Guaio di notte di Patrizia Rinaldi

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Guaio di notte

A Napoli un guaio molto brutto si dice “guaio di notte”, perché di notte qualsiasi imprevisto si complica.

Succede quando la Signora, alla guida di un suv dai vetri oscurati, raccoglie Andrea dalla strada, malmenata e rotta.

Due sconosciute che si annusano, e si riconoscono: entrambe devono ricominciare da capo.

La Signora, segnata da mille cicatrici, è napoletana, porta con eleganza i suoi sessantotto anni e, ora che il marito è morto, sta scoprendo i suoi neri segreti.

Come parziale risarcimento per le offese della vita ha scelto una Glock 17.

Andrea, lineamenti asiatici, è una ragazza bellissima dal corpo androgino.

Sotto i vestiti da uomo nasconde il proprio passato.

Le due viaggiano verso Nord, in fuga da tutto, forse anche da se stesse.

Approdano, per rifocillarsi, in un lussuoso albergo nelle campagne toscane.

Ma la quiete dura poco: in una delle pozze termali vicino all’hotel viene ritrovato il cadavere di uno degli ospiti.

La polizia è in alto mare, così la Signora e Andrea, a corto di soldi, si reinventano detective private e si lanciano a risolvere il caso.

I guizzi geniali e la natura camaleontica si riveleranno armi potenti, che però potrebbero non bastare.

RECENSIONE

A chi ha incontrato il dolore feroce e non ne ha fatto una divinità. A due solitudini, che si vanno a cercare. Agli scarti

Partiamo con una domanda semplice: Che cos’è Guaio di notte?

E’ un giallo/noir italiano, con una trama articolata, contorta, intricata, che inchioda il lettore alla sedia.

La narrazione è talmente fitta ed incalzante, che chi legge non può permettersi una seppur minima distrazione, un legittimo attimo di tregua insomma, altrimenti le vicende (ed i suoi multiformi e compositi personaggi) li sfuggiranno inevitabilmente dalle mani, e riprendere le fila del discorso, credetemi (parlo per esperienza personale), potrebbe rivelarsi un vero e proprio guaio (di notte, appunto).

Un plauso, quindi, va subito attribuito alla scrittura magistrale della Rinaldi, che ha saputo osare, mescolando generi diversi, che, apparentemente, poco si amalgamano tra loro, riuscendoci invece in maniera sublime.

Tutto prende il via da un incontro fortuito, tra la Signora e Andrea, da subito destinate ad essere la parete protettiva l’una dell’altra.

Perché le solitudini possono diventare come conigli, accoppiarsi

E loro due, così apparentemente diverse, per età, estrazione sociale, esperienze vissute, si annusano, si riconoscono e si legano.

E i legami questo fanno: vogliono altri nodi, sempre più stretti

La Signora (senza nome), vi travolgerà, ma ne vale la pena, parola mia.

Lei non ha niente da fare che lasciarsi tutto dietro la schiena.

Sa che è un’impresa impossibile, ché una coda sopravvive sempre in fondo alle vertebre e ti aggancia al passato.

Ha sessantotto anni, la Signora, vuole rispetto, al limite incutere paura anche.

Il riscatto di una vita.

Un punto debole, ancora.

L’”Accidente” che la perseguita: la paura dei luoghi aperti, di uscire di casa.

Assomiglia alle piante, la Signora, a quelle ferme, che sembrano mezze morte, ma che forse con un po’ d’acqua continuano a vivere.

Dovete fare attenzione a quelli che vi allisciano: magari non vogliono l’anima, perché che cosa se ne fanno dell’anima? Ma di sicuro vogliono denari o favori. Mentite, non vi fate conoscere. Pensate solo a salvarvi la pelle

E poi c’è l’androgina Andrea, quasi il completamento naturale della Signora.

È raro trovare condensati nella stessa armonia tanti contrasti.

Ferocia e mansuetudine, ferita e bellezza, paura e coraggio.

Cerchiamo bellezza per fare riposare la testa dalle offese, ma alla bellezza chi ci pensa? Se ne sta là, la bellezza, inerme, a farsi consumare dallo sputo degli sguardi. Tutti la vogliono, ma poi nessuno se ne cura e nessuno ne sopporta le controindicazioni

Andrea si taglia, fisicamente, non in sento metaforico.

E imparai a graffiarmi le gambe. Col tempo, le unghie non bastarono più

Andrea si autoinfligge del male, perché un dolore concentrato, strano a dirsi, può dare confini ad un dolore più forte.

