Il commissario Bordelli di Marco Vichi

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Nostalgico
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Il commissario Bordelli

Firenze, estate 1963.

La città è deserta per le vacanze e assediata dal caldo e dalle zanzare. Il commissario Bordelli passa le sue notti a rigirarsi nelle lenzuola, incapace di prender sonno, dopo giornate di banale routine estiva sbrigata da quei pochi rimasti in Commissariato, come il poliziotto Mugnai e il nuovo arrivato Piras.

Durante una di quelle lunghe notti insonni, Bordelli riceve una telefonata che gli annuncia una morte misteriosa: sul luogo del delitto, una villa del Settecento, giace il corpo senza vita di un’anziana signora; accanto al suo letto, un bicchiere con tracce di un medicinale per l’asma e sul comodino, riposto con cura e perfettamente chiuso, il flacone di quel medicinale.

Difficile, però, pensare a un attacco improvviso della malattia, come spiega il fidato anatomopatologo Diotivede, collaboratore e amico di vecchia data del commissario.

Bordelli inizia le sue indagini, partendo proprio dai singolari personaggi che frequentavano abitualmente la villa: l’anziana governante; i nipoti Giulio e Anselmo; Dante, lo stravagante fratello della vittima.

Ma ognuno di questi ha un alibi inattaccabile. O almeno così sembra, fino a quando il commissario Bordelli non decide di tornare sul luogo del delitto.

RECENSIONE

Marco Vichi ha voluto collocare il commissario Bordelli, negli anni ‘60, in una Firenze che fermenta, e ricorda.

Il personaggio è un fumatore incallito, pigro, lento e molto nostalgico.

La trama, divaga nella gioventù del giovane Bordelli con le zie di Mantova, o con avventure, e la guerra.

Questi continui sconfinamenti, si ripetono di frequente tralasciando ciò che dovrebbe fare un commissario.

… me lo portavo sempre dietro in pattuglia.

Gli altri attori, sono ben delineati, tipo il cuoco più basso d’Europa che usa ovunque il burro, oppure il fratello della assassinata, uno scienziato, manco a dirlo, svitato ma nella sua svalvolata vita, ragiona con coerenza e risolutezza.

… è il più bello scherzo del mondo perché chi te lo fa non c’è più e non ti può vendicare”

Interessante la ricerca per rimanere inchiodati in quell’epoca, la mitica: Lettera 22, la Napoletana per il caffè, il Maggiolino.

Il mantra del libro è accendere la sigaretta, asciugarsi il sudore dall’afa terrificante, e pensare al passato.

Edito da TEA
Pagine 219
Anno 2013

Autore

Marco Vichi, scrittore italiano ha esordito nella scrittura con racconti brevi apparsi su numerose riviste italiane, pubblicando il suo primo romanzo, L’inquilino, nel 1999, cui hanno fatto seguito Donne donne (2000) e Il commissario Bordelli (2002), il primo della serie poliziesca incentrata sul protagonista omonimo e ambientata nella Firenze degli anni Sessanta che è proseguita con Una brutta faccenda (2003), Il nuovo venuto (2004), Morte a Firenze (2009), La forza del destino (2011), Fantasmi del passato (2014), Nel più bel sogno (2017), L’anno dei misteri (2019), Un caso maledetto (2020), nel 2021, Ragazze smarrite e La casa di tolleranza, Non tutto è perduto (2022), Nulla si distrugge (2023).

Curatore di antologie di storie noir e sul tema della devianza (Città in nero, 2006; Delitti di provincia, 2007; È tutta una follia, 2012), oltreché della raccolta di novelle Decameron 2013, V. possiede una scrittura agile e in grado di ricostruire con efficacia luoghi e atmosfere e di delineare accurati e credibili profili psicologici, come attestano, tra gli altri, i romanzi Il brigante (2006), Nero di luna (2007), Per nessun motivo (2008), Un tipo tranquillo (2010), La vendetta (2012), il suo primo libro per l’infanzia, La notte delle statue (2013), Il console (2015), il suo secondo libro per l’infanzia, Il coraggio del cinghialino (2015), la raccolta di racconti Se mai un giorno (2018), Per nessun motivo (2019) e Ombre (2022).

Il commissario Bordelli di Marco Vichi
Concludendo
Da leggere se si vuol navigare, solo nell'animo e nell’introspezione.
Pro
Ottima ricerca per la costruzione dell’ambiente.
Contro
Ripetitivo
Lento
Nicotinico
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Nostalgico
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