Sara Vallefuoco: una scrittrice di confine e di confini

Sara Vallefuoco

Sara Vallefuoco

Scrittrice, pianista e insegnante di materie letterarie . Nasce a Roma per poi scegliere la Val Sugana come territorio d’adozione.

Da sempre immersa negli scritti, prima come catalogatrice di libretti d’opera e libri antichi, poi come scrittrice di diversi racconti gialli pubblicati in prestigiose antologie .

Nel 2021 Sara Vallefuoco pubblica Neroinchiostro, prima avventura del vicebrigadiere Ghibaudo e opera prima edita Mondadori.

Chimere è la seconda avventura di Sara Vallefuoco nella narrativa crime, sempre con Mondadori nella prestigiosa collana gialla.

Come in Neroinchiostro, anche in Chimere, Sara Vallefuoco si muove nella storia dei primi anni del Novecento, mettendo in luce i risvolti sociali che caratterizzarono un’epoca di cambiamenti.

Sara Vallefuoco - Chimere

Un romanzo – Chimere – che si fa apprezzare per una serie di ingredienti che, mescolati insieme dall’abilità stilistica dell’autrice, danno vita ad una storia ricca di umanità, luoghi e atmosfere di un’epoca passata, ma ancora vicina, ricostruita minuziosamente, sia dal punto di vista storico che da quello ambientale.

Claudia Pieri ha letto e recensito Chimere QUI

Sara Vallefuoco ha gentilmente risposto alle nostre domande

1. In Chimere ritroviamo i tre protagonisti di Neroinchiostro: Ghibaudo, Amelia e Moretti alle prese con una storia che lascia la porta aperta ad altre “avventure”. Per questo la prima domanda che mi viene da farti è la seguente: quando hai scritto il primo romanzo avevi già in mente di farne una serie o te lo hanno chiesto i tuoi personaggi, una volta che hai dato  loro vita ?

Quando ho scritto Neroinchiostro avevo in mente una storia che si concludeva all’ultimo capitolo, ma poi giunta alla fine mi sono chiesta: le scelte dei miei tre personaggi si riveleranno quelle giuste?

Una nuova vita in una città come Roma quanto potrebbe mettere alla prova le loro relazioni e le loro aspirazioni?

E così è nato Chimere, un libro che può essere letto anche senza conoscere Neroinchiostro.

Mi piace che le mie storie abbiano una certa indipendenza: una scelta che lascia più liberi i lettori.

2. Roma non ha passato, e nemmeno futuro. È solo un eterno presente” Roma, città eterna, perché hai deciso di portare i tuoi personaggi dalla Sardegna a Roma? La Roma della Belle Epoque, in tutta la sua perfetta ricostruzione storica ti ha dato modo di spaziare in quel fermento sociale che avresti voluto vivere?

Roma è la mia città, e nel ricostruire l’ambientazione di questo libro in realtà mi sono fatta un regalo: un viaggio nel tempo tra vie, piazze, vicoli, luoghi che ora non esistono più, o comunque non in quella forma.

La chiamano ‘Roma sparita’, e in questa Roma che non c’è più, una capitale europea ancora fragile e nata da poco, ho scoperto uno spaccato di storia sociale davvero interessante, che secondo me meritava di essere raccontato.

3.  “I romani sono fratelli dispettosi, amano a modo loro.”  Ci racconti meglio, magari anche attraverso qualche aneddoto, qual è questo modo …?

L’appuntato Romolo Coltellacci, cui questa frase si riferisce, è uno dei personaggi che in Chimere incarnano una certa romanità.

Coltellacci nutre rispetto e ammirazione per i suoi superiori Ghibaudo e Moretti, ma questo non gli impedisce di farne oggetto di ironia.

A Roma più si ironizza sull’amico più gli si vuole bene.

È comprensibile che il brigadiere piemontese Ghibaudo rimanga un po’ perplesso, e si chieda se debba guardarsi le spalle oppure no.

La risposta è no: un amico romano è per sempre!

4.  Nel romanzo tratti il tema dell’emancipazione femminile, in particolare delle difficoltà incontrate dalle donne per affermarsi, tanto che Amelia si domanda se “ha senso fare una battaglia per le donne travestita da uomo?

A distanza di più di un secolo, a che punto siamo?

Siamo a buon punto, ma non buonissimo.

Se confrontiamo la situazione femminile attuale con quella che racconto in Chimere la strada fatta è tanta, e importantissima.

Ma le cronache ci insegnano che neppure in Occidente i diritti delle donne sono acquisiti per sempre, e che ancora in molti ambiti la parità è più di facciata che reale. 

5. Parlando di condizione femminile e di omosessualità agli inizi del novecento, focus più che mai attuale, hai screziato il racconto giallo di tinte noir. Ogni romanzo, anche quello che ha il solo intento d’intrattenere il lettore, ha quindi la possibilità di smuovere riflessioni più alte

Credo che ormai l’equazione ‘giallo = genere di intrattenimento’ sia del tutto superata, e da tempo.

