
La scelta
Andreis Kovac è un uomo potente e inafferrabile.
Arrivato bambino dalla Bosnia, è diventato il grande boss della malavita a Stoccolma, ma per incastrarlo la giustizia deve prima tentare di condannarlo per evasione fiscale.
Decisa a mettere insieme le prove della sua colpevolezza, il procuratore capo Nora Linde conta sulla testimonianza della giovane moglie del boss: la deposizione di Mina è in grado di cambiare le sorti di un processo molto difficile, perché Kovac può permettersi i migliori avvocati sulla piazza e ha, come sempre, la certezza di uscirne pulito.
Mina entra così nel programma di protezione speciale e trova riparo con il suo bimbo in una casa-famiglia su un’isola dell’arcipelago.
Nessuno sa dove si nascondono. Ma Kovac rivuole lei e rivuole suo figlio, ed è pronto a tutto per riaverli.
Nora e l’ispettore Thomas Andreasson della polizia di Nacka devono difenderli a tutti i costi dalla sua smisurata violenza e riuscire ad assicurarlo alla giustizia.
RECENSIONE
Viveca Sten, sceneggiatrice e autrice di thriller, acclamata a livello internazionale, con il romanzo La scelta propone il nono volume della serie I misteri di Sandhamn, diventata anche una serie televisiva di successo.
Il libro può essere letto in autonomia rispetto ai precedenti e, nonostante la sua considerevole lunghezza, oltre 500 pagine, grazie a una narrazione fluida, ai capitoli brevi e a una certa linearità, si legge rapidamente.
A differenza di altri polizieschi, La scelta non si focalizza sulla risoluzione del crimine, seppur presente in svariate forme, ma tocca questioni di attualità e rilevanza sociale, come la violenza domestica e la criminalità organizzata.
Il potente boss della malavita di Stoccolma, Andreis Kovač, rifugiato bosniaco e giunto in Svezia da bambino, è sospettato di narcotraffico, ma Nora Linde procuratrice capo incaricata delle indagini non riesce a dimostrare l’accusa e ricorre all’imputazione di evasione fiscale.
L’uomo, però, è astuto e manipolatore e anche se ha messo in piedi una macchina perversa di società di comodo per il riciclaggio del denaro sporco, non risulta facile da incastrare.
La moglie di Kovač, la giovane Mina, subisce da tempo violenza da parte del marito, ma fatica ad arrendersi all’idea, come quasi tutte le donne vittime di violenza, che l’uomo che ama non possa cambiare.
Mina resiste da anni ai maltrattamenti, ma Andreis feroce e pericoloso va oltre, quasi uccidendola.
Per Nora Linde la possibilità di trasformare Mina in una figura chiave nel processo contro Kovač diventa forse la strategia vincente, sempre che riesca a convincerla a testimoniare.
Lasciare un uomo violento non è affatto facile e Mina, distrutta fisicamente e psicologicamente, è paralizzata dalla paura.
Riuscirà Nora Linde a farla sentire accolta e protetta, tanto da indurla a testimoniare contro il marito?
La lettura di questo romanzo è a tratti un’esperienza dura per l’atmosfera cupa e inquietante che tiene il lettore con il fiato in gola e che gli fa provare un nodo allo stomaco.
La drammaticità dei fatti è tangibile, il disagio si insinua in tutti i pensieri.
È impossibile evitare di commuoversi per la cruda raffigurazione della violenza domestica e per le descrizioni che rendono palpabile l’amore materno di Mina per il figlio Lukas.
La giovane donna è dipinta come fragile e insicura, in balia delle violenze del marito, e ciò fa empatizzare il lettore che vorrebbe vederla reagire.
Infatti, la violenza domestica è spesso dovuta all’incapacità della vittima di lasciare la relazione o di riconoscere le proprie difficoltà.
Il figlio della coppia, Lukas, rappresenta per Mina un motivo per lottare perché tutto ciò che vuole è proteggerlo, e sarà proprio questa la chiave che farà scattare in lei la spinta per uscire dall’annichilimento.
Per quanto riguarda il personaggio di Mina non appare del tutto approfondito il movens.
