Olivier Norek a tu per tu con Thriller Life

Olivier Norek a tu per tu con Thriller Life

Olivier Norek: scrittore e sceneggiatore francese.

Dopo un’intensa esperienza come volontario nei soccorsi umanitari in Guyana e nella Ex-Jugoslavia, si arruola nei Marines, per entrare poi nella Polizia giudiziaria, dove rimarrà per diciotto anni.

La sua esperienza sul campo si riverserà nelle storie che narra con lucida sincerità e che conquisteranno milioni di lettori.

La serie dedicata al Capitano di Polizia Victor Coste, personaggio dai contorni autobiografici, otterrà diversi riconoscimenti prestigiosi, tra cui il Prix “Le Point” du Polar Européen nel 2016 per Surtensions.

La casa editrice Rizzoli ha tradotto alcuni titoli di Olivier Norek, autore tra i più letti in terra francese e ha proposto Superficie (Prix Babelio); letto e recensito da Ilaria Leoncini per Thriller Life – “ Un noir che mette in luce l’animo umano con le sue fragilità, i suoi incubi e i suoi lati oscuri” e Tra due mondi, una storia aspra che ci porta nella realtà della  Giungla di Calais.

A Febbraio del 2023 è uscito, sempre per Rizzoli, il quarto volume della serie dedicata a Victor Coste – Il pesatore di anime – tradotto da Maurizio Ferrara.

Carteccio ha collaborato all’intervista e ha recensito Il pesatore di Anime per Thriller Life QUI

Man mano che si legge, si inizia a dubitare di qualunque particolare, fino ad arrivare a spaventarsi di se stessi, perché, ovviamente, ci sono dettagli che sono proprio quello sembrano essere!

Il lettore non ha elementi: è inchiodato alla storia e l’unico modo per conoscere la verità è attraversarla tutta, capitolo dopo capitolo.” Carteccio.

La sua scrittura è sapiente, vissuta a tal punto da penetrare nella mente del lettore, per rivelargli le ombre che invano tenta di evitare.

Thriller Life ha avuto l’occasione di intervistare Olivier Norek via Zoom, in collaborazione con l’Ufficio stampa Rizzoli.

1. Victor Coste è un personaggio dai tratti caratteriali molto forti e per tre quarti del libro, è molto controllato e composto. Nel momento in cui gli eventi travolgono e coinvolgono le persone a lui care, allora esce dal suo cono d’ombra e agisce in modo autonomo, al di fuori della legge. Protocollo, regole, legge e senso di giustizia a volte divergono, in questo caso lei come avrebbe agito?

Io stesso sono stato poliziotto, come Victor Coste, per tanto tempo e mi sono costruito una frase: «C’è ciò che il codice penale ti dice di fare e poi c’è quello che è giusto fare. A volte quello che è giusto fare non è nel codice penale» Non necessariamente infatti corrispondono.

In funzione poi di quello che decidi di fare, scopri che tipo di poliziotto sei. Ed è quello che chiedo al mio personaggio .

C’è una situazione nella storia che non può essere regolata dal codice penale, ed è qui che faccio la domanda al mio personaggio «Come decidi di muoverti? come vuoi sistemare questa situazione?»

In pratica in determinate situazioni Victor Coste si è trovato a dover superare quella linea bianca e come me, anche il mio personaggio ha vissuto questa situazione.

È sempre difficile sapere cosa è meglio fare.

2. Il teatro in cui questa storia prende forma è l’isola di Saint-Pierre, al largo della costa del Canada. Luogo affascinante, terribile e misterioso: lo specchio della personalità del personaggio Victor Coste, sembra quasi anticiparne i contorni. Quando è nata l’idea di questa location? e come?

Quello che penso è che debba esserci un’osmosi tra il personaggio e il luogo in cui si trova poi questo personaggio.

Victor Coste è un personaggio che fugge da se stesso, che fugge dalla sua umanità perché ha paura di essere ferito, in questo caso da Anna.

Di conseguenza, per evitare che potesse scappare, l’ho rinchiuso su un’isola, in cui in pratica si è perso affrontando delle verità, che poi si sono trasformante in menzogne e poi di nuovo in verità. Questo personaggio, così umano, si è trovato perso e non sapeva più orientarsi, anche perché il cuore prendeva le redini della situazione. Quindi essendo così immerso, figurativamente, in questa nebbia ( Il titolo originale del libro è infatti – Dans les brume de capelans – trad: Nelle nebbie dei capelani ) ho voluto che questa nebbia ( metaforica ) fosse concreta e reale e che esistesse nel romanzo.

La nebbia, che contraddistingue molti romanzi polizieschi, viene poi dipanata dagli indizi che si trovano e quando si risolve il caso, si dirada anche la nebbia.

Io volevo che questa nebbia esistesse veramente.

