
Nell’ambito del Blog Tour Fazi, per l’uscita di Labirinti di Franck Thillier (di cui a breve la recensione), ThrillerLife ha avuto il piacere di curare la tappa Ambientazioni di questo bellissimo libro di un maestro del thriller contemporaneo.
LE AMBIENTAZIONI
Quando leggi Thilliez, ogni dettaglio, ogni parola ha un motivo, un perché.
Fa tutto parte di un disegno più ampio e l’ambientazione, i luoghi quindi, hanno la loro importanza e creano la giusta dose di apprensione nel lettore.
In Labirinti siamo in Francia.
Cinque donne, quattro protagoniste, una che si affaccia alla storia solo alla fine.
Partiamo dalla giornalista, Lysine; trasferita a Rouen in seguito ad un infausto evento, la vediamo tornare nella città natale, Le Mesnil-Amelot, a nord di Parigi.
Una cittadina gradevole anche se troppo vicina all’aeroporto.
Ma non sarà l’unico luogo in cui Lysine ci condurrà.
Ci sposteremo anche ad una ventina di chilometri a sud di Parigi, in una zona di edifici e magazzini stretti tra i binari della stazione e la riva del Senna.
La nostra prima protagonista però, è molto intrepida e si spingerà anche all’interno di un’abitazione.
Un’abitazione con una statua gigante in giardino, con un grande cancello verde. La casa si trova a Saint-Maur sulla riva della Marna davanti a un isolotto.
Casa singolare di certo, ma non quanto ciò che troverà all’interno…
Finirà anche tra opere d’arte e artisti eccentrici a Les Frigos.
Ma spostiamoci alla seconda protagonista, la psichiatra, Véra Clétorne e al suo Bout du Croc.
Paesino sperduto nel parco naturale dei Vosgi del Nord, che aveva ospitato ben 89 anime.
Raggiungibile solo da una strada che attraversa un fitto bosco.
Dal villaggio, via via spopolato, nient’altro che rovine e chalet ben distanti uno dall’altro, in ogni direzione si guardi, si vedono solo alberi.
Lo chalet di Véra è piccolo ma accogliente.
La legna crepita nel camino date le temperature molto rigide, nessuna tecnologia, nessuna compagnia tranne lui, André Lambert o anche vecchio orso, a due ore di cammino da lei.
Siamo giunti a lei, Julie la povera rapita.
Una ragazza di diciassette anni che ha tutta la vita davanti a sé.
Una ragazza traviata da un uomo adulto, uno scrittore con un certo fascino, Caleb Traskman.
Julie andava a Sapinière, in cima all’altura, costeggiava a piedi il Lac Noir, tutto pur di arrivare allo chalet da lui affittato.
Ma… un rifiuto è una vendetta!
Julie presa, rapita.
Una camera insonorizzata, un letto, un piccolo bagno, una lavagna, un quadrato a terra vassoio/lavanderia; un posto che finisce per conoscere centimetro per centimetro.
La sua prigione con le pareti tappezzate di articoli di cronaca nera, la sua prigione che negli anni acquista qualche elemento.
Avevo detto quattro protagoniste vero? Beh la quarta, una certa Sofia, apparirà nel luogo privato di Véra.
Ma alla fine sbuca anche un altro posto, una baia, la baia dell’Authie, con un porticciolo minuscolo, la Madelon e una pompa di benzina…
Dal dinamismo di Lysine, alla segregazione voluta di Véra, alla prigionia imposta di Julie, la Francia fa da sfondo ad eventi profondamente rilevanti, toccanti, macabri.
Una casa sotto sopra, del legno, il fuoco, una vecchia radio, una stanza, della gommapiuma alle pareti, una casa dedalo, labirinti.