Guido Sgardoli racconta a Thriller Life il suo Senso dell’alligatore

Guido Sgardoli

Guido Sgardoli

Guido Sgardoli: autore italiano tra i più importanti nel panorama della narrativa per ragazzi.

Nato a San Donà di Piave nel ’65, studia Veterinaria e al contempo si dedica alle sue passioni: la scrittura, l’animazione e il disegno.

Nel 2004 comincia la sua avventura nel mondo della letteratura per ragazzi e pubblica negli anni più di cento titoli, raccogliendo consensi di pubblico e prestigiosi premi letterari.

Dal Premio Andersen (vinto più volte) al Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2019 – Categoria 11+ a The Stone – La settima pietra (Piemme)

Tradotto in più di 15 Paesi nel mondo, i suoi libri vengono opzionati per la televisione e il cinema.

Viaggiatore appassionato, Guido Sgardoli scrive per diverse testate giornalistiche dedicate ai viaggi, approfondendo la storia e le tradizioni degli States, Paese che visita in più occasioni.

Sono proprio gli Stati Uniti e la provincia del Vermont che fanno da sfondo al suo primo thriller per adulti: Il senso dell’alligatore.

Quello che Sgardoli ci regala è un libro-mondo, un luogo narrativo che riconosciamo, che abbiamo già amato e che ci accoglie ben consapevole di poterci incantare il tempo di tre pagine. 

La scelta della copertina ci riporta gli odori e i colori di quella provincia americana che nasconde i propri delitti dentro le teglie di crostate alla frutta.

Guido Sgardoli - Il senso dell'alligatore

Potente, minuzioso e sontuosamente letterario, Il senso dell’alligatore ci narra una storia alla Stephen King, dove l’orrore si cela nel sottobosco delle azioni quotidiane.

Sgardoli ci apre le porte di Wytaco, soffocante cittadella del Vermont, recinto ideale per quel tipo di commedia umana che mette in scena le astuzie della sua stessa ipocrisia.

Larry, the new stupid kid in town,  è il perfetto capro espiatorio su cui far ricadere tutte le nefandezze della città e mondarla così da ogni suo peccato.

Veterinario, dannato già di suo, esperto consumatore di farmaci anestetizzanti, senza mai riuscire a mettere a riposo il suo senso di colpa e reduce da un coma profondo durato sei anni. Traghettatore psichedelico di una storia che arricchisce di sfumature paranormali e personaggio sufficientemente scaltro da non far scadere l’intreccio in orditi anche troppo sfruttati.

La rovina non sta nell’errore che commetti, ma nella scusa con cui cerchi di nasconderlo. S.King

Tutta la struttura architettonica de il senso dell’alligatore trova in questa frase il suo senso d’essere. È l’incredibile fragilità del sogno americano, che si sgretola dietro le tende tirate e i banchetti per la beneficenza.

 L’’oscurità che inevitabilmente alberga in ogni essere umano che si palesa sotto le righe di una storia che sa di sogno avverato.

È la bugia che ci raccontiamo perché incapaci di affrontare la realtà.

Citazioni letterarie, echi di canzoni canticchiate, frame di pellicole iconiche di un passato non troppo lontano impreziosiscono la lettura e contribuiscono a dare profondità alle figure che animavano il racconto.

Guido Sgardoli ci confeziona una storia nera come solo l’anima umana sa essere, un romanzo corale che ha l’ambizione di popolare la nostra biblioteca di nuovi personaggi indimenticabili. Tanti si perderanno, ma Larry vi assicuro rimarrà e si siederà accanto a voi disegnando sul muro il suo fantastico alligatore. 

Thriller Life ha avuto l’occasione d’incontrare Guido Sgardoli in occasione del Salone del libro di Torino e approfondire alcuni aspetti di questo nuovo romanzo.

Thriller Life: Partiamo dal titolo. Il senso dell’alligatore ci vuole introdurre in un mondo metaforico, oppure ne vuole evocare la forza e la pazienza? Che significato gli possiamo dare?

Guido Sgardoli: « È bello il fatto che ogni lettore possa dare la propria interpretazione, anche perché non c’è una vera spiegazione all’interno del libro. L’idea che mi sono fatto io, anche come lettore, è che l’alligatore è di sicuro una presenza metaforica, anche perché nel Vermont è un po’ difficile trovarlo, ma rappresenta il protagonista. Per la precisione rappresenta ciò che lui sta cercando di sfuggire. È come una presenza costante che gli ricorda quello che lui è, che è stato e ciò che deve affrontare del suo passato.