Infatti le nebbie dei capelani avvolgono davvero l’isola di Sainte-Pierre per tre settimane e, caratteristica decisamente misteriosa, queste nebbie hanno esattamente la forma dell’isola, come se fosse stata inventata proprio per lei, e in quei giorni case, terra, cielo e umani sembrano sparire.

Questa nebbia, che avvolge l’isola, come il caso che segue Victor Coste, si diraderà solo nel momento in cui il caso verrà risolto.

3. Il “Mostro” di questa storia ha preso in trappola Victor, praticamente fino alla fine. Lo stesso ha fatto lei, Olivier Norek, con il lettore. Tra le righe ha disseminato trappole e soprattutto ha confidato nell’immaginazione del lettore, cercando di portarlo verso la strada sbagliata. Quanto la soddisfa sapere di aver stupito il lettore, ma soprattutto la fa riflettere il fatto di capire quanto siano manipolabili le persone?

L’unico momento della mia vita vita in cui ho veramente il comando e sono alle redini della situazione, è quando scrivo, perché ho diritto di vita e di morte sui miei personaggi, come un Demiurgo.

Ed è questo l’unico momento della mia vita in cui posso farlo! diciamo che l’autore di romanzi polizieschi è come un grosso gatto e i lettori sono come piccoli topolini che io faccio andare un po’ a destra e a sinistra a mio piacimento.

Però non li considero mai degli idioti, nel senso che comunque non voglio mai prenderli in giro!

Consideriamo il fatto che quando io scrivo un romanzo ci vogliono circa due anni per la stesura, per la realizzazione del libro, nel frattempo il lettore ha già letto venti, trenta altri romanzi, quindi sono più informati di me sul genere poliziesco.

Io non sopporto l’idea di prenderli in giro e di mentire, infatti, se apparentemente ci può essere una falsa pista, rileggendo il libro, ci si rende conto che fin dall’inizio io ho messo tutti gli indizi per portarli verso la verità.

4. Il realismo che impregna ogni parola delle storie che narra ha il peso specifico del ruolo che lei ha svolto per così tanto tempo nella sua vita. Leggere le sue storie ha il gusto di un segreto rivelato, di una confessione, qualcosa che lei ha vissuto realmente. Quanto incide sul gradimento dei suoi libri, la fascinazione nei confronti del suo lavoro di poliziotto?

L’importante è il contratto che si stipula tra lettore e autore.

Per esempio, se l’autore non è un poliziotto, il lettore non si deve aspettare una verità da poliziotto. C’è un’autrice francese, Fred Vargas, che non è una poliziotta e il suo personaggio, il commissario Adamsberg, legge le indagini in modo molto leggero.

Tutti gli autori hanno una verità da raccontare e la mia verità si basa sul lavoro che ho svolto, è la verità che ho vissuto sul campo.

La procedura che io descrivo nei mei libri è esattamente uguale a ciò che davvero succede.

Il contratto che c’è tra me e i miei lettori è il seguente:

«Voi non siete lettori e lettrici, ma siete un membro dell’equipe. Ci accompagnerete in macchina, negli interrogatori, sulla scena del crimine e quello che vedrete è esattamente ciò che vede il poliziotto durante un’indagine»

I miei lettori non sono estranei rispetto alla situazione che io scrivo, ma li invito a scoprire i segreti e i labirinti dei casi criminali.

A volte si dice «Vorrei essere una mosca per vedere quello che succede, come è nella realtà»

Ecco! Quello che racconto è esattamente quello che ho vissuto.

5. Quindi come si spiega che esistano così tanti lettori di crime, così tanti appassionati di storie che declinano il Male in ogni modo… per lei che l’ha vissuto per lavoro?

È molto semplice: c’è un solo appuntamento a cui nessuno di noi mancherà.

La Morte.

È l’evento inesorabile a cui siamo destinati. Sappiamo che il nostro tempo è contato.

Quindi è come se si giocasse con la morte. Anche quando leggiamo i fatti di cronaca pensiamo:

« Per fortuna non è capitato a me! »

Lo stesso per i libri, il cinema, il teatro; l’approccio è lo stesso, quello di sfidare la Morte, come se fosse un modo per esorcizzarla.

Quando porti i bambini allo zoo all’inizio rimarranno incantati dalla giraffa e dagli animaletti un po’ più carini, poi la loro attenzione si rivolgerà verso i leoni, le tigri, verso quegli animali che in realtà potrebbero mangiarseli in un sol boccone, così come nel terrario dove si vanno a vedere gli scorpioni e gli animali più pericolosi.

L’obiettivo è quello di sfidare la morte per esorcizzarla e affrontare di sponda qualcosa che a tutti capiterà inevitabilmente.

Per ultimo vorrei aggiungere che in un’opera letteraria noi abbiamo a che fare con la violenza e con la morte, ed è un modo per viverla.

