
Colpo di ritorno. Un caso per Manrico Spinori
L’omicidio di un personaggio imbarazzante semina il panico nella Roma che conta. Il caso va risolto senza fare sconti ma con tatto, per evitare strumentalizzazioni.
Quella vecchia volpe del procuratore non ha dubbi: nessuno meglio del Pm Manrico Spinori, aristocratico capitolino con la passione della lirica, può riuscirci.
Il Mago Narouz, al secolo Capomagli Giuseppe, viene trovato morto nella sua casa di Trastevere.
L’uomo vendeva filtri d’amore, numeri vincenti e consigli a una selezionatissima, fedele clientela di gente dello spettacolo e politici. Incaricato delle indagini, Manrico Spinori ha come l’impressione di girare a vuoto, e talvolta perfino di essere manipolato.
Poi, proprio quando la situazione pare sul punto di sfuggirgli di mano, un suggerimento inaspettato gli permette di tirare i fili dell’ingarbugliata matassa.
A rimanere un groviglio, in compenso, sono le vite private di Manrico e dei membri della sua squadra, interamente composta da donne.
Soprattutto quella dell’ispettora Deborah Cianchetti, elemento dal pessimo carattere eppure utilissimo se invece del fascino e del savoir-faire occorrono metodi più spicci.
RECENSIONE
La squadra ormai consolidata del pm Manrico Spinori lavora sulla morte violenta del mago Narouz, un ex pasticciere convinto di possedere da anni il dono di leggere le qualità altrui e di insegnare a chi ne è dotato a trasformarle in poteri.
Il problema è che tra i clienti del mago ci sono anche attrici, personaggi dello spettacolo e, soprattutto, qualche politico di spicco della maggioranza di governo.
Spinori si muove dunque su un terreno minato, diviso tra l’esigenza di scoprire l’assassino e fare giustizia da un lato e l’obbligo di usare i dovuti riguardi verso “quelli che contano” ed evitare lo scandalo, dall’altro.
Eccolo allora alle prese con la difficoltà di conciliare le pressioni del capo della Procura di Roma, l’amico di vecchia data Gaspare Melchiorre, che dall’alto insiste per una gestione “soft” delle indagini; e le spinte dal basso della sua ispettora Deborah Cianchetti, la quale, con l’eleganza che le è propria, non smette mai di fare appello ad un tipo di giustizia “costi quel che costi”.
Come se non bastasse, c’è la stampa in agguato.
I giornalisti, che sembrano non nutrire simpatia nei confronti di Spinori, sono alla ricerca continua di scoop e tendono ad emettere le loro sentenze come fossero la Corte d’Assise.
È quello che De Cataldo chiama “il doppio binario delle inchieste, mediatico e giudiziario”, che spesso rischia di deragliare e di sfuggire dalle mani degli inquirenti.
Al di là del tema delicatissimo della giustizia, il libro propone altri argomenti di notevole interesse.
Ludopatia, melomania, affari di cuore, amicizia sono tematiche affrontate abbondantemente in tutti e quattro i romanzi della serie.
Questo ultimo in particolare ci offre una panoramica piuttosto dettagliata circa il mondo dell’esoterismo, delle sette pseudo-religiose e della magia, già a partire dal titolo.
Il Colpo di ritorno è, infatti, una sorta di boomerang che indica il ritorcersi degli effetti di una fattura o di un maleficio sulla persona stessa che lo ha emesso.
In questo ambito, il personaggio chiave è il marchese Eliodoro, il novantenne grintosissimo che vanta conoscenze smisurate in termini di occultismo e spiritismo, ma che non si ritiene abbastanza puro da potersi definire un iniziato.
E mentre c’è chi guarda con sarcasmo e scetticismo a questo mondo, tanti, creduloni o ingenui che siano, offrono a questi maghi la gestione della propria sorte, perché essa sia costellata di grandi successi in tutti i campi, affidandosi spesso inconsapevolmente a ciarlatani avidi e senza scrupoli: altro tema scottante dei nostri tempi.
Come tutti i libri di De Cataldo, anche questo è godibilissimo: chiaro nel racconto dei fatti; equilibrato nell’assegnazione degli spazi dedicati alla vicenda centrale e, rispettivamente, alle vicissitudini personali del contino e del suo staff; pieno di personaggi costruiti a regola d’arte.
Lo stile molto pulito e misurato sembra riflettere in generale l’aplomb del nobile Spinori; proprio per questo spiccano le parti in romanesco che esprimono pensieri e parole della veracissima Cianchetti, il personaggio più caratteristico di tutta la serie.
Editore: Einaudi
Pagine: 248
Anno: 2023
AUTORE
Giancarlo De Cataldo è nato a Taranto e vive a Roma. Per Einaudi ha pubblicato: Teneri assassini (2000); Romanzo criminale (2002 e 2013); Nero come il cuore (2006, il suo romanzo di esordio); Nelle mani giuste (2007); Onora il padre. Quarto comandamento(2008) ; Il padre e lo straniero (2010); con Mimmo Rafele, La forma della paura (2009);Trilogia criminale (2009); I Traditori (2010); con Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli, Giudici (2011); Io sono il Libanese (2012 e 2013); con Massimo Carlotto e Gianrico Carofiglio, Cocaina(2013); Giochi criminali (2014, con Maurizio de Giovanni, Diego De Silva e Carlo Lucarelli); Nell’ombra e nella luce(2014); con Carlo Bonini, Suburra (2013 e 2017, diventato prima un film di Stefano Sollima, poi una serie diffusa in centonovanta Paesi da Netflix) e La notte di Roma (2015); con Steve Della Casa e Giordano Saviotti, la graphic novel Acido fenico (2016); L’agente del caos (2018) e il ciclo con protagonista il Pm romano Manrico Spinori: Io sono il castigo. (2020 e 2023), Un cuore sleale (2020 e 2023), Il suo freddo pianto (2021 e 2023) e Colpo di ritorno (2023); con Cristina Cassar Scalia e Maurizio de Giovanni, il romanzo a sei mani Tre passi per un delitto (2020) e La svedese (2022).
Ha curato le antologie Crimini (2005) e Crimini italiani (2008).
Nel 2019 sono usciti Alba nera (Rizzoli) e Quasi per caso (Mondadori).
Insieme a Graziano Diana ha diretto il documentario Il combattente – Come si diventa Pertini, tratto dal suo libro omonimo (Rizzoli 2014).
