nisini che, con “Aurora”, offre una riscrittura o meglio, una rilettura in chiave contemporanea e moderna di una delle fiabe più famose che hanno accompagnato la nostra infanzia: “La bella addormentata nel bosco”.
La storia è quella di una famiglia benestante, di origine aristocratica, che si trova ad affrontare la tragedia più grande per un genitore: l’unica figlia Aurora che, nel giorno del suo sedicesimo compleanno, quello che dovrebbe sancire il suo affacciarsi alla vita e al mondo degli adulti, vede invece la sua vita interrompersi bruscamente a causa di un sonno profondissimo, molto simile al coma, in cui precipita apparentemente senza motivo.
Ma “le origini del male hanno spesso colpe inconsapevoli” e c’è qualcosa nel passato della famiglia di Stefano, papà della ragazza, che si ripete, come “l’incombere di una maledizione, la colpa dei padri che precipita spietatamente sulle successive generazioni (…) anche suo padre, infatti, come il nonno Umberto, era morto in circostanze singolari e misteriose“.
Inizia proprio da qui per Stefano e Carola la spasmodica ricerca di una via di salvezza per la loro unica figlia.
I due si troveranno così a scavare nel passato familiare di Stefano, ponendo in discussione tutta la loro esistenza, in una ricerca che metterà alla prova il loro stesso legame.
Il racconto, che prende spunto dalla fiaba della Bella Addormentata, si snoda tra passato, presente e futuro con un taglio prettamente introspettivo e fortemente analitico della sfera emotiva e intima di un uomo e una donna, nel loro ruolo di coniugi e genitori, e del loro modo di reagire davanti alla tragedia che li travolge.
Carola che si rifugia contraddittoriamente nella religione e nella superstizione, isolandosi da Stefano e dal mondo che la circonda: “Carola continuava a vivere nel suo limbo di incomunicabilità (…) era continuamente altrove, il che la portava a non seguire mai fino in fondo i ragionamenti e i discorsi degli altri (…) costruendo un’altra realtà in cui si rifugia e in cui trova conforto“.
Mentre Stefano, che “aveva bisogno di progettualità e creatività per contrastare la morsa del dolore (…) la sua vita era ormai diventata una strenua ricerca di distrazione“, si colloca diametralmente all’opposto rispetto alla moglie di cui stenta anche a comprendere la deriva mistico religiosa: “di nuovo il conflitto tra ragione e superstizione esplodeva dentro di lui“.
Passaggi questi fondamentali che, fissati sulla carta, inducono il lettore a profonde riflessioni sulla complessità dell’animo umano e delle relazioni interpersonali.
La narrazione, affascinante sin dalle prime battute, si nutre e arricchisce di uno stile ricercato ed estremamente elegante, accurato e dettagliato nelle descrizioni e, in particolare, nella resa dei sentimenti e delle emozioni, come si può apprezzare in queste righe: “il respiro aveva iniziato a mancarle, lo stomaco si era chiuso, la sudorazione era aumentata rendendo più acido il suo odore biologico“.
Nisini utilizza lo strumento della fiaba per indagare in un crescendo introspettivo ed emozionale le relazioni umane, regalando al lettore spunti di riflessione su tematiche attuali e un colpo di teatro finale che colloca il romanzo ben oltre la “semplice” rilettura della fiaba stessa.
Traduzione:
Editore: Harper Collins
Pagine: 316
Anno pubblicazione: 2023
AUTORE
Giorgio Nisini
Nato a Viterbo nel 1974. Scrittore e saggista, insegna Letteratura Italiana contemporanea all’Università La Sapienza di Roma.
È autore dei romanzi La demolizione del Mammut (Perrone, 2008, Premio Corrado Alvaro Opera Prima e finalista Premio Tondelli), La città di Adamo (Fazi, 2011, selezione Premio Strega), La lottatrice di sumo (Fazi, 2015) e Il tempo umano (HarperCollins, 2020).