Viene da chiedersi, difatti, da dove origini la passività che la rende ostaggio del marito, lei che viene descritta giovane, bella e con dei genitori affettivamente vicini ed empatici.
I fenomeni psicologici e sociali che favoriscono l’instaurarsi della violenza intrafamiliare non rispondono a una logica lineare, si tratta piuttosto di fenomeni complessi, all’interno dei quali entrano in gioco diversi fattori.
Ecco, questa complessità non mi è parsa del tutto rappresentata, e quei fattori di vulnerabilità, che in determinate condizioni rendono ineluttabile un destino di maltrattamento, meritavano di essere ulteriormente approfonditi.
Non vi è cenno a disfunzionamenti o a dipendenze patologiche nella famiglia d’origine di Mina, o a modelli socioeducativi mirati alla sottomissione o all’isolamento, o a esperienze pregresse di abuso subito o assistito o ad altri fattori che per brevità non cito ma che, se introdotti nella storia, avrebbero permesso di comprendere al meglio la complessità del fenomeno.
In questo senso c’è una parte incompiuta che, diversamente, avrebbe arricchito la narrazione.
Andreis Kovač è presentato come un individuo violento e pericoloso, disposto a qualsiasi cosa per schiacciare i suoi nemici e riavere la moglie.
Non si fermerà davanti a nulla pur di ottenere ciò che vuole.
Persone vicine a Mina verranno sacrificate e la minacciosa presenza del marito conferirà tensione al racconto.
Ma anche per questo personaggio c’è, forse, un’occasione persa.
L’uomo porta con sé gli esiti dei numerosi shock vissuti in Bosnia al tempo della guerra, e nel suo caso vengono maggiormente sviscerate le origini del trauma, ma non conosciamo quali percorsi lo portino ad essere un efferato delinquente.
Per dovere di cronaca è bene ricordare che i bambini esposti ad eventi scioccanti risultano particolarmente vulnerabili, ma proprio per tale motivo è anche possibile che attivino incredibili capacità di resilienza e recupero.
Non tutti coloro che subiscono un trauma svilupperanno da adulti sintomi di grave disfunzionamento, per altri, invece, gli effetti del trauma si radicano e deviano il neurosviluppo in forme specifiche di psicopatologia.
Per il personaggio di Andreis Kovač, ci viene proposto nel corso della lettura il prima (i traumi) e il dopo (la devianza delinquenziale), ma rimane insondato il percorso tra il punto di partenza e quello d’arrivo.
Un eventuale approfondimento in questa direzione avrebbe conferito maggiore spessore al personaggio e alla narrazione.
Tornando allo sviluppo della storia, mentre la tensione cresce via via, l’originalità della trama appare ridotta e gli eventi prevedibili, ed è proprio la prevedibilità a frenare il coinvolgimento del lettore, rendendolo, in alcuni passaggi, un osservatore disincantato.
Spiace l’esiguo ricorso alla ricostruzione scenica in quanto le mitiche ambientazioni dell’arcipelago e di Sandhamn, in questo romanzo sono relegate a dei brevi cenni, sostituite dalle descrizioni dei contesti relazionali e di vita dei personaggi come Nora Linde e Thomas Andreasson, vecchie conoscenze per chi ha letto gli altri romanzi della serie.
Il finale appare parzialmente incompiuto e un po’ scontato.
Traduzione: Alessandra Scali
Editore: Marsilio
Pagine: 560
Anno pubblicazione: 2023
AUTORE
Dopo una brillante carriera giuridica, Viveca Sten è tra le autrici scandinave di polizieschi di maggior successo internazionale.
Dai suoi libri, pubblicati in più di 25 paesi, è anche stata tratta la serie televisiva Omicidi a Sandhamn, seguita da 30 milioni di spettatori nel mondo.
Viveca Sten vive a nord di Stoccolma con il marito e i tre figli e trascorre lunghi periodi sull’isola di Sandhamn, nell’arcipelago di Stoccolma, dove la sua famiglia possiede una casa da generazioni.
Tra le sue pubblicazioni si ricordano con l’editore Marsilio: la serie I misteri di Sandhamn, L’ombra del potere (2020) e In nome della verità (2021).