Da un gesto violento emerge sempre con forza il contesto sociale che ha contribuito a generarlo.

Nell’indagare, si entra non solo negli accadimenti, ma anche nelle vite delle persone coinvolte, nelle loro relazioni, nelle pressioni sociali che subiscono, nelle condanne o nelle assoluzioni che spesso si portano dietro accanto alla giustizia ufficiale.

Mi sembra importante raccontare tutto questo mentre la trama propriamente investigativa fa il suo corso.

6.  Chimere ha il pregio di seguire un canone di riferimento narrativo molto amato dai lettori, che  si avvicina ai gialli d’impianto classico. Il tutto narrato con stile raffinato e certosino. Quali sono i maestri di questo genere letterario che hanno indirizzato la tua penna?

Ho iniziato a conoscere e ad amare il giallo attraverso i classici: Agatha Christie, S.S. Van Dine, Rex Stout, Conan Doyle e tanti altri che divoravo da ragazza.

Poi le mie letture hanno cominciato a spaziare verso tutti i colori del giallo, aprendosi al noir, al thriller, e naturalmente al resto della letteratura, rendendomi una lettrice onnivora.

Quando ho provato a scrivere qualcosa di mio mi è venuto spontaneo tornare alle origini, a quel giallo classico che non ho mai abbandonato. 

7.  “I sogni bisogna volerli fino in fondo. Inseguirli in capo al mondo

A proposito di sogni, tu che sei anche un’insegnante, che consigli ti senti di dare ai giovani di oggi per il raggiungimento dei loro obiettivi? 

È difficilissimo dare consigli in un contesto liquido come quello in cui viviamo.

L’immagine che preferisco consegnare loro è quella di un albero: radici ben salde a terra e rami protesi verso il cielo.

Momenti alti e bassi si alterneranno, ci saranno periodi di vento e siccità, ma raccoglieremo senza dubbio anche fiori e frutti.

8.  Uno dei momenti che gli scrittori amano di più è quello delle ricerche storiche. I tuoi romanzi sono frutto di un minuzioso lavoro sulle fonti. Dalla ricerca filologica dei termini, alle usanze quotidiane degli inizi del Novecento italiano. Questa prima fase investigativa è per te un male necessario o rappresenta un momento di vivifico estro creativo?

La fase di ricerca che precede un romanzo e che poi lo accompagna fino alla fine richiede tempo e pazienza, ma le scoperte ricompensano ampiamente le fatiche.

Sono curiosa per natura, e spesso succede che una ricerca sveli fatti o personaggi imprevisti che mi lasciano sbalordita.

Trovare quello che non cercavo e scoprire che è proprio ciò di cui ha bisogno la mia storia inietta linfa ed entusiasmo nelle pagine.

A volte poi capita che una scoperta al momento inutilizzabile diventi il centro di una storia successiva: non si resta mai a corto di idee!

9.  Ogni scrittore di crime ha nella sua lista di crimini qualche argomento tabù. Che sia la violenza sui minori, oppure quella sugli animali, come Norek,  comunque un tema più doloroso degli altri da narrare c’è. Quale è il suo tallone d’Achille?

Sicuramente la sofferenza fisica e psicologica dei bambini e dei più giovani.

Faccio fatica a leggere storie che la mettono al centro, e a maggior ragione non riesco a scriverne.

10.  Passando ora a domande più leggere.  I tuoi Must Read: quali titoli della narrativa gialla contemporanea vorresti consigliare ai nostri lettori? 

È molto difficile fare una scelta quando, per nostra fortuna, siamo circondati da tanti autori che rinvigoriscono il genere con le loro storie.

Dovrò fare riferimento al mio gotha personale, e perciò nominerò i libri storici di Carlo Lucarelli, per me il maestro del giallo storico italiano, sia quelli ambientati in epoca fascista che quelli di epoca coloniale di fine Ottocento, che amo particolarmente.

Uno dei miei preferiti è L’ottava vibrazione, e non a caso in Chimere c’è un piccolo omaggio proprio a questo romanzo. 

11.  Vuoi raccontarti a noi con tre aggettivi che ti contraddistinguono?

Davvero non saprei, per me è una domanda spiazzante.

Gli aggettivi non durano mai più di una manciata di minuti addosso a me!

Posso dirti in questo momento che sto maturando la sensazione di essere una scrittrice di confine e di confini.

Mi resta da capire dove questa auto-definizione potrebbe portarmi.

12.  Prima di salutarci quale messaggio o augurio ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori?

Auguro alle lettrici e ai lettori di Thiller Life di poter incontrare ogni volta che sarà necessario il libro capace di parlare alle loro vite, in quel preciso istante.

I libri giusti al momento giusto regalano consolazione, ispirazione, divertimento, illuminazioni.

Che nessuno di noi ne resti mai senza!

Thriller Life ringrazia Sara Vallefuoco per la disponibilità 🙂 

a cura di Claudia Pieri e Patty Pici