
Stefano Cosmo
Stefano Cosmo è nato nel 1982 e vive a Marghera.
Laureato in Diritti Umani a Padova, dal 2007 lavora nel sociale come operatore di strada in un progetto che si occupa di vittime di tratta.
Tra le sue passioni primeggia lo sport, quello tosto come la kickboxing, che pratica dal 2001 e dove dal 2010 è diventato cintura nera secondo dan.
Le arti marziali e la partecipazione ai Mondiali WKC di Cadice, combattendo nella categoria dei -75 kg, scrivono molto del suo vissuto e di come affronta la vita.
Per quanto riguarda la scrittura e il suo mondo immaginifico, il Collettivo Sabot, diretto da Massimo Carlotto, hanno dettato il passo della sua formazione narrativa.

È tra gli autori di Padre nostro (Rizzoli 2014) e ha scritto vari racconti pubblicati da quotidiani locali e nazionali.
Dentro la gabbia è il suo recente romanzo noir, edito Marsilio, specchio delle strade percorse e dei combattimenti vissuti. Quelli per strada e quelli sul ring.
«Romanzo davvero molto intrigante che ci fa entrare nel mondo dello sport, dei combattimenti clandestini, della criminalità organizzata, ma soprattutto con un finale che lascia davvero a bocca aperta»
Samantha Placucci _leggichetipassa ha letto per Thriller Life il libro di Stefano Cosmo e l’ha recensito QUI
Stefano Cosmo ha gentilmente risposto alle nostre domande
1. Dentro la gabbia è un romanzo che ci racconta il lato più oscuro della periferia di Venezia. Ci racconta una Marghera fatta di capannoni abbandonati, di criminalità e di tutori della legge non proprio irreprensibili. Abituati alle cartoline patinate di una Venezia da amare e ammirare, il contrasto è forte. È come se la periferia fosse il luogo che vogliamo semplicemente dimenticare, sede immaginaria e ideale solo per ambientare storie nere. Il tuo impegno sociale ti ha portato a percorrere queste strade più volte, quanto della tua esperienza c’è in questa storia?
Molto. Il mio lavoro “vero” è quello di operatore sociale in una unità di contatto in un progetto che si occupa di persone in condizione di vulnerabilità, spesso vittime di sfruttamento.
Passo molto tempo in strada a parlare con le persone che la vivono ogni giorno e quando lo fai per anni ti accorgi che non è un mondo a sé, anche se ha le proprie regole.
Sembra fuori dalla società ma è una parte integrante di essa, a volte difficile, violenta, ma rifiutarci di considerarla parte delle nostre vite è un errore.
Volevo raccontarla attraverso gli occhi di un personaggio originale, fuori dagli schemi classici della letteratura di genere e il Barba in questo mi sembrava la guida ideale.
2. Moreno, il protagonista di questo romanzo, è un campione di MMA: uno sport forse non tanto conosciuto dalla maggior parte delle persone e che sicuramente richiama all’immaginazione uno sport violento. Frequentando tu stesso l’ambiente delle arti marziali, la storia che narri ha la profondità del vissuto, raccontata con molto realismo. Quali emozioni smuovono, nell’atleta dentro la gabbia, ogni colpo inferto e ogni pugno incassato?
Moreno, il Barba, è un lottatore nato, ma non è un vincente.
Anzi, tutt’altro.
La gabbia per lui è l’unico posto all’interno del quale si sente libero, l’unico posto in cui può essere sé stesso e dove non può mentire.
Nella vita di tutti i giorni è costretto a nascondersi dietro un muro di menzogne a causa del suo passato ingombrante, quando si infila i guantoni però è libero, oserei dire felice.
Il combattimento amplifica le emozioni, tutte, belle e brutte.
Chi ha avuto la fortuna di competere sul tatami o sul ring lo sa. È una specie di droga.
Di sicuro nel corso degli anni è passato attraverso vari stadi, dal timore alla paura necessaria, quella che ti permette di essere vigile e non finire al tappeto.
Ma è nei colpi incassati che tira fuori il meglio di sé, perché gli tirano fuori un sentimento di rivalsa, un bisogno di riaffermazione quasi primordiale.
3. Nel tuo romanzo lo sport è un vero e proprio protagonista, sia nell’esempio positivo che danno Moreno e Giovanni, sia in quello negativo dei combattimenti clandestini. Quanto pensi che lo sport possa incidere positivamente nella vita delle persone?
Molto. Le palestre di sport da combattimento in alcuni contesti sociali difficili hanno salvato molte vite, svolgendo una funzione educativa per migliaia di ragazzi e ragazze.