È la sua metà oscura ( citando King), la personificazione dei suoi sensi di colpa. Poi, se si va a vedere il significato simbolico, nei sogni l’alligatore vuol dire rinascita e in senso negativo, una situazione di pericolo. Ed è esattamente quello che incarna l’alligatore. Anche il nostro passato è così; a volte cerchiamo di sfuggirlo e cerchiamo un a rinascita, ma può essere anche un pericolo, perché ci costringe a fare i conti con noi stessi , con quello che siamo e con ciò che abbiamo fatto. L’alligatore mi piaceva come presenza non banale, veramente strana, bizzarra.

T.L: il titolo è bello anche per un doppio significato che il lettore può dargli

G.S: Infatti potrebbe essere anche una domanda, Qual è il senso dell’alligatore? E il lettore può dargli qualsiasi risposta, che sarà sempre comunque giusta.

T.L: La costruzione di un personaggio così spezzato, dettagliato e fragile come Larry non rischia di oltrepassare il foglio e costringerti a guardarti le spalle?

Sicuramente è un personaggio molto tormentato, anche se non è un personaggio positivo. Alla fine nasconde un passato ingombrante e poco limpido.

T.L: quasi un anti-eroe, sicuramente un personaggio che resta, con cui si empatizza.

Guido Sgardoli: Esatto. E anche scrivendo di lui ho empatizzato molto. Un po’ si parteggia per lui, ma quando si scopre chi è davvero, non si può fingere di non sapere. Anche per me è un personaggio che resta, considerando che ho scritto tanti libri e inventato tanti personaggi, Larry mi è rimasto addosso. È proprio la sua complessità, che riesce a farti stare dalla sua parte. Questo colpisce. Poi è fragile come persona e ha subìto quello che il destino gli ha riservato per le scelte che ha fatto. Scelte che cerca in tutti i modi di scrollarsi di dosso.

T.L: Spesse volte descrivi gli stati di distorsione mentale e fisica di Larry con una precisione che sembra vada oltre l’immaginazione. Da dove viene questa empatia?

G.S: Ovviamente non ho mai provato la ketamina o le sostanze di cui abusa Larry. Penso che la precisione venga un po’ dal mio mestiere. Nel senso che scrivendo molto, mi sono sempre calato, di volta in volta, nei panni dei vari personaggi e questo è un ottimo esercizio.

Ti costringi a fare scelte e pensare come farebbe quel personaggio, con quel vissuto, con quel carattere e con la sua psicologia.

Guido Sgardoli - Patty Pici

Poi la mia preparazione medica mi permette di immaginare le conseguenze di un trauma di questo tipo, sia a livello fisico, che psicologico, dove alcune persone del settore mi hanno dato dei riferimenti precisi.

Il lavoro maggiore rimane comunque quello dell’immedesimazione.

Qualcuno ha detto una volta : “Chi scrive libri è un attore che anziché recitare sopra un palcoscenico, recita davanti ad una tastiera di un computer.

Devi interpretare dei ruoli e quando lo fai ti devi immergere in quel personaggio e cercare di essere lui.

T.L: Non è un lavoro così scontato e a volte il personaggio, nonostante sia ben strutturato, non ha colore o fisicità

G.S: A volte anche non funziona o non riesce. L’intento può essere quello, ma si entra nel personaggio fino ad un certo punto e poi ci si ferma. Da lettore questo viene immediatamente percepito.

T.L: Spesso nel “ Mostro “ raccontato nei romanzi si trova il germe di una paura che ci teneva in scacco da bambini. C’è la tua paura nel Lupo di Vermont? O è Larry che ha ereditato le tue paure maggiori?

Guido Sgardoli: È esattamente come hai detto tu, il mostro è come uno specchio e riflette le nostre paure. Come i mollicci di Harry Potter, che incarnano ciò che tu temi di più.

Io sono sempre stato molto attaccato a mia madre, anche perché sono sempre stato un po’ malaticcio e non sono andato all’asilo. Quindi nei miei primi anni di scuola non ho mai socializzato molto ed ero sempre con mia mamma.

