Angelo Longoni e l’imprevedibilità del bene

Angelo Longoni - Thriller Life

Angelo Longoni

Regista, sceneggiatore, giornalista, scrittore e attore.

Angelo Longoni, nato a Milano nel 1956, si diploma alla Civica Scuola d’Arte drammatica del Piccolo Teatro di Milano

Scrive per il teatro e per la Tv, avviando nel tempo diverse collaborazioni eccellenti e ottenendo diversi premi importanti.

Il testo teatrale Naja, che mette in scena al Teatro di Porta Romana e al Festival di Asti, che vince il Premio Riccione ATER e viene scelto per rappresentare l’Italia al Festival Internazionale del Teatro di Caracas.

Il testo viene poi pubblicato nella collana Oscar Mondadori e vince numerosi premi.

Nel 1997 diventa un film da lui diretto con Enrico Lo Verso e Claudia Pandolfi. Nel 1988 scrive e dirige per il teatro ‘Uomini senza donne‘, che viene rappresentato anche a Parigi.

In Italia il testo ha molto successo e nel 1993 torna a essere messo in scena al Teatro Argot di Roma con Alessandro Gassman e Gianmarco Tognazzi, con i quali inizia un sodalizio artistico che andrà avanti negli anni. Nel 1995 Mario e Vittorio Cecchi Gori, sulla scia del successo della piéce teatrale, decidono di trasformarlo in film con gli stessi interpreti.

Nel1993 la sua sceneggiatura Caccia alle mosche è tra le finaliste del Premio Solinas e, trasformato in romanzo, viene pubblicato negli Oscar Originals Mondadori.

Il testo approda al cinema lo stesso anno e viene presentato al Noir Film Festival a Courmayeur, dove Giulia Fossà si aggiudica la Grolla d’argento come miglior attrice protagonista.

In occasione dell’uscita del nuovo romanzo – L’imprevedibilità del bene – Thriller Life ha avuto il piacere di intervistare Angelo Longoni e approfondire con lo scrittore la storia narrata, che affronta un tema doloroso e recensito da Barbara Qui.

A proposito di Thriller e Noir …

Angelo Longoni - L'imprevedibilità del bene - Thriller Life

 ” Il mio primo romanzo Caccia alle mosche, edito da Mondadori, era un thriller che è diventato il mio primo film, poi ho fatto un altro film Non aver paura ed era anch’esso un thriller.

E’ un genere che mi piace moltissimo e che mi diverte scrivere.

Il thriller e il noir, quelle storie in cui l’aspetto caratteriale dei personaggi è più importante dell’enigma e dell’indagine poliziesca.

Ne L’imprevedibiltà del bene non c’è traccia di polizia, carabinieri, commissari.

È tutto sotto traccia, sono gli stessi protagonisti che, insieme ad altri personaggi, indagano allo scopo iniziale di salvarsi la vita e poi perché ritengono giusto farlo.

Mi piace quando il thriller si dipana al di fuori delle regole, quando è scorretto e non si istituzionalizza.”

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1. Partiamo dai due protagonisti: Franco e Daniele, uno attore, l’altro regista; così diversi e così amici, tanto che si aiuteranno a vicenda, nonostante la situazione vada sempre peggiorando. Un inno all’Amicizia, quella vera, che travalica le diversità e diventa sostegno e forza. Anzi, è proprio nella dissomiglianza che risiede la chiave di un rapporto così solido?

Franco, l’attore, è emotivo, istintivo, narcisista, incline a reazioni brusche, fisiche e poco “pensate”. Daniele, regista e scrittore, è abituato ad avere una visione d’insieme, è riflessivo e prudente.

Franco, piace alle donne e, anche per questo, il suo matrimonio è andato a rotoli.

Daniele, invece, ha un lungo e solido matrimonio alle spalle.

I due non potrebbero essere più diversi ma la loro amicizia è profonda e, grazie a questo legame, riescono ad affrontare l’orrore nel quale il caso li precipita.

Saranno utili l’uno all’altro, si daranno forza, fisica e psicologica, scoprendo delle straordinarie capacità reattive.

La condivisione di esperienze traumatiche è un forte collante, nel caso dei due protagonisti lo è ancora di più perché si ritrovano ad agire in modo che il bene prevalga su uno dei peggiori mali di cui può macchiarsi l’essere umano.

Entrambi sono genitori e, all’interno del racconto, si spingeranno oltre i propri limiti e rischieranno la vita in nome della sacralità dell’infanzia. 

2. L’imprevedibilità della vita, degli eventi che ci rotolano addosso senza poterci difendere, ci rende talmente vulnerabili al punto di diventare “altro” da quello che siamo. Immaginare questa distorsione esistenziale e le sue conseguenze è il punto focale del libro. Una visione fatalista della realtà che ti appartiene? Oppure un esercizio di fantasia per esorcizzare una paura recondita?

Solitamente siamo abituati a considerare imprevedibile il male e mai il bene.

Si dice: ho avuto un imprevisto, era un fatto imprevedibile, non avrei mai previsto, ecc.

