
Una famiglia per bene
Nella Roma bene degli anni ’70 in pieno boom economico, vivono i coniugi Carpi.
Una bella villa immersa nel verde, il lavoro come chirurgo in una clinica privata ed in una pubblica non bastano per essere felici e quando si accorgono che la figlia Fiorella, di appena tredici anni, non è ancora rincasata all’ora di cena, si disperano appioppandosi colpe a vicenda e rinfacciandosi di negligenza.
Per poterla rintracciare ricorrono a tutte le loro altolocate conoscenze ed il caso viene affidato al capo della mobile Antonio Carraro, poliziotto tutto d’un pezzo che, a differenza di molti dei suoi colleghi, è rispettato da tutti per essere apolitico e incorruttibile.
In una società dove i favori e la corruzione regnano sovrane, lui è riuscito a non farsene invischiare e ad operare a testa alta.
Il suo uomo di fiducia è Fernando Solmi, alquanto indisciplinato, entusiasta del proprio lavoro e dall’intuito ineguagliabile ma è intollerante agli ordini e non sopporta la superficialità di certi colleghi.
Saranno queste sue doti, insieme ad un pizzico di fortuna, che lo porteranno a seguire una pista che lo porterà a scoprire il cadavere della ragazzina.
Ma in cosa poteva essere invischiata un’adolescente ribelle ma di buona famiglia che studiava in un collegio femminile gestito dalle suore?
Chi poteva aver approfittato di lei?
O forse Fiorella non era quella bambina dolce e docile che i genitori sostenevano?
Forse la verità sarà ancora più difficile da accettare e metterà a nudo una realtà piuttosto scomoda.
RECENSIONE
Siamo negli anni ’70.
Le ragazzine uscivano col Ciao della Piaggio, nuovo simbolo di una libertà appena conquistata, gli uomini sfoggiavano le loro macchine decappottabili e le signore della Roma bene stavano a spettegolare dalle amiche e lasciavano che a curarsi della prole fossero le domestiche.
È quello che succede in questo romanzo che Rizzoli ripropone del duo più brillante del noir italiano, l’indagine sulla scomparsa di una tredicenne, in via dei colli della Farnesina.
Una zona della Roma bene, chi ci abita è “arrivato”: ville di lusso protette da alte mura, alberi secolari, domestici e titoli azionari fa da sfondo a una Roma caotica, traffico intenso e tanti turisti per l’estate alle porte.
Andrea Carpi è un chirurgo di gran fama nella sua clinica privata, un medico non tanto brillante, senza cuore e pietà, ma è molto affezionato alla figlia anche se non è un padre presente.
La moglie, Mafalda, è una presenza di facciata, nessuna empatia con Fiorella, ché tanto lei un figlio nemmeno lo voleva perché l’avrebbe sformata.
L’unica persona che conosce la vita della ragazzina è Antonietta, la domestica che ne conosce le passioni e la fragilità.
A occuparsi delle ricerche Antonio Carraro, toscano con due grandi passioni: l’organizzazione e la pittura.
È stato promosso senza appoggi politici e questo fa di lui una perla rara, non scende mai a compromessi.
Un vero e proprio segugio, abile e furbo, ostinato, non si ferma davanti alle apparenze, metodico e, cosa che non guasta, è anche un bell’uomo.
Fernando Solmi, napoletano verace, occhi vivi che sprizzano allegria è l’uomo di fiducia di Carraro; vedovo con un figlio di sette anni che fatica a crescere da solo.
Sul lavoro dimostra estro ed entusiasmo ma è un cane sciolto e questo arreca qualche fastidio ai colleghi, ma intuito e fiuto infallibile sono le sue armi vincenti.
Sarà di fatto proprio lui a “rubare” la scena e a battere ogni pista fino alla risoluzione del caso.
Caso che il capo della mobile prende molto a cuore perché anche lui ha una figlia di tredici anni che capisce di non conoscere affatto, per cui prova empatia con i coniugi Carpi e si butta a capofitto dietro un’ispirazione.
Le indagini si devono svolgere con circospezione e cautela perché le pressioni dall’alto sono tante, ma si lasciano aperte tutte le piste: estorsione, vendetta, allontanamento volontario?
Solmi sapeva bene quali vizi biechi si nascondono sotto la maschera della rispettabilità
In un’ epoca che sembra tanto lontana ma che, in fondo, è appena dietro l’angolo, fanno la loro comparsa i primi “cervelloni”, il nuovo sistema di raccolta dati, le squadre si chiamano via radio ma, sapendo di poter essere intercettati da chiunque e soprattutto dai giornalisti, sono continuamente alla ricerca delle vecchie cabine telefoniche o di telefoni pubblici, le fotografie si portano a sviluppare sui rullini di cellophane.
È un sistema che sembra così antiquato e ci fa sorridere ma questa storia coinvolge fin dalle prime pagine.
Incalzante grazie ad un racconto che si sente vivere capitolo dopo capitolo, è uno di quei tipici gialli all’italiana di cui non ci si stanca mai, dove a rubare la scena sono indagini condotte senza guardare in faccia nessuno, dove un po’ di prepotenza e di spavalderia sono le mosse vincenti e dove l’umanità dei personaggi è palpabile e convincente.
Scorre veloce la lettura di questo libro forse troppo breve con forse troppi cliché, ma la costruzione dei personaggi è davvero ottima così come interessanti sono le ambientazioni e soprattutto le indagini e le tecniche usate per la risoluzione del caso.
Quello che faranno non è più affar nostro, disse Solmi, che alla fine di un caso si scaricava di tutta la tensione che lo aveva sostenuto, e riusciva da archiviarlo anche dentro di sé.
Editore: Rizzoli
Pagine: 208
Anno di pubblicazione: 2023
AUTORI
Fabio Pitorru, di origini sarde, nasce a Ferrara nel 1928 e, nel dopoguerra, è attivissimo animatore della vita culturale della città.
Attivo nel settore del giornalismo locale di sinistra inizia un’attività di documentarista che ne caratterizza la vocazione cinefila.
A metà degli anni ’60 si stabilisce a Roma dedicandosi all’attività di scrittore in coppia con Felisatti.
La coppia diventa un marchio di fabbrica del genere giallo ritenuto poco trainante per l’editoria nostrana.
Parallelamente inizia anche l’attività di sceneggiatore sia di film tratti dai suoi romanzi che di altri.
Tra il ’73 ed il ’75 lavora per la televisione, sempre in coppia con Felisatti, realizzando la fortunata serie poliziesca Qui squadra mobile, antesignana delle moderne fiction ambientate nei commissariati italiani.
Nel frattempo prosegue la sua attività di scrittore scrivendo minuziose biografie di personaggi storici. Muore a Ferrara nel ’95.
Massimo Felisatti nasce a Ferrara nel ’32, da giovanissimo stringe amicizia con Pitorru.
Laureatosi in lettere moderne e appassionato di cinema arriva a Roma nel ’66 dove si dedica alla traduzione di opere latine ed alla saggistica.
A Roma ritrova l’amico Pitorru firmando con lui diverse sceneggiature che testimoniano il loro impegno sociale e da cui verranno tratti dei film.
Per tutti gli anni ’70 e ’80 continua la sua attività di sceneggiatore e fiction televisive di successo, sia di scrittore di saggi e romanzi (Rosso su nero per giallo Mondadori).
Collaborò ad inchieste televisive di valore come Un delitto di regime: il caso don Minzoni.
Pur rimanendo legatissimo a Ferrara visse e lavorò stabilmente a Roma.