I tagli sono la colpa, ma danno anche ordine alla colpa. Bisogna essere precisi con le lame, hanno le loro regole

Andrea, “ci ha sempre fatto l’amore, con le ghigliottine”.

Se Biancaneve, era stata risvegliata da un bacio, lei i baci li aveva sepolti vivi.

Sanguinano entrambe, ma in modo diverso.

Una mostrandosi contenta, in una farsa grottesca.

L’altra stando zitta.

Diventano però una sola cosa, nell’inganno di fingersi investigatrici private, esclusivamente per bisogno di denaro.

E’ così che intorteranno il figlio della prima vittima.

Perché, ovviamente, Guaio di notte è un giallo, e il fattaccio criminale c’è, anche questo un rompicapo.

Una Spa di lusso in Toscana, i monti, il mare e la campagna (anche se frequenti sono i richiami alla Napoli, di sole e di mare, della Signora).

Un primo morto, Achille Livornesi, imprenditore nautico, cliente abituale.

Una seconda vittima, Lucilla Sanchez, figlia del Livornesi.

Tutti i sospetti ricadono subito sull’altro figlio della vittima, Achilles Livornesi (quello che ha stretto un paTTo con la Signora e Andrea).

E’ solo un ragionamento banale, scontato, dozzinale …

Perché altri originali personaggi gravitano intorno all’albergo del mistero.

In primis, i proprietari della struttura: Giorgio Neri (in arte Siro Scanna, autore di rime ballabili e traditore seriale) e la contessa Giuliana del Maglio (vittima di un amore, o sarebbe meglio dire un’assenza, che diventa cancrena).

E il devoto nipote lui, Luigione, riconoscente verso lo zio quasi in maniera maniacale, una gratitudine malata che gli ha forse intaccato il cervello.

E persino gli eroi di un giallo (i poliziotti, che qui eroi non sono affatto) sono parecchio strani.

Il commissario Pier Francesco Corvi, detto l’Inutile, il cui errore principe è stato entrare in polizia dopo la laurea presa (con molta calma) in Giurisprudenza; l’assistente capo, di origini sorrentine, Marzio Mansi, enigmatico (anche lui, si scoprirà, non è esattamente quello che sembra) e l’ispettore Mariangelo Giordano, braccio destro del commissario.

E poi ci sono figure che aleggiano nell’aria, spiriti, diavoli, fattucchiere: il defunto marito (buonanima, si fa per dire) della Signora; la Madre-maestra, la gestrice della casa famiglia in cui è finita, e da cui è scappata Andrea; la vera madre di Andrea, che si prostituiva e la usava per smerciare eroina sotto i “cerotti”, la prima ad “ammalarla d’amore”, scavando in lei il solco per nuove disgrazie.

Personaggi che ci appaiono vivi, reali, pur nelle loro stramberie.

Alla fine, tutti hanno un ruolo: sono colpevoli tutti, tutti sono vittime.

E il finale, è veramente a sorpresa (ma non voglio spoilerare nulla).

Solo che la Signora ed Andrea torneranno presto, a colmare il vuoto lasciato in ogni lettore da Guaio di notte.

Chi è capace di ridere davanti ai guai terribili, si sa pure andare a pigliare la libertà dove non c’è

Editore: Nero Rizzoli
Pagine: 324
Anno di pubblicazione: 14 febbraio 2023

AUTRICE

Patrizia Rinaldi è un’autrice italiana nata a Napoli nel 1960.

È laureata in filosofia e si è specializzata in scrittura teatrale.

Dal 2010 partecipa a progetti letterari presso l’Istituto penale minorile di Nisida.

Per edizioni e/o, ha pubblicato i romanzi con protagonista Blanca, da cui è stata tratta una fortunatissima serie TV.

Ha inoltre vinto il Premio Andersen, il maggior riconoscimento italiano di letteratura per ragazzi.

Ha partecipato alla stesura del Noir Youthless, fiori di strada, edito da Harper Collins Italia nel 2022

Guaio di notte di Patrizia Rinaldi
Concludendo
Due sconosciute, in fuga verso il Nord, si reinventano detective, grazie ai loro guizzi geniali e alla natura camaleontica che contraddistingue entrambe. Un bell’intreccio tra giallo e commedia nera, a metà tra Holmes&Watson e Thelma&Louise.
Pro
Originalità dei personaggi.
Incisività della trama.
Stile carico di sarcasmo e ilarità.
Contro
Trama contorta, che va seguita con attenzione.
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