È nella nostra natura dare sempre poca importanza all’imprevedibilità̀ del bene.

Il romanzo si basa sul concetto che, nella vita, ciò che appare come un male assoluto può rivelarsi una strada per raggiungere il bene.

Il percorso della sofferenza, ad esempio, può non condurci necessariamente ad altra sofferenza ma a una liberazione. Allora la vulnerabilità diventa una forma di sensibilità aumentata che ci permette di cambiare, di capire e di lottare.

I romanzi, i film, le favole non sono altro che forme di elaborazione di meccanismi psichici dello scrittore e del lettore che, insieme, decidono di aderire a alla convenzione millenaria dell’immedesimazione.

Chi scrive e chi legge compiono insieme un esercizio di fantasia, per esorcizzare una paura, per acquisire coraggio, per provare un’emozione, per riconoscersi in un personaggio.

Nel caso del mio romanzo anche per nutrire il desiderio di vedere sconfitta un’ingiustizia e punito un crimine.

Qui due persone normali, con debolezze e problemi riconoscibili e comuni si imbattono in una forma di male imprevedibile e non possono fare altro che combatterla per salvare la propria vita e quella delle persone che amano. Questo percorso disvela a entrambi che, attraversando l’orrore, si può giungere a una nuova coscienza di se stessi, a un bene insperato.

3. Il tema trattato è davvero delicato, ovvero la pedofilia, uno dei crimini peggiori della società. Il dubbio che s’insinua nel lettore è riconoscere la possibilità di essere passati accanto al Male senza averlo riconosciuto. E la mente si ribella a questa eventualità. Smuovere il velo dell’incoscienza era il tuo obiettivo?

Assolutamente sì.

Tempo fa, con mia moglie, abbiamo scritto un cortometraggio che poi lei ha realizzato, il tema era l’abuso sui minori.

Studiando e raccogliendo materiale mi sono imbattuto in una serie di notizie agghiaccianti.

Quella mostruosità ha lavorato dentro di me facendo nascere questa storia. Ci tengo a dire che nel romanzo non si incontrano mai scene di abuso diretto, non c’è voyerismo, volutamente non racconto la storia di bambini ma dell’organizzazione occulta che sostiene e protegge chi si macchia di questo crimine.

Tutte le notizie che vengono date nel romanzo sono vere e documentate, non mi sono inventato nulla purtroppo.

Ho invece dato forma a una storia che contiene queste verità. È curioso come la gente sia disposta a parlare di femminicidio, guerre, assassini, catastrofi e altre atrocità che affliggono il mondo ma, di fronte alla pedofilia, si tappino le orecchie e si coprano gli occhi.

Gli abusi sui minori sono una specie di tabù da rimuovere, come se si commettesse peccato solo a parlarne. La gente non vuole scontrarsi con questo argomento. Eppure sono migliaia i minorenni che spariscono quotidianamente in tutto il mondo, che sono schiavi della prostituzione minorile, merce per il mercato della pedopornografia nel web e nel dark web.

Per non parlare delle coperture e dell’immunità che molti potenti riescono ad ottenere, degli scandali nella Chiesa, delle connivenze con le polizie sparse nel mondo. Basti pensare alle rivelazioni riguardanti personaggi famosi e i processi giunti a conclusione. Io ritengo che l’infanzia sia intoccabile e che il peggior crimine che l’umanità possa commettere sia quello contro i bambini.

4. Nel libro si fa riferimento alle ultime vicende di pedofili di ‘alto profilo ’ che hanno coinvolto personaggi come il Principe Andrea, Epstein ed altri. Viene anche sottolineato il vuoto informativo che si è creato dopo gli arresti, nessuno ne parla più. Come mai? Perché si preferisce tacere anche a livello mediatico?

Si tace per paura e per disgusto.

Sono in molti a non sopportare l’argomento. Si sentono a disagio, si impressionano. Le televisioni temono di non fare ascolti perché di fronte al tema della pedofilia la gente cambia canale.

C’è un’ipocrisia di fondo che, in alcuni casi, è decisamente colpevole. Invece credo si debba guardare in faccia la realtà. L’espressione massima dell’orrore avviene nelle zone di guerra, in quelle sottosviluppate, dove regna la povertà, nelle periferie, lì il fenomeno è esponenziale, i ricchi e potenti se ne approfittano perché sanno di avere gioco facile grazie a coperture e impunità.

Non è un caso che negli scandali venuti alla luce i membri delle classi socialmente ed economicamente privilegiate riescano a fare leva su minori provenienti da famiglie disagiate.

È sempre stato così il potere sfrutta sessualmente povertà e disperazione, a volte addirittura con l’appoggio delle famiglie. Guardiamo quello che sta accadendo ora in Ucraina, migliaia di bambini sono spariti nel nulla e viene spontaneo fare le ipotesi più terribili.

Andando in profondità e scavando nelle informazioni, come ho dovuto fare io, ci si accorge che le vittime sono moltissime ma che non sono venute alla luce, non hanno trovato il coraggio per parlare, per denunciare o per ribellarsi.

