
Cristina Rava
Scrittrice ligure, anima terragna e malinconica, racconta la sua terra attraverso le voci del commissario Rebaudengo e il medico legale Ardelia Spinola.
La incontriamo a Sanremo, nella splendida cornice del Forte di Santa Tecla, dove presenta Il sale sulla ferita, il recente volume dedicato ad Ardelia e pubblicato nella collana Nero Rizzoli.
Gattara e ottima cuoca, Cristina è una persona accogliente, familiare, come la dimensione che ricrea tra la copertina e il dorso dei suoi romanzi.
Profondamente legata al territorio ligure, così come a quello piemontese, Cristina Rava screzia di blu mare i suoi racconti neri: « Avere l’orizzonte blu di fronte agli occhi è uno stato dell’anima » e pennella di nostalgica liguritudine ogni sua pagina.
Thriller Life: “ Liguritudine “ – per chi, come me, è nato in Liguria capisce che vivere in questa regione plasma una forma mentis particolare. Il tutto sfumato con una punta di malinconia tipica dell’animo piemontese. La ricchezza della narrativa Noir sta nel dare voce alle molteplici anime italiche. È stato questo che ti ha mosso verso questo tipo di letteratura? Oppure ti ha intrigato di più la componente criminale delle storie noir?
Cristina Rava: Ambiento le mie storie nel Ponente o nel Basso Piemonte perché sono due paesaggi, spirituali e concreti che conosco bene. Ho scelto questo settore narrativo perché sono curiosa dell’aspetto oscuro della psiche umana.
T.L: Ambientare i gialli e i noir nei luoghi più conosciuti è la cifra stilistica della narrativa italiana. Anche gli scandinavi non scherzano! Raccontare la propria terra, le origini, i luoghi che percorriamo tutti i giorni è un modo per omaggiarli oppure è l’unico modo per rendere la narrazione credibile? Se non fosse la Liguria, quale luogo ti piacerebbe raccontare?
C.R: Che siano le Alpi o le foreste della Svezia, paesaggi nordici, silenziosi, ostili e splendenti.

Quando si perde una persona cara, il primo pensiero al risveglio, nel momento in cui il cervello si connette con la realtà, è come una coltellata. La coltellata può andare sempre più a fondo e fare male, un po’ come il sale su una ferita, se quella figura amata è stata uccisa e derubata del resto della vita non dal caso, ma da una volontà crudele
Il sale sulla ferita non è solo una storia crime, non si ferma sulla superficie, ma diventa per Cristina Rava un potente strumento catartico in grado di sostenere il peso di un lutto, che nessuno ha il potere di alleggerire.
Thriller Life: Partiamo dal titolo – Il sale sulla ferita. Si discosta dai titoli più canonici dei gialli in commercio. Ha in sé una tematica universale, che racchiude il dolore della perdita. Dalla lettura sembra quasi che sia nato prima il titolo della trama … È stata una scelta editoriale e come è nato questo titolo?
Cristina Rava: Il sale sulla ferita significa per tutti noi l’inasprimento crudele di una sofferenza già acuta. Nel libro il concetto è presente almeno due volte, ed è stato facile sceglierlo come titolo. In merito alla vicenda dolorosa e alla successiva, faticosa elaborazione del lutto, per me si è trattato di una scrittura terapeutica, avendo subito una gravissima perdita due anni fa.
Protagonista assoluta di questa nuova serie noir è il medico legale Ardelia Spinola. Una combattente che non nasconde di avere ogni tanto anche paura.
Ha scelto quella branca della medicina non per salvare il mondo, speranza giovanile di molti colleghi poi rassegnati a salvare il proprio piacevole tenore di vita, ma almeno per comprendere e restituire verità ai morti
T.L: Ardelia è ruvida, gattara, malinconica, ribelle, prepotentemente ligure. C’è un tratto caratteristico di lei che non sopporti e un altro che invece vorresti fosse anche tuo? È molto interessante anche l’etimologia del nome ARDELIA e il perché la scelta sia ricaduta su questo nome così particolare.