La mia paura era quella di essere abbandonato o dimenticato.

Esattamente ciò che succede ai ragazzini protagonisti de Il senso dell’alligatore. Vittime di un serial Killer e di conseguenza non tornano più a casa e non vedono più la loro famiglia. Questa era una delle paure che avevo effettivamente da bambino.

T.L: Thriller, Noir e Gialli si trovano anno dopo anno sempre in vetta alle classifiche dei libri più venduti. Perché ci piace così tanto leggere storie che declinano il Male in tutte le sue forme?

G.S: Ehh noi siamo così! Lo sai che siamo quelli che rallentiamo quando c’è un’incidente, ci spaventa, ma vogliamo vedere.

Siamo un po’ morbosi.

Quando ero ragazzino facevo una cosa simile, se lo ricorda proprio mia madre, perché lei leggeva le riviste come Oggi, e all’interno c’erano le foto dell’incidente o dell’operazione di qualcuno. Io andavo a vedere e poi chiudevo di corsa perché m’impressionavo. Come chi guarda i film dell’orrore dietro al cuscino e non cambia canale, lo guarda lo stesso . Questa nostra attrazione è nella natura umana ed è per questo che certi libri faranno sempre fortuna.

T.L: Tra le righe brilla il tuo amore per l’universo kinghiano, ( dal paesino tipico della periferia americana, alle derive soprannaturali del racconto mi ha riportata tra le pagine di Insomnia ) così come si percepisce netta la tua familiarità con le tematiche care al Southern gotic ( giustizia e verità ). Non è facile avventurarsi per quelle strade, soprattutto quando si ama molto un autore come King, quanto sei riuscito a dribblare le possibili somiglianze?

Guido Sgardoli : Non so se sono riuscito a dribblare le somiglianze. In realtà non me ne sono preoccupato. Negli anni, prima di iniziare a pubblicare, ho scritto spesso “imitando” lo stile degli autori che via via che leggevo mi appassionavano.

Ho avuto il periodo di Poe, di Faulkner, di Joyce e anche quello di King.

Tutto questo, nel tempo, si è fuso in un amalgama indistinto che forse è la mia voce. In una storia come questa, dove la comunità chiusa e ristretta indirizza le vicende del protagonista, è normale che il riferimento sia King, ma non solo. Se si estrapola dal genere thriller il romanzo, si potrebbero sentire, in certi passaggi, le suggestioni della Strout o di un Kent Haruf.

T.L: Vite spezzate, bambini a cui viene rubata linfanzia, la cecità di un mondo adulto troppo vigliacco per guardare… i thriller, come i noir, diventano un veicolo per aprire gli occhi? Da lettura dintrattenimento passiamo quasi al romanzo sociale, in cui la componente investigativa diventa la chiave per mostrare i demoni che la società crea?

G.S: Mi piace questo paragone con il romanzo sociale, che aveva esattamente questa funzione: mostrare la verità per com’era, non per come la immaginavamo (a proposito, ho avuto anche il periodo Balzac). Ed è la forza della letteratura di genere, che, snobbata per lungo tempo dagli intellettuali, ora mostra la sua efficacia nel riprodurre senza sconti I vizi dei nostri giorni.

T.L: Passando ora a domande più leggere.  I tuoi Must Read: quali titoli della narrativa contemporanea vorresti consigliare ai nostri lettori?

Furore – Steinbeck

Pastorale americana –Roth

Il mondo secondo Garp – John Irving

Il problema dei tre corpi – Cixin Liu

Il buio oltre la siepe – Harper Lee

Lonesome dove – McMurtry

Angelo, guarda il passato – Thomas Wolfe

Viaggio nel mondo del paranormale – Piero Angela

Strade blu – William Least Heat-Moon

Mattatoio n° 5 – Vonnegut

Prima di salutarci quale messaggio o augurio ti piacerebbe lasciare ai nostri lettori?

G.S: Messaggio no. L’augurio di essere sempre curiosi e di indagare la meravigliosa realtà che ci circonda.

Grazie!

Grazie a te Guido Sgardoli e alla pazienza che ci è voluta in quella funambolica intervista tra lettori ignari e orologi troppo veloci 😉

a cura di Patty Pici

Ilaria Leoncini ha recensito Il senso dell’alligatore per Thriller Life QUI