
Il manicomio di Guillon
A Guillon, un piccolo paesino incastonato tra le Alpi Giulie della Valle D’Aosta, la costruzione di un ospedale psichiatrico per criminali ne mina la tranquillità: i cittadini sono convinti che questo possa turbare le loro semplici vite e ne sfociano tensioni e minacce.
Fino a quando il ritrovamento di un cadavere trasforma la piccola località montana in una scena del crimine e paura e sospetti aleggiano sugli abitanti come una coltre di nebbia.
Ad affiancare il maresciallo Sebastiano Chavoux nella conduzione delle indagini, giunge dal capoluogo il criminologo Victor Bernard che con la sua esperienza riuscirà a scavare tra segreti e menzogne della gente di Guillon, gente chiusa e ottusa, abituata alla solitudine ed ai silenzi.
Ci sono rancori che covano per anni come braci sotto la cenere, pronti a riaccendersi alla prima scintilla scoppiando violentemente.
RECENSIONE
Guillon, quattromilacinquecento anime tra le montagne aostane, dove
l’esistenza scorre come un fiumiciattolo che a volte si sporca, a volte ristagna, altre volte viene turbato dai sassi lanciati dai bambini. Non esistono drammi a Guillon, solo ostacoli che vanno rimossi per continuare a vivere come prima
La gente di montagna non ama i cambiamenti, è diffidente, tutto quello che spezza la routine è visto come una terribile violenza e l’approvazione del sindaco alla costruzione di una REIMS, una residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza, praticamente un ospedale psichiatrico giudiziario, genera un malcontento che, per alcuni, arriva anche a vere minacce intimidatorie.
Diverse critiche vengono mosse al sindaco che non ha tenuto conto del parere dei suoi cittadini e loro, del resto, non gliele mandano a dire.
Ma quando il cadavere di Daniele Rosualdi, il custode del cimitero e il più agguerrito e accanito oppositore alla costruzione dell’ospedale psichiatrico, viene rinvenuto da Rosalba Seguin, una fanatica religiosa alquanto scorbutica, i tre carabinieri accorsi sul portone del cimitero si sentono testimoni di un evento unico per Guillon.
Un evento che cambierà la vita di tutti.
Dal capoluogo viene inviato il criminologo Victor Bernard che, fin da subito, cerca di reperire più testimonianze possibili.
Sarà lui ad interrogare Jeremy, l’adolescente figlio dei proprietari del bar, che si trova già in carcere perché trovato in possesso dell’arma del delitto: un coltello insanguinato.
“Omettere è più facile che mentire” sembrano pensare tutti quanti.
Durante l’indagine il criminologo scopre che il paese era dotato di telecamere di videosorveglianza, poste anche al cimitero, ma, in seguito ad una delibera, per gli alti costi di gestione, rimosse per ordine del sindaco, pochi giorni prima.
Delle registrazioni s’è persa ogni traccia.
Cos’ha da nascondere il sindaco?
E chi sta coprendo col suo mutismo e la sua insofferenza verso le forze dell’ordine?
In America le chiamano Wall of Truth, muro delle verità. Suona male in Italiano ma è il concetto che conta. Non faccio altro che cercarlo dall’inizio delle indagini e non lo trovo in nessuna delle persone con cui parlo. E’ frustrante.
Ma non è solo il sindaco a tacere informazioni.
C’è Delphine, amata dal maresciallo Chavoux, che continua a sprofondare sempre di più nell’oblio dell’eroina mentre Lisa, madre single e per questo allontanata da tutti, cerca di aiutarla come può.
Ma siamo sicuri che dietro l’apparente facciata di normalità non si nascondano personalità diaboliche e perverse?
Un muro di omertà sembra avvolgere questa storia, verità taciute, segreti e ipocrisie…
Sembra addirittura vi sia una sorta di maleficio o di incantesimo tante sono le stranezze che accadono o che sono accadute e che sono state celate agli occhi di tutti.
Poi, con l’omicidio del custode del cimitero, tutte le verità vengono a galla scoprendo così una fitta rete di relazioni malate, personalità traviate e fragili, amori che nascondono possessioni tragiche.
Sono molti i personaggi che compongono questo giallo, diversi tra loro e che compongono un puzzle variegato, tutti con l’intento di capire cosa sta sconvolgendo quel loro microcosmo così in bilico.
I molti dialoghi rendono vivace la lettura a tratti ironica, mai pesante.
L’intreccio della trama è ben strutturato nella sua semplicità lineare e conduce il lettore verso la soluzione.
Le dettagliate descrizioni dei paesaggi ammorbidiscono la babele di falsità, a volte piuttosto inverosimili e poco credibili, affastellate in un intreccio che risulta fluido e scorrevole.
Le elucubrazioni del criminologo sembrano uscite da un trattato e pare ne voglia fare sfoggio a ogni piè sospinto, la sua Statement Analysis è un po’ troppo pedante ma la sua simpatia alleggerisce l’insofferenza del primo impatto.
Essendo l’opera prima di un giovane autore è evidente la semplicità dello stile e della forma ma risulta comunque funzionale e ben strutturato.
Editore: Newton Compton
Pagine: 384
Anno di pubblicazione: 2023
AUTORE
Gabriele Raho è nato a Roma nel 1997.
Ha compiuto studi classici e si è laureato in filosofia.
Si è diplomato come attore professionista presso l’Accademia STAP Brancaccio di Roma.
È giornalista pubblicista e attualmente lavora per un canale televisivo a diffusione nazionale.
Il manicomio di Guillon è il suo primo romanzo.
