Antonio Lanzetta: «I romanzi devono raccontare le persone »

Antonio Lanzetta - incontra Thriller Life

Antonio Lanzetta

Scrittore salernitano; dai romanzi fantasy è passato al thriller di qualità, tradotto in vari Paesi e corteggiato da prestigiose case editrici internazionali.

Il Thriller è il suo Regno e il suo marchio di fabbrica è la complessità della psiche umana, resa con grande maestria nel suo parterre di personaggi tormentati.

Normale e paranormale mostrano, nelle storie di Antonio Lanzetta, il lato più fragile e si fondono in un unicum articolato e coerente.

Thriller Life segue con entusiasmo le uscite di questo autore ( diverse le interviste che ci ha concesso ), che nel tempo ha collezionato vari premi e riconoscimenti: da Il buio dentro”, tradotto in Francia, Canada e Belgio e nominato dal «Sunday Times» uno dei cinque migliori thriller stranieri dell’anno, a Il tempo dell’odio.

Con la Newton Compton Editori ha pubblicato L’uomo senza sonno e il recentissimo Delitto in riva al mare.

Delitto in riva al mare è la conferma della bravura di Antonio Lanzetta nel descrivere i turbamenti della mente umana, riportando a piene mani l’angoscia che si nasconde nel buio dell’inconscio.

Questa caratteristica narrativa la possiamo riscontrare tra le righe dei più grandi autori di tutti i tempi, non a caso Antonio Lanzetta è stato definito dal Sunday Timeslo Stephen King italiano

Antonio Lanzetta - Delitto in riva al mare

Il romanzo di Lanzetta – Un delitto in riva al mare – è un pugno nello stomaco, è un’altalena di emozioni: paura, ansia, coraggio, forza e riscatto.” Francesca Pica.

In questa nuova storia si ripercorre il trauma dell’infanzia abusata, tema particolarmente congeniale all’autore, e si alternano le voci del presente e quelle del passato, imbastite con fili neri, nerissimi, a comporre la più orrorifica ragnatela.

Proprio in occasione dell’uscita del nuovo thriller – Delitto in riva al mare – abbiamo avuto modo di chiacchierare con Antonio Lanzetta.

Tra stand traboccanti titoli e storie e una folla di lettori, quest’anno particolarmente numerosa, incontriamo Antonio al Salone del libro di Torino.

Thriller Life: Iniziamo subito ad introdurre il tuo nuovo libro con una bella domanda sintetica: racchiudi il tuo romanzo in tre parole

Antonio Lanzetta: Perturbante, Misterioso, di Formazione

T.L: Ritorniamo al tema a te più caro… l’infanzia violata (tema di L’uomo senza sonno), fil rouge che lega i tre personaggi; tutti hanno un’infanzia accomunata dalle violenze. Da dove nasce la necessità di dar voce a questi personaggi? 

A.L: Mi piace raccontare il processo attraverso il quale si forma un individuo, il modo in cui si superano i conflitti e come le esperienze di vita, positive e negative segnano l’esistenza in modo irreversibile.

Credo che i romanzi debbano raccontare “le persone” piuttosto che focalizzarsi sulla trama.

Da lettore, provo una noia mortale per quei romanzi “usa e getta” infarciti di colpi di scena inverosimili che hanno il semplice scopo di intrattenere e che, una volta terminata la lettura, vengono dimenticati con la stessa rapidità con cui sono stati letti.

Personaggi ben strutturati restano sempre, invece.

T.L: Il carattere algido della psichiatra di Matteo è il perfetto contraltare del carattere di Lidia. È un modo per “descrivere” le due facce della psicoterapia?

A.L: Probabilmente sì, così come descrivere anche un metodo di lavoro differente oltre che generazioni diverse di professionisti a confronto.

T.L: Grande indagatore della psicologia umana, i tuoi scritti trovano nel thriller un filo conduttore che sostiene poi una narrazione molto intima. Questo genere narrativo è il luogo ideale per sondare la psiche umana?

A.L: Da lettore, ancora più che da scrittore, mi piacciono le storie che parlano delle persone: il modo in cui loro affrontano i conflitti interiori e poi il modo in cui si confrontano con la vita.

Come riescono a superare gli ostacoli e come questi ostacoli poi li cambiano.

È poi la trasposizione della vita reale, in quanto ogni giorno, nel nostro piccolo, tutti noi ci troviamo ad affrontare numerose difficoltà.

La vita vera non è quella di C’era una volta e vissero tutti felici e contenti.

T.L: È proprio questa pienezza psicologica dei tuoi personaggi che incatena il lettore al libro.

A.L: Speriamo dai 😉 In un mondo di libri usa e getta dove le trame sono tutte uguali, capita di non ricordarti neanche più la trama.

