È così che si muore di Giuliano Pasini

3.5
Tormentato
Ordina

È così che si muore

Sono passati dieci anni dall’ultima volta che il commissario Roberto Serra ha dovuto seguire un’indagine a Case Rosse, borgo di mille anime arroccato sull’Appennino Emiliano, in cui ha avuto luogo uno dei crimini più brutali della sa carriera. Ha chiesto lui di essere assegnato di nuovo a quel minuscolo commissariato tra le montagne ed i campi, perché lì pensava di poter sfuggire ai fantasmi che accompagnano le sue notti e provare a rimettere insieme i pezzi della sua vita. E’ un giorno di maggio uguale a tanti altri quando viene chiamato nella frazione di Cà di Sotto per un incendio. Il cadavere di Eros Bagnaroli, detto il “Burdigon”, lo scarafaggio, viene ritrovato carbonizzato in quel che resta della sua casa, ma su sul corpo ci sono ferite che nessun fuoco è in grado di provocare: è stato sgozzato, come si fa da quelle parti con il maiale. Inizia così la seconda indagine di Serra a Case Rosse, e un muro invalicabile di omertà sembra di nuovo circondarlo, mentre la Danza, il suo male oscuro, gli crolla addosso quando meno se lo aspetta. Questa volta, però, non è solo. Al suo fianco, c’è l’esuberante, rissosa e fragilissima Rubina Tonelli, anche lei con la sua parte di fantasmi e cicatrici. Per entrambi, cercare la verità sarà un modo per salvarsi. O per condannarsi definitivamente.

RECENSIONE

Allora è così che si muore. Le gambe non reggono. Le braccia cadono. Cado anch’io. Mi schianto a terra. Non fa male, è tutto morbido, dolce. Sotto la guancia sento caldo. E’ il sangue che esce da me, la mia vitaccia che se ne va. Tra poco manderò a fare in culo questo mondo schifoso.

E’ così che si muore mi piace definirlo un giallo a tre storie.

C’è l’omicidio, il fattaccio criminale. La storia verticale, che si chiude.

E ci sono il commissario Roberto Serra e l’agente Rubina Tonelli. Due storie orizzontali, una di vecchia data, ed una completamente nuova. Entrambe, rimangono aperte.

Quando i cadaveri hanno un nome, tornano persone. Con una storia, dei legami, un passato. Un presente in cui qualcuno ha voluto la loro morte.

L’omicidio è efferato, anche se non ci sono momenti di altissima tensione.

Sembrerebbe quasi un insignificante omicidio di provincia, in cui le vittime sono addirittura uno “scarafaggio” e una “faina” (i soprannomi dei due morti ammazzati). Intorno, i soliti volti noti, che si riuniscono al bar del paese, tutti tanto innocenti quanto colpevoli: il sindaco, il titolare delle pompe funebri e un volontario del pronto soccorso.

Pasini, pur fornendo all’inizio piccoli indizi, è bravo a tenere alto il ritmo dell’indagine.

Depista, confonde, mischia le carte, distoglie l’attenzione, ci porta a concentraci su altro … quell’altro che per me è la parte più coinvolgente del romanzo.

Le due storie orizzontali. Roberto Serra e Rubina Tonelli. “La compagnia dell’anello più scalcagnata che si possa immaginare”. Lo Ying o lo Yang. Parti completamente diverse, che s’incastrano perché si riconoscono. Portano addosso e dentro i segni della vita. Sono due “naufraghi”, costretti ad aggrapparsi a quello che possono. Entrambi a disagio nella loro pelle.

Il commissario Roberto Serra, forte e chiuso (come l’etimologia del suo nome). Già lo conosciamo, lui.

Davanti alla morte, ha voglia di farsi un bicchiere, mai prima del buio però.

Brucia esofago e stomaco. Sale al cervello. Obnubila la mente. Esorcizza la Danza. La distruzione non s’improvvisa. La distruzione richiede del metodo.

E poi vomita il veleno correndo all’alba. Maltratta il suo corpo, perché “Il corpo si abitua a tutto”.

La Danza, il suo male (epilessia, stato di trance?), arriva quando vuole, richiamata dal dolore o dalle emozioni forti. Lui non la governa, la subisce. “Un altro qui e un altro ora. Un altro sé”.

Serra ha sacrificato la sua vita privata, per far giustizia ad estranei. Ha anche trattato Alice, la donna che ama, madre dell’adorata figlia, come fosse stata una sospettata qualunque, e per questo l’ha persa.

Serra, ombra e luce insieme, destabilizzato, e destabilizzante. “Chiuso come i ricci delle castagne quando sono verdi”.

