4.8
Spiazzante
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Il dono

«È stato il mio cuore. Non sono stato io.»

Con queste parole, e un coltello insanguinato tra le mani, l’uomo accoglie la polizia.

Tutti lo conoscono, è un giornalista che si è sempre occupato di cronaca nera, unica persona a cui molti criminali hanno deciso di rilasciare un’intervista.

Un uomo integerrimo, calmo, stimato. Che ora è diventato un brutale assassino. Un mostro.

L’ispettrice Flavia Mariani è una donna dura e intransigente, non ha molti amici ma nel suo lavoro è sempre stata una delle migliori, forse per dimostrare al mondo, e anche a sé stessa, che una donna in polizia può valere più di un uomo. Quando va a trovare l’assassino nell’infermeria del carcere, è pronta ai comportamenti tipici di quelli come lui: il silenzio, la menzogna, l’invenzione. Invece, la realtà che le viene restituita è esattamente quella che hanno stabilito i primi rilievi: la modalità dell’aggressione, i tempi e i luoghi. Ma qualcosa non la convince.

Perché parla del proprio cuore come se fosse un’entità diversa da sé?

E perché in casa sua ci sono segni di persecuzione e minacce? La risposta, o almeno un primo indizio, è nella cassaforte dell’uomo, sotto forma di un foglio. L’uomo ha subito un trapianto di cuore e il donatore è Valerio Felici, un serial killer che per anni aveva agito indisturbato, fino alla morte accidentale.

Solo mesi dopo, erano state rinvenute per caso le prove dei suoi crimini. A quanto pare troppo tardi per impedire che il suo cuore continuasse a vivere nel corpo di un altro. E ne facesse a sua volta un assassino. Ma il cuore non è il solo organo ad essere stato donato, e ora Flavia deve trovare gli altri. Per salvarli. O per fermarli.

RECENSIONE

Il dono non è solo il titolo del romanzo e il fil rouge della storia narrata, ma è anche il dono che ha fatto Paola Barbato ai lettori con questo thriller (ma non solo): intricato e intrigante, originale, mai scontato, decisamente spiazzante, “il perfetto connubio tra medicina e investigazione”, come è stato definito.

Un viaggio tra testa e cuore, tra scienza e leggenda.

Può un gesto di estremo altruismo trasformarsi nel peggiore degli incubi per chi ne beneficia ?
E’ questo l’interrogativo che serpeggia strisciante tra le pagine, imponendosi tra le righe, a mano a mano che la lettura procede.

Sin dalle prime battute appare evidente che ci si trovi davanti ad una storia fuori dal comune, che entra dentro, spinge a pensare e a porsi continue domande, destinata, insieme a tutti i suoi protagonisti, ad accompagnare a lungo il lettore anche una volta conclusa.

L’argomento scelto, quello dei trapianti di organi, non è sicuramente dei più semplici da trattare e leggendo si percepisce il grande lavoro di studio e di ricerca portato avanti dall’autrice, che si traduce in uno scritto competente e coerente, senza però mai appesantire la narrazione col nozionismo sul tema.

Scienza e crimine, bene e male, laddove i confini tra i due opposti si fanno via via più labili, fino a confondersi del tutto.

Ma non è solo la storia con i suoi intrecci e i suoi colpi di scena a catturare l’attenzione del lettore e a tenerlo avvinto alle pagine, in tal senso grande merito va riconosciuto anche a tutti i personaggi che animano la vicenda, magistralmente delineati dalla penna della scrittrice che, ad eccezione del pool investigativo, decide di nominarli soltanto con il nome dell’organo trapiantato: il Cuore, il Fegato, il Pancreas, le Cornee, il Rene Destro e il Rene Sinistro, i Polmoni.

Una spersonalizzazione che determina la perfetta adesione e identificazione di ognuno di essi con Il dono ricevuto, senza però nulla togliere al loro profilo psicologico anzi, un espediente che si rivela utile a tenere alta l’attenzione in chi legge durante lo svolgimento di tutta la vicenda, senza mai deviare.