T.L: Infatti se leggi una storia dove i personaggi sono contornati bene e hanno una loro fisicità, allora te li porterai con te, rimangono.

A.L: Sì esatto! A me viene in mente L’ombra del vento di Zafòn. Nei dettagli non ricordo la trama, ma i personaggi li ricordo come se fosse ieri che li ho letti.

T.L: Francesca Pica, che ha letto e recensito Delitto in riva al mare QUI, si chiedeva se il finale aperto fosse sinonimo di un prosieguo.

A.L: Non sempre, anzi!

Ti dico la verità: i libri seriali mi creano un po’ di ansia!

Mentre invece mi piacciono quei finali che sono un pugno nello stomaco, che sono il concludersi esponenziale del climax, di una storia che cresce dall’inizio fino alla fine, seguendo le vite dei personaggi.

Quel senso di incertezza, di incompiuto è un po’ la trasposizione della nostra vita, pensiamo al fatto che nessuno conosce quello che ci accadrà domani e se i libri devono essere i più realistici possibile, allora devono seguire questi binari.

Noi non sappiamo quello che ci accadrà domani!

Quindi perché dobbiamo conoscere la fine di un libro?

T.L: Giusto. Io amo i finali aperti che lasciano spazio all’immaginazione, alle riflessioni.

A.L: Infatti. C’è anche un’altra cosa da dire: se io leggo un libro che mi dà risposte e quindi avverto la presenza ingombrante dello scrittore, che per forza mi vuole suggerire qualche cosa, mi fa gli spiegoni… mi annoio.

Sono belli quei libri che suscitano delle domande e poi ognuno prova a darsi delle risposte.

Questo è un modo di fare letteratura. Scrivere storie che sopravvivono al tempo e allo stesso autore.

T.L: In ogni personaggio “cattivo” creato dagli autori, si può riscontrare una scheggia d’infanzia, una paura che lo scrittore si porta dietro da quando era bambino.

A.L: Sì è vero. Citando Lovecraft c’è anche un’altra cosa, la paura dell’ignoto, quello che spaventa l’uomo, l’essere umano più di ogni altra cosa.

L’identificazione del “Mostro” al quale noi attribuiamo un aspetto orribile non è nient’altro che la proiezione dell’oscurità che ogni persona ha dentro di se.

Noi siamo punte di iceberg, ognuno di noi ha delle zone di buio nel proprio inconscio e può essere cattivo.

Quindi riguardare il proprio passato è sicuramente un modo di raccogliere informazioni, ma anche guardarsi intorno ti aiuta a raccontare storie e trovare personaggi.

T.L: “Dai a un bambino gli strumenti giusti e diventerà un uomo di successo. Dagli quelli sbagliati e creerai un mostro.” Vite spezzate, bambini a cui viene rubata l’infanzia, la cecità di un mondo adulto troppo vigliacco per guardare… i thriller, come i noir, diventano un veicolo per aprire gli occhi? Da lettura d’intrattenimento passiamo quasi al romanzo sociale, in cui la componente investigativa diventa la chiave per mostrare i demoni che la società crea?

Antonio Lanzetta: Il ricorso alla metafora e alla finzione permette allo scrittore di spingere i lettori a confrontarsi con la realtà e capire quelle cose che abbiamo sempre sotto il naso ma di cui non riusciamo a cogliere spesso le sfumature.

T.L: Sei anche  un assiduo frequentatore di social e grande lettore. Quanto ci piace questa nuova commistione di sostanza e forma? I social ci hanno dato la possibilità di sdoganare la lettura? ( Castillo x es. è un grande influencer ) 

Antonio Lanzetta: Per me, in realtà, i social sono uno strumento che uso per restare in contatto con i lettori e provare a raggiungerne di nuovi.

In Italia escono così tanti libri ogni settimana che è praticamente impossibile leggerli tutti, così come si fa veramente dura per un autore farsi conoscere, soprattutto in assenza di una campagna stampa a livello nazionale e su quei media che ti permettono di essere mainstream.

I social, quindi, se usati con criterio possono essere un’arma in più.

T.L: Già che ci siamo… circondati da tonnellate di storie, voci e romanzi da leggere… dove andiamo? Cosa dobbiamo assolutamente leggere? 

A.L: Considerata la sua recente scomparsa, La Strada di Cormac McCarthy è assolutamente il romanzo da leggere, per me.

grazie Antonio per la disponibilità e la gentilezza 🙂

a cura di Francesca Pica e Patty Pici

Thriller Life ha intervistato Antonio Lanzetta

L'uomo senza sonno - Antonio Lanzetta

in occasione dell’uscita di L’uomo senza sonno QUI

Il tempo dell'odio - Antonio Lanzetta

e per Il tempo dell’odio QUI