Un particolare metodo di indagine, quello del commissario. C’è chi mette in fila i pezzi del puzzle per forma e colore, c’è chi, come Serra, cerca di comporre nella sua testa l’immagine dell’omicidio. Vittima, Luogo, Momento, Azione, Colpevole, Movente. Poi Roberto sente un “clic” nella testa. Una tessera del domino cade e travolge la successiva. “Clic”. Un’altra. Tutte trovano una direzione, ed è così che Serra trova l’assassino, anche in questo caso, dove il sangue è rosso e caldo. Come la rabbia. Come l’amore.

E poi, c’è lei, l’agente Rubina Tonelli, romagnola esuberante eppure fragilissima.

Rubina, davanti alla morte, ha voglia di farsi male.

Affondare un’altra lama nella carne, questa volta la sua. Il bruciore del primo taglio la rasserena, il secondo le dà piacere, appagamento.

Altre volte “quando le viene voglia di farsi male, c’è solo una cura. Far male a qualcun altro”. Rubina allora va a caccia, quella caccia che dura solo una notte, quando l’ecstasy a forma di cuore ed il corpo delle ragazze che si porta a letto, la fanno da protagonisti.

Se dovesse definire quello che vede nel suo sguardo, Serra direbbe crudeltà. Troppo calore in quella pelle, troppo dolore in quegli occhi.

La sua paura, in realtà, è tornare a ripensare. Perché Rubina ha un passato doloroso, la vita ci è andata giù abbastanza pesante con lei, ed il piccolo commissariato di Case Rosse a cui è stata temporaneamente assegnata, è la sua “corda d’oro”, come quella con cui impiccano Geordie (cit. De André).

Di Rubine Tonelli, nella mia “carriera” di lettrice compulsiva di gialli, ne ho conosciute poche … è un personaggio meraviglioso, che spero vivamente di rincontrare nei prossimi titoli dell’autore.

E’ così che si muore è infine una storia di Appennino. Col suo stile particolare, Pasini ci fa entrare appieno nell’atmosfera di quella parte d’Appennino tra Modena e Bologna. Il fiume Panaro, il Cimone. Prati, carrareccia, castagneto.

Anche grazie ad un ampio uso (mai disturbante) di espressioni dialettali, come “Cinni, Vi do il tiro, Cut vegna un cancher”, che l’autore, di Zocca (Modena), sente proprio sue, padroneggiandole alla perfezione.

Case Rosse, suggestioni di paese.

Sono cresciuta in campagna, so che quando viene la gelata si butta via il raccolto e si pensa al futuro.

E anche forte senso di estraneità, se nel paese non ci sei nato.

Un plauso poi al sottofondo musicale che accompagna Serra, un omaggio al grande cantautorato italiano:  Scirocco di Francesco Guccini, Elegia di Paolo Conte, Futura di Lucio Dalla, Rimmel di Francesco De Gregori.

Editore: Piemme
Pagine: 351
Anno pubblicazione: 2023

AUTORE

Giuliano Pasini, classe 1974, nato a Vignola (Modena), ma cresciuto a Zocca, è un orgoglioso uomo d’Appennino, che oggi vive in Pianura, a Treviso. Socio di Community, una delle più importanti società italiane che si occupano di reputazione, è presidente del Premio Letterario Massarosa ed in giuria di altri concorsi italiani ed internazionali. Il suo esordio “Venti corpi nella neve” (ora Piemme), diventa subito un caso editoriale. Seguiranno “Io sono lo straniero” e “Il fiume ti porta via” (entrambi Mondadori), tutti con protagonista Roberto Serra, poliziotto anomalo e dotato di grande umanità, in perenne fuga da se stesso, e dal male che lo affligge. “E’ così che si muore” ne segna il ritorno a Case Rosse, dieci anni dopo il primo romanzo. Singolare la BIO sul profilo Instagram, dove si definisce “Il pigro più attivo del mondo. Comunicatore, autore, sommelier, maratoneta. Padre orgoglioso. Sereno di dentro, come i pesci e gli uccelli”.

È così che si muore di Giuliano Pasini
Concludendo
Un borgo di mille anime arroccato sull’Appennino emiliano, un omicidio, un commissario ed una poliziotta, entrambi pieni di fantasmi e cicatrici, alla ricerca della verità, per salvarsi, o per condannarsi definitivamente.
Pro
Il ritmo narrativo veloce
I “cambi d’inquadratura”
La caratterizzazione (soprattutto psicologica) dei personaggi.
Contro
Per entrare meglio nel personaggio del commissario Roberto Serra, è forse preferibile leggere con ordine i precedenti romanzi dell’autore (anche se, devo dire che, rispetto ad altri romanzi seriali, per me questo titolo è stato godibilissimo - ed io non avevo letto nulla prima di Giuliano Pasini. Anzi, mi ha fatto venire voglia di leggere tutto!).
3.5
Tormentato
Ordina