Sono convinto che l’infanzia vada salvaguardata anche facendo aprire gli occhi alla gente e costringendo tutti a osservare l’orrore.

È impressionante come ognuno di noi sfiori questo tipo di male senza accorgersene. 

5. I personaggi coinvolti nel libro, sono quelli che purtroppo poi lo sono anche nella vita reale, come le alte cariche dello Stato, preti, Arcivescovi. Torna questo legame Chiesa-pedofilia che in qualche modo è sempre stato ‘coperto’. E’ quindi anche un libro di denuncia sociale il suo?

Sicuramente lo è ma invito tutti a non soffermarsi solo sulla Chiesa. Sarebbe un grave errore e anche un modo per lavarsi la coscienza e relegare la pedofilia ad un solo ambito.

La maggior parte dei casi d’abuso avviene tra le mura domestiche e lì ci rimane, avvolta nella paura, nel silenzio, nella vergogna e nell’omertà.

Poi ci sono i traffici interazionali per lo sfruttamento sessuale dei minori, il mercato della pedopornografia che, da solo, rende cinque miliardi, per non parlare del turismo sessuale mondiale, si pensi che sono circa centomila le persone che lo praticano solo in Italia.

Di questo e di molto altro si fa cenno nel libro. Vorrei anche dire che a dispetto dei vergognosi casi maturati nella Chiesa, ci sono molti preti che si battono contro la pedofilia.

Il più famoso in Italia è don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione “Meter” di Avola. Lui si muove denunciando alla polizia postale i casi di pedofili in internet.

6. Il libro ha capitoli corti e ritmati, l’io narrante è ben radicato nel presente e molte frasi hanno un’efficacia visiva. Inevitabile pensare ad una trasposizione cinematografica, visto il tuo lavoro di regista e sceneggiatore. Immaginando il film, qualcosa della trama, dei pensieri, del messaggio de L’imprevedibilità del bene verranno sacrificati. A cosa sei disposto a rinunciare per rendere questo libro il film perfetto?

Questo è lo stile che mi è congeniale, mi piacciono le descrizioni concise, i dialoghi credibili e le azioni descritte in modo che il lettore riesca a visualizzare quello che io immagino.

Poi ci sono i pensieri che risentono del personaggio che li produce, quindi dall’età, dall’estrazione sociale, dalla cultura e dai sentimenti che prova.

Mi piace cambiare l’io narrante e i punti di vista, rende tutto molteplice ed evidenzia le contraddizioni e i conflitti.

Poi bisogna sempre distinguere la scrittura letteraria da quella drammaturgica (cinema e teatro) che è al servizio di immagini, azioni e parole. Il travaso da una all’altra comporta sempre rinunce ma anche arricchimento.

Succede sempre così.

Più volte ho trasferito al cinema storie che sono nate per il teatro o per i romanzi.

Sono abituato a perdere e guadagnare qualcosa.

Avverrà la stessa cosa tra poco quando trasformerò in film il mio romanzo L’amore migliora la vita anch’esso pubblicato da Giunti.

Mi dispiacerà un po’ non riprodurre gli stessi pensieri che i singoli personaggi fanno nel libro anche perché sono proprio questi a rendere più profondo e introspettivo un romanzo.

7. Passando alle domande più leggere, vuoi raccontarti a noi con tre aggettivi che ti contraddistinguono?

Credo che sia impossibile farlo in assoluto.

Ci sono molte stagioni nella vita e fortunatamente si cambia, nel carattere, nei pensieri, nelle convinzioni.

Mutano le priorità e, soprattutto, accadono fatti che possono trasformare radicalmente le persone. Essere genitore, per esempio, ha cambiato quasi tutto nella mia vita, vedere le mie figlie crescere ed entrare nel mondo mi trasforma in continuazione, sono molto più paziente e in ascolto. Poi, a dispetto dell’età, mi sento molto creativo, ho tante idee e vorrei avere il tempo di realizzarle. Poi credo di aver smesso di avere troppe convinzioni, sono meno assolutista e più distaccato, ho un metro di giudizio più elastico e tendo a comprendere le opinioni diverse dalle mie, anzi, spesso sono quelle che mi interessano di più.

Per ultima cosa ho sviluppato un pensiero sensibile a ciò che è più spirituale, non necessariamente religioso, non solo.

Il viaggio interiore che ho compiuto nello scrivere il romanzo biografico Modigliani il principe sempre edito da Giunti mi ha cambiato profondamente in questo senso. 

8. Se dovessi scegliere tre cose di cui non potresti mai fare a meno, ovviamente escludendo la scrittura, quali sarebbero?

Lo sport, il teatro, il cinema.

9. Prima di salutarci quale messaggio o augurio ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori?

Io auguro a tutti di guardarsi attorno, vivere, leggere, vedere film, spettacoli, di aprirsi alla cultura e di alzare gli occhi dai maledetti cellulari che tendono a semplificare tutto con formulette banali, acritiche e che spingono, soprattutto i giovani, a credere che il mondo sia tutto lì dentro.

Thriller life ringrazia Angelo Longoni per la gentilezza.

a cura di Barbara Terenghi e Patty Pici