Numerosi sono infatti gli esempi tra i pugili: basta pensare a Manny Pacquiao, Joe Frazier, Mohammed Alì e molti altri ancora.
Lo sport insegna il duro lavoro, la fatica ma soprattutto che la vita non ti regala nulla.
Vedere i dati di un alto abbandono sportivo nei giovani è allarmante perché perdono un’opportunità di crescita che pochi altri ambiti insegnano.
Gli sport da combattimento in particolare insegnano la differenza tra lo sport e la violenza.
E non è poco.
4. Quando si arriva alla risoluzione del caso, non si può non rimanere a bocca aperta. Penso di aver ripetuto la parola “NO” per una decina di volte perché non volevo credere a quello che avevo appena letto e devo ammettere che sono rimasta davvero piacevolmente colpita dall’inversione di rotta che hanno avuto alcuni personaggi. Avremo la possibilità di ritrovare Moreno in un’altra storia?
Credo che il seguito di ogni storia lo decidano le lettrici e i lettori.
A me piacerebbe molto continuare a raccontare storie con protagonista il Barba, e credo proprio che tornerà…
5. Dentro la gabbia è un Noir che s’incastona alla perfezione tra i titoli del gruppo Sabot di cui fai parte. Raccontare la verità, togliere il velo oscurante dalle realtà più scomode della società è esattamente ciò che esprime la tua scrittura. Leggere un buon noir è quindi un modo per prendere coscienza di ciò che ci circonda?
Sì, decisamente.
Da lettore posso affermare che, senza ombra di dubbio, i noir dei miei autori preferiti come quelli che mio maestro Massimo Carlotto mi hanno spesso regalato uno sguardo nuovo per capire meglio il Veneto, la regione in cui vivo.
Nel mio piccolo spero di aver fatto lo stesso con i temi che tratto in Dentro la gabbia.
6. Come Olivier Norek, poliziotto per diciotto anni, anche la tua esperienza sul campo come operatore di strada per contrastare lo sfruttamento della prostituzione, ti permette di raccontare esattamente ciò che hai vissuto e visto. Sei riuscito a crearti una corazza emotiva e prendere le distanze dalle situazioni drammatiche in cui sei stato coinvolto? La scrittura diventa un’esercizio catartico?
Ho avuto la fortuna di avere degli ottimi maestri nel lavoro di strada che mi hanno insegnato il concetto di “giusta distanza”, fondamentale nelle relazioni educative, ma alcuni casi sono emotivamente molto provanti, non lo nascondo.
La strada è un po’ come il noir: il lieto fine spesso non c’è.
Ma c’è la voglia di rivalsa.
Raccontare le storie di persone che vivono al margine per me è un modo per dire che non riguardano solo gli addetti ai lavori, ma tutti noi.
7. Sportivo, socialmente impegnato, membro di un collettivo di scrittura; si può pensare che Stefano Cosmo sia un uomo che apprezza il proprio prossimo. In un mondo sempre più fragile, è ancora l’unione che fa la forza?
Sì, sempre di più.
Siamo esseri sociali, abbiamo bisogno del prossimo e gli ultimi anni ci hanno insegnato che siamo tutti collegati, che ci piaccia o meno.
Le nostre azioni hanno conseguenze sugli altri, le nostre scelte anche.
In questo le storie hanno un potere fantastico: ci insegnano qualcosa anche se non vogliamo, attraverso le vite degli altri è come se vivessimo noi sulla nostra pelle quelle stesse avventure.
È una sorta di magia che mi affascina da sempre.
8. Passando alle domande più leggere, considerato anche che sei un lettore “forte”, quali sono i tre titoli noir che consigli di leggere?
La palude dell’odio, di James Lee Burke, Arriverderci amore ciao di Massimo Carlotto e Piombo e Sangue di Dashiell Hammet.
9. Vuoi raccontarti a noi con tre aggettivi che ti contraddistinguono?
Certo. Testardo, testardo e a volte anche un po’ testardo.
10. Se dovessi scegliere tre cose di cui non potresti mai fare a meno, ovviamente escludendo la scrittura, quali sarebbero?
Allenarmi, amare, leggere. Non necessariamente in quest’ordine.
11. Prima di salutarci quale messaggio o augurio ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori?
Auguro a tutte le lettrici e a tutti i lettori di perdersi in storie meravigliose e di vivere la vita con la stessa intensità di una lotta dove si vince o si impara.
Grazie.
Grazie a te Stefano Cosmo 🙂
a cura di Samantha Placucci _leggichetipassa e Patty Pici