Nell’ambito della caratterizzazione dei personaggi, una menzione a parte merita senz’altro l’ispettrice Flavia Mariani, già nota ai lettori, rigorosa, scorbutica, spigolosa: “Il suo peggior difetto era quell’assurda rigidità, un rigore che andava contro ogni logica, soprattutto in un mestiere come il suo. Ma era il solo modo in cui sapeva lavorare.”, eppure capace di stabilire con il lettore un legame forte, di suscitare, nonostante tutto, una corrente di empatia, fino ad arrivare a “creare dipendenza”, ovvero quel desiderio di non lasciarla andare con la fine del libro.

Di Flavia ci piace tutto, anche e soprattutto le imperfezioni, perché sono quelle che la rendono il più vicina possibile a chi legge, così come la sua lealtà e il suo profondo senso dell’amicizia.
In fondo la sua durezza, il suo attaccamento alle regole, altro non sono che la corazza dietro la quale l’ispettrice nasconde le sue fragilità:

Mai l’ispettrice Mariani aveva alterato una scena del crimine. Mai aveva rubato una prova per nasconderla ai colleghi. Mai, fino a quella notte. Sentì le lacrime salire, insieme al reflusso acido dello stomaco che non ne voleva sapere di tener giù più niente. Le lasciò uscire, affondò la testa nel cuscino del divano e pianse, pianse, pianse senza mai un gemito, perché non avrebbe sopportato di sentirsi.


A fare da sfondo alla vicenda de Il dono, Roma e le sue strade di periferia, la città della Mariani, tanto desiderata quando per lavoro viveva nella fredda Torino, quanto estranea, quasi respingente adesso, un po’ come il suo cibo: “Torino l’aveva intossicata e resa fiacca, nel corpo e nello spirito. Il suo stomaco, per esempio. La prima sera che era uscita con gli amici,si era presa una cacio e pepe e una coda alla vaccinara, poi per tutta la notte aveva vagato avanti e indietro nel suo nuovo appartamento, cercando di digerire.

Infine per quanto riguarda lo stile, la prosa scorrevole, i capitoli brevi e i dialoghi concitati, assecondano il ritmo fortemente adrenalinico della storia, che non vive mai momenti di stanca o di incoerenza, ma può essere paragonata ad una vera e propria “cavalcata emozionale” dalla prima all’ultima pagina.

Cos’altro aggiungere, se non “leggetelo” .. ?!

Editore: Piemme
Pagine: 432
Anno pubblicazione: 2023

AUTORE

Classe 1971, Paola Barbato è sceneggiatrice di fumetti, attività per cui è stata quasi subito chiamata a sceneggiare dei numeri fondamentali di Dylan Dog.

Nel 2006 invece inizia la sua carriera di scrittrice, pubblicando subito per un grande editore: il suo primo romanzo thriller, Bilico, è infatti uscito per Rizzoli.

Nel 2008 il suo secondo romanzo Mani nude, uscito sempre per Rizzoli, ha vinto il Premio Scerbanenco.

Tra gli altri suoi libri ricordiamo Il filo rosso (Rizzoli 2010), Non ti faccio niente (Piemme 2017), Io so chi sei (Piemme 2018), primo romanzo di una trilogia, Il ritornante (Piemme 2019) e L’ ultimo ospite (Piemme 2021).

Ha anche lavorato per la televisione (la fiction Nel nome del male con Fabrizio Bentivoglio è stata trasmessa da Sky nel 2009).

Paola Barbato si occupa anche del sociale come presidente della Onlus “Mauro Emolo” che sostiene persone colpite da una malattia neurodegenerativa.

Nel 2021 ha scritto Vista da qui (Longanesi).

Il dono è il suo romanzo più recente

Il dono di Paola Barbato
Concludendo
Un romanzo originale, intricato ed intrigante, mai scontato, decisamente spiazzante, un viaggio tra scienza e leggenda, dove i confini tra Bene e Male si fanno via via più labili fino a confondersi del tutto.
Pro
Originalità della storia e della sua narrazione
Personaggi
Dialoghi
Ambientazione
Contro
Nulla
4.8
Spiazzante
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