L’opera artistica è un mezzo attraverso cui vivere questi momenti particolari e dolorosi, però, in questo caso, possiamo decidere di chiudere il libro e prendere le distanze da quello che leggiamo. Ed è quello che vorremmo fare anche nella nostra vita, nel senso che ci sono situazioni che preferiremmo non vivere e sperimentare, ma che in realtà siamo obbligati a vivere.

La lettura è un modo per rifugiarsi in una situazione che possiamo decidere in qualsiasi momento di accantonare e da cui prendere le distanze.

6. Possiamo ampliare questo concetto e applicarlo anche per la scrittura allora. Scrivere storie crime potrebbe esorcizzare la paura della morte.

Potremmo applicare lo stesso concetto per i poliziotti, che si trovano a prendere le distanze da ciò che vivono quasi quotidianamente.

Ho avuto la fortuna di aver partecipato ai soccorsi umanitari in paesi in guerra, di conseguenza mi ero già costruito una corazza molto forte.

Poi quando sono diventato poliziotto mi sono costruito una frase: «Non sono i tuoi cari e non è la tua pena», frase che ho dato in prestito anche al commissario Coste.

Noi aiutiamo le persone ma non in qualità di amici o di psicologi, il nostro ruolo è un altro. noi abbiamo la necessità di prendere le distanze da quello che viviamo e di lasciarlo fuori dalla nostra vita. la figura del poliziotto deve essere una figura stabile per poter affrontare queste situazioni difficili e talvolta le emozioni possono essere controproducenti, bisogna tenerle a bada per operare nel migliore dei modi.

Questo sia in qualità di poliziotto, sia in qualità di autore.

7. A proposito di poliziotti solidi, forti, intuitivi, parliamo di Russo. È un omaggio a qualcuno che conosce?

No, non è un omaggio a qualcuno che conosco.

Semmai è un omaggio a tutti quei personaggi che hanno toccato il fondo e che vogliono ricrearsi una nuova opportunità.

A me non piace lasciare i miei personaggi nel fondo del barile, ma non li salvo gratuitamente, loro devono voler essere salvati e fare qualcosa per essere salvati.

Anna, Coste, Russo hanno vissuto tutti delle situazioni complesse, a loro è stata tesa la mano, ma poi sta a loro avere il coraggio e la forza di afferrare quella mano per uscire dalla situazione difficile in cui sono piombati.

Ci sono molte persone che si lamentano e che attribuiscono i loro fallimenti i loro insuccessi, le loro difficoltà a qualcosa o a qualcuno all’esterno, quando in realtà siamo noi stessi responsabili della nostra infelicità.

8. Nei ringraziamenti ha anticipato un nuovo romanzo: “ Il prossimo sarà un po’ più sanguinoso, bisognerà riprendere lo scalpello!” Può darci qualche anticipazione?

Sarà un romanzo molto più violento perché è un romanzo storico.

Tratterà della storia di una guerra che è durata centocinque giorni, che non è conosciuta da nessuno.

È stata una piccola guerra che ha cambiato il volto dell’Europa.

Ha cambiato la Francia, l’Italia, l’Inghilterra.

È una piccola storia pervasa da una violenza e da una disumanità assoluta, raccontata dall’umanità di un solo piccolo soldato attraverso il quale vedremo tutta questa follia.

Proprio per questo ho accennato ad una storia più sanguinosa, anche se ho usato un termine un po’ sensazionale, che dovrei ritoccare, perché la guerra, i morti e i sodati sono esistiti veramente.

9. Finiamo in modo scherzoso questa bellissima intervista. Ho notato vari accenni al mondo dei gatti sparsi tra le righe di questa storia. Ha fatto pace con il mondo felino?

Perché in ogni mio romanzo inserisco un gatto?

Quando ho cominciato a scrivere mi hanno detto che c’erano due cose non dovevo fare mai: la prima raccontare le aggressioni sui bambini, che è qualcosa di molto difficile da leggere e la seconda è non uccidere un piccolo gatto.

Questo paragone mi ha talmente innervosito che ho deciso, come un ragazzino, di fare soffrire un gatto in ogni mio romanzo.

Purtroppo questo fa arrabbiare molti dei miei lettori e lettrici, e la spa.

Quindi ora, per avere il diritto di infastidire i gatti, ho adottato tre rifugi per cani e gatti, cosa che mi permette di essere amorevole e generoso con questi animali e allo stesso tempo di poterli inserire in ogni mio romanzo.

In questo ultimo libro ho firmato un trattato di pace, infatti non c’è violenza sugli animali e c’è anche un rifugio per animali, proprio perché ho deciso di fare la pace con queste piccole bestioline.

Thriller Life ringrazia Olivier Norek e Rizzoli per la disponibilità e la gentilezza.

a cura di Carteccio, Katya Fortunato e Patty Pici