
La Bestia
Madrid, 1834: una terribile epidemia di colera ha messo in ginocchio la città.
Ma il terrore ha anche un altro nome, quello della Bestia: un essere spietato e inafferrabile che rapisce le bambine dei quartieri più poveri e ne smembra i corpi.
Quando la piccola Clara scompare, sua sorella Lucia non vuole aspettare di ritrovarne il cadavere.
Dà inizio così alla sua lotta contro il male e contro il tempo.
Ha quattordici anni e l’inestinguibile coraggio di chi sente di non poter fare altro.
Anche perché nessuno sembra voler fermare davvero il mostro.
Tranne Diego Ruiz, un giornalista testardo e temerario, che trascinerà nell’indagine anche il suo amico Donoso Gual, ex guardia reale, sguercio, ora di rinforzo alle porte della città.
Alla loro ricerca frenetica parteciperanno monaci guerriglieri, ambasciatori e prostitute, mentre una società segreta tesse i suoi intrighi fatali fra taverne e salotti, palazzi e lazzaretti.
È l’alba di una capitale che nasce nel sangue, di una città che brulica di vita e di morte e lotta per lasciarsi il medioevo alle spalle.
RECENSIONE
Sembra che in questo maledetto anno 1834 niente vada per il verso giusto: il colera, la guerra dei carlisti, la Notte di San Giovanni e la Bestia, anche la Bestia
Già in queste prime, poche righe, c’è in realtà tutto il romanzo di Carmen Mola.
In primis, la protagonista assoluta: Madrid.
Una città ben diversa dall’immaginario odierno di capitale accogliente, calorosa, radiosa, piena di freschezza e di movida.
La Madrid del 1834 è sprofondata nel colera, il male oscuro, la nuova peste, la prima vera malattia globale.
La città che non chiede mai a nessuno da dove viene, è come impazzita. Vomita disgrazie ogni giorno, sta colando nelle fogne, un pozzo nero la sta inghiottendo e farà sparire ogni forma di vita
Molto evocativa (oltreché fortissima) è l’immagine che la paragona a una città abolita dalla bellezza e diventata come Las Pinturas Negras di Francisco Goya, i dipinti dell’orrore, che sarebbe meglio non venissero mai mostrati.
Come le opere tardive del Goya (che sembrano emerse dai suoi peggiori incubi), anche la Madrid del 1834 pullula di carestia, violenza, disperazione, malvagità, ignoranza, superstizione cieca.
E la colpa è di tutti e nessuno.
Dei poveri, che portano malattie, e quindi vengono respinti al di fuori delle cinta.
Del clero, che avvelena l’acqua delle fontane, per uccidere tutti.
Di Dio, che castiga così i peccatori, che vivono al di fuori dei dettami della Chiesa.
E non c’è solo il colera.
Se i poveri muoiono, i potenti si fanno la guerra, divisi tra i neonati Carlisti, sostenitori di Don Carlos, che si autoproclamò re con il titolo di Carlo V, appoggiato dai monarchici legittimisti, dai cattolici tradizionalisti, e soprattutto dai reazionari antiliberali, e gli Isabellini, cioè i liberali, i massoni, i cattolici “costituzionalisti” e le frange più progressiste della società spagnola, che speravano di strappare a Maria Cristina di Borbone-Due Sicilie – divenuta reggente a causa della giovane età di sua figlia Isabella – alcune riforme in cambio del loro appoggio.
È questo lo scenario politico, in cui si muove La Bestia, tra quei palazzi che guardano il cielo e disprezzano quello che succede ai loro piedi.
Orgogliosi, impassibili di fronte alla collera dei cittadini, come se sapessero che niente li può scalfire.
Il colera, la povertà e la violenza potranno anche trasformare la città in un deserto, ma loro, gli edifici, resteranno in piedi, indifferenti, muti, in attesa di nuovi abitanti
Ma tra i palazzi, si muovono anche movimenti segreti, complottisti: i “carbonari” incappucciati, i cattivi del romanzo.
Cospirazioni, congiure, intrighi.
E soprattutto superstizione, stregoneria, rivestita di religiosità, che ricorda il Medioevo.
E ovunque c’è sangue. Tanto sangue.
Violenze per strada, esecuzioni sommarie in piazza, omicidi.
E quando si parla di credenze popolari, immancabili sono quelle sulle virtù taumaturgiche del menarca, il primo sangue.
Non c’è nulla di scientifico, è pura ignoranza, pericolosa però.
Il menarca ne La Bestia non fa diventare donna, ma vittima.
Questa è la vera metamorfosi che si produce con la mestruazione.
Un richiamo forte, purtroppo sempre attualissimo, sulla misera condizione delle donne,
sempre rinchiuse in una prigione sotterranea, in attesa che qualcuno permetta loro di uscire. Poche volte per far loro del bene, nella maggior parte dei casi per approfittarsi di loro, per usarle, per far loro del male
Vittime sono le bambine morte per mano della Bestia.
Bambine che diventano donne, sacrificate durante la trasformazione.
Vittima è Lucia, figlia di una lavandaia morta di colera, che per mantenere se stessa e la sorella Clara, vende la sua verginità in un bordello.
Eroi, e vittime al tempo stesso, sono anche i protagonisti maschili del romanzo.
Donoso Gual, ex guardia reale, senza un occhio a seguito di un duello d’amore, ora di rinforzo alle porte inviolabili della città.
Diego Ruiz, giornalista dell’Eco del Commercio, sotto lo pseudonimo del El Gato Irriverente, libertino e donnaiolo, ma amante della giustizia.
Tomas Aguirre, sotto le mentite spoglie di frate Braulio, combattente che ha perso la sua fervente vocazione alla causa carlista.
Loro sanno che la realtà è meno fantasiosa di quella che sembra, e forse peggiore.
Preferiamo chiamare Bestia ciò che non comprendiamo. Nello stesso modo in cui diamo la colpa delle crudeltà umane al demonio e ai suoi sotterfugi. Ma, se le togliamo le vesti della mitologia, ci ritroviamo di fronte la realtà. Quella Bestia non è altro che un uomo
La forte tensione narrativa, la ricostruzione storica, le atmosfere cupe, gli intrighi, gli improvvisi colpi di scena, (non ultimo, la rivelazione sullo pseudonimo Carmen Mola, dietro cui si nascondono in realtà tre scrittori e sceneggiatori spagnoli), fanno de La bestia quel giusto mix di storia, mistero e noir, che è sempre garanzia di successo editoriale a livello mondiale.
Traduzione: Massimo Sottini
Editore: Salani Editori
Pagine: 489
Anno pubblicazione: Luglio 2023
AUTORE
Carmen Mola è lo pseudonimo di tre scrittori e sceneggiatori spagnoli: Jorge Díaz, Antonio Mercero e Agustín Martínez, che hanno rivelato la loro identità con grande scalpore durante la cerimonia di assegnazione del Premio “Planeta” 2021, il più importante premio letterario spagnolo.
A lungo Carmen Mola è stata considerata l’Elena Ferrante spagnola.
Frutto di una scrittura collaborativa moderna, di cui i tre autori sono tra gli esponenti più acclamati a livello internazionale, La Bestia, pubblicato in Italia da Salani nel luglio 2023, ha venduto oltre un milione di copie e sarà pubblicato in quindici Paesi.