C.R: La scelta del nome Ardelia è stata abbastanza casuale: Ardelia Mapp è un personaggio minore del film ‘Il silenzio degli innocenti’, ma poi il suono mi è piaciuto perché rimanda a parole come ‘ardere’, ‘ardimento’ ‘ardore’, che esprimono la determinazione di portare a termine gli impegni assunti. Direi che un po’ mi somiglia, nel bene e nel male, quindi non possiede tratti che mi siano sgraditi e nemmeno invidiati.
T.L: Ardelia è nata nel 2012, come è cambiata in questi anni ? Ha ancora tanto da comunicare?
C.R: «Ardelia è nata nel 2007 con un piccolo editore genovese. In questi anni è cambiata come verosimilmente cambiamo tutti noi. Le esperienze, buone o meno, concorrono ad evolvere la nostra sensibilità e maturità. Spero che i suoi piccoli traguardi quotidiani offrano spunti di riflessione ai suoi lettori.»

Creare personaggi seriali può essere un’arma a doppio taglio. Da un lato avvicina il lettore, dall’altro diventa più difficile proporre romanzi slegati ai personaggi più amati. Gioia o schiavitù?
Nè gioia né schiavitù. Normalità. Per ora convivo bene con loro e mi permettono di raccontare storie che vanno ben oltre i limiti della cronaca nera.
La pulsione narrativa che sottende la sua scrittura ha un’anima sobria, essenziale e non si perde nei meandri di una prosa che rischia di non rispecchiarla, ma vive di emozioni vere e gestualità intime, ben riconoscibili.
La veracità e la cura della sostanza, al di là della forma, brillano nel sorriso sincero di Cristina e diventano le travi di sostegno della sua narrativa e inevitabilmente la sua cifra stilistica.
T.L: La tradizione erboristica delle nostre terre è secolare. Provenendo da studi di medicina, come hai conciliato la scienza con il sapere antico?
Cristina Rava: Non sono inconciliabili. L’alchimia è l’antenata della chimica. L’uomo è affascinato dalle possibilità terapeutiche offerte dalla natura. Un tempo, prima della ricerca industriale, aveva soltanto rimedi vegetali, animali o minerali. Oggi abbiamo altre opportunità. Anche nella farmacologia, restiamo sempre e comunque nani seduti sulle spalle di giganti, e da lassù ovviamente vediamo più lontano.
T.L: Negli ultimi anni, più che in altri, la narrativa gialla italiana sta sfornando titoli sempre più interessanti. È cambiato l’approccio con il lettore ( divenendo tutti più social ) oppure è cambiato il linguaggio narrativo, diventando più empatico e coinvolgente?
C.R: Secondo me la causa non è il linguaggio. Ci sono scritture mediocri e scritture raffinate, ma non è una novità. E forse non è nemmeno una faccenda di social: io sono poco presente e ricorro ai social solo dopo severe lavate di capo della mia agente che mi accusa di misantropia tecnologica. Credo che oggi un buon noir affronti temi non pertinenti alla semplice trama poliziesca, ma che possano incuriosire e sensibilizzare le persone.
T.L: Il giallo, come il noir e il thriller, è il genere narrativo che attira più lettori. Quale spiegazione dai a questa tendenza? Il male: perché ci attira? Per la sete di giustizia? Per affrontare i demoni dal punto di vista più comodo? Per sconfiggere la legge dell’entropia?
T.L: Ogni giallista ha, di solito, degli argomenti tabù. Per Norek per esempio sono le uccisioni di bambini e di gatti. Per te?
C.R: «Soltanto i bambini.»
T.L: Puoi consigliare ai nostri lettori tre titoli gialli che dovrebbero assolutamente leggere?
C.R: Delitto e castigo di Dostoevskij, Lo straniero di Camus, La promessa di Dürrenmatt. Dopo questi tre si possono cominciare a leggere gli altri.
Thriller Life: Prima di salutarci quale messaggio o augurio ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori?
Cristina Rava: Consiglio di avere dei sogni realizzabili e di non mollare per nessuna ragione al mondo.
Thriller Life ringrazia Cristina Rava per la gentilezza
a cura di Patty Pici