
Il mostro di Capri. Un’ indagine del commissario Veneruso
Estate 1884 Napoli: il commissario Veneruso attende il piroscafo che lo porta all’isola di Capri con l’ordine di prelevare il brigante Cosimo Zapatano, reo di aver ucciso quaranta soldati piemontesi e quattro carabinieri.
Ad accompagnarlo il fidato agente Salvo Serra.
Una volta imbarcato, oltre a scoprire di soffrire il mal di mare, incontra diversi personaggi, di ogni estrazione sociale, ma tutti ugualmente attratti dalla bellezza dell’isola.
C’è una matrona, insieme alle figlie ed al genero, che sente voci ed oscure presenze, una tedesca alta, bionda che gli fa bollire il sangue, uno stecco d’uomo che lo infastidisce con la sola presenza, ed un cane bisognoso di coccole.
Una volta sbarcati sull’isola scoprono che il mare si sta ingrossando sempre di più e saranno bloccati per qualche giorno in attesa del bel tempo e del mare calmo.
Il commissario ed il suo agente prendono alloggio in una villa, poco distante da loro risiedono la matrona con le figlie.
La nottata che li aspetta si tinge di sangue: ora Veneruso è chiamato a fare il suo dovere consapevole del fatto che l’assassino è sicuramente tra loro e non può lasciare l’isola.
Ancora una volta il commissario deve spremere le meningi, ascoltare i giri che fa la sua mente, seguire i percorsi delle idee che prendono forma e mettere a tacere i suoi istinti focosi. Inoltre è tormentato e amareggiato da un caso che ha seguito qualche giorno prima di partire da Napoli, che gli ha lasciato l’amaro in bocca e peggiorato il suo umore che vira sempre nei toni più scuri che si possano immaginare.
Nel suo vagare per l’isola cercando di districare i pensieri, il commissario incontra personaggi del calibro di Oscar Wilde, Vladimir Lenin e Friederich Krupp ed al termine dei quattro giorni di obbligato fermo sull’isola, viene a capo del mistero grazie al suo istinto ed ai suoi contorti ragionamenti: i mostri non esistono, gli uomini sono dei mostri.
RECENSIONE
Il personaggio del commissario Veneruso sembra nascere da uno di quei racconti familiari della tradizione, tramandati lungo le generazioni da tanto lo si sente vicino, vivo, pieno di difetti: non è certo quello che si dice un bell’uomo, è grassoccio, perennemente stanco, un po’ scontroso, a volte maleducato, ma molto buono, sensibile.
Ha un grande fiuto, è ironico, divertente e agisce d’istinto, è collerico, non piace a nessuno, nemmeno a sé stesso.
L’autore è riuscito a renderlo umano, istruito ben più della stragrande maggioranza dei colleghi ed è dotato di un forte intuito tanto da essere paragonato ad un congegno idraulico che, goccia dopo goccia, riempie un vaso e, all’ultimo momento, all’ultima goccia, trova la soluzione.
Anche la storia scorre veloce con una narrazione empatia.
Ci si immerge in quell’epoca di fine ‘800 tra crinoline, cappelli e baffoni, tra donne procaci che si nascondono dietro i veli e dagli sguardi sfuggenti ma spesso ben disposte e uomini che fingono una mascolinità solo apparente.
E’ un po’ come calarsi nella storia di quell’Italia da poco unita ma ancora osteggiata, con i briganti che non volevano mischiarsi alla gente del nord, troppo diversa, troppo distante.
Con le persone che ostentano una moralità di facciata ma nascondono segrete perversioni.
Dove l’igiene personale è un concetto astratto.
Dove si fa presto a gridare al mostro quando in realtà sono gli uomini ad essere dei mostri.
Ci sono riferimenti storici che calzano a pennello in un quadro d’insieme che rende tutto reale e realistico.
Il libro è diviso in 12 capitoli, ognuno dei quali corrisponde ad una parte del giorno e sono ripetuti per i quattro giorni del tempo di soggiorno del commissario sull’isola.
E c’é un alternarsi tra il presente a Capri e i sei giorni precedenti la partenza dove Veneruso tocca con mano il dolore, lo strazio.
La vita era peggio di una battaglia: era l’attesa della battaglia, della guerra, della sconfitta e della morte. Nient’altro che una lunga e disperata attesa.
La lettura è coinvolgente, i capitoli brevi fanno sì che le pagine volino via veloci, tra le dinamiche intricate della storia e la curiosità di voler vedere dove ci porta il peregrinare del commissario, tra uno sguardo ai faraglioni ed uno alle case colorate dell’isola che, a seconda del clima e del tempo, cambiano colore così come l’umore dei personaggi.
Editore: Mondadori
Pagine: 424
Anno di pubblicazione: 2022
AUTORE
Nato a Napoli, classe 1964, Diego Lama è scrittore, architetto e giornalista.
Laureato in architettura si è specializzato in progettazione urbana.
Nel 1991 pubblica il libro “Case di china” seguito da “Città di china”.
Nel 1994 fonda e dirige la rivista di architettura Ventre.
Dal 1999 è editorialista, sul quotidiano Corriere della Sera, per l’architattura e l’urbanistica della Campania.
Dal 2012 è socio fondatore di una onlus che realizza progetti umanitari, dal 2013 è direttore responsabile della rivista di architettura Arkedia e dal 2017 della rivista enogastronomici Gustus.
Dal 2007 pubblica diversi libri e racconti per Clear books e Delos books. Dal 2014 inizia la sua collaborazione con Giallo Mondadori pubblicando racconti che hanno per protagonista il commissario Veneruso.
Ha vinto diversi premi tra cui il “tra giallo città di Cattolica” con il racconto “tre case”, il “Premio Tedeschi” con “la collera di Napoli” ed il premio “Terre di Campania” con “Tutti si muore soli”.
