Nostra signora delle nuvole di Mirko Zilahy

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Nostra signora delle nuvole

Mirko ha sette anni e sette nomi. Ogni nome una storia, una vita, un sogno, un destino che gli ha donato sua madre Annarita. Per lui ha inventato una lingua capace di trasportarli in un universo mitico e fiabesco. Insieme, hanno creato una fortezza di storie e di parole per difendersi dal più terribile dei mostri: la realtà.

Attraverso l’infanzia nel pittoresco quartiere romano di Città Giardino – punteggiata dalle visite dell’elegante nonna materna, del bizzarro nonno ungherese e dal rapporto difficile con il padre – la voce narrante muta con l’arrivo della sorellina e con il sofferto trasloco a Latina.

Con lo stesso sguardo svagato e favoloso di Annarita, Mirko trasforma le ansie in una narrazione picaresca che sfida le trappole dell’adolescenza, la scoperta dell’amore, e del dolore più grande. Finché, inesorabile, la realtà non s’insinua tra le mura di casa, portando con sé il fantasma dell’età adulta e della fantasia che si sfalda come le nuvole.

Tra le inevitabili macerie dell’esistenza resta però intatto l’obelisco della madre a testimoniare una storia meravigliosa e a tramandare le splendide illusioni di una vita.

RECENSIONE

Autotomia: è la capacità di alcuni animali di perdere una parte del corpo o di automutilarsi. Viene usata come strategia di difesa lasciando una parte non vitale (un arto o la coda) al predatore. Mentre la parte abbandonata continua a contrarsi distraendo il predatore, la preda è libera di fuggire. La parte monca è destinata a ricrescere.

Nostra Signora delle Nuvole è un libro meraviglioso.

È meraviglioso perché attraverso questo libro si percepisce l’amore di un figlio verso una madre e viceversa.

È meraviglioso perché attraverso queste pagine assistiamo al racconto della figura di una donna libera, coraggiosa, colta… una donna che crea un mondo fantastico ( e per fantastico non intendo solo di fantasia, ma anche splendido) per suo figlio Mirko.

Nostra Signora delle Nuvole è sia una saga famigliare sia un’autobiografia, sarebbe troppo facile pensare che sia la storia di Mirko Zilahy, ma la sua storia è solo lo sfondo per raccontare sua madre, Annarita.

Il libro è sempre narrato in prima persona, è Mirko che ci racconta la sua storia e quella di sua madre: nei suoi occhi e nella sua scrittura di bambino ci immergiamo in questa avventura che comincia dai suoi sette nomi…

“Ma perché sette?, protesto.
“Perché tu abbia più possibilità – Insiste – è più bello vivere tante vite che solo una, no?

Puoi farlo in tanti modi, – aggiunge -, viaggiando, conoscendo posti e persone diverse, leggendo tanti libri. – mi strizza l’occhio perché io leggo ancora lento e solo con lei, di sera o la domenica – Ma dentro di te ci sono tante vite e tutte insieme.”

Già, perché Mirko a scuola non riesce a ingranare.

Nonostante l’aiuto della mamma, lui non ha voglia, non riesce a concentrarsi e tutte quelle lettere sono per lui astruse.

Annarita, invece, insegnante di lettere e storia vive per i libri: per lei tutto il mondo si può leggere, come ci piace a noi.

Annarita usa la fantasia per aiutare Mirko a superare le sue difficoltà, perché per lei

i bambini sono speciali perché vedono cose che i grandi non vedono. Qualcosa che ancora non hanno ma sanno che perderanno

E se ci pensate, è così: i bambini vivono in una sorta di limbo fatto di nostalgia per le cose passate e curiosità per il futuro o comunque per le cose che non conoscono.

L’altra figura femminile che attraversa la vita di Mirko è la nonna Paola: ancorata al passato nobile della sua famiglia, porta con sé il piccolo Mirko nelle storie e nelle tradizioni della sua famiglia.

Divenuta vedova troppo presto, anche lei insegnante come la figlia cerca di ancorare Mirko al presente, ma facendogli volgere lo sguardo all’indietro: a ciò che è stato e a ciò che avrebbe potuto essere.

È bellissima e giovane Paola, è – come tutte le matriarche – la pietra su cui poggia la famiglia, la stella cometa da seguire quando ci si sente persi.

Come in tutte le favole, ma anche in quelle storie talmente vive da sembrare fantasiose, non può mancare l’antagonista che è il papà di Mirko: un uomo dedito allo studio per diventare medico, un uomo quasi anaffettivo per via del suo passato, un uomo che non riesce a esprimere in parole e gesti l’amore per il figlio.

Ed è anche per questo che Annarita cerca di chiudere Mirko e, poi la sua sorellina, in una sorta di cerchio magico o – come lo chiama lei – in un castello inespugnabile, un posto in cui rintanarti.

Perché, in fondo, è così: si può andare ovunque sia con la fantasia che con la realtà, ma serve un porto per fermarsi, un luogo per ritrovare sé stessi:

un luogo dove puoi escludere il resto del mondo con un semplice gesto e dove sai di trovarci le cose necessarie. L’amore e la lingua.

la bellezza di questo libro, oltre che nella continua oscillazione tra onirico e reale, risiede nel fatto che è pregno di “istruzioni” per vivere tendendo alla felicità, sono quei consigli che tutti i genitori cercano di dare ai figli, ma Annarita lo fa con la fantasia mescolata alla storia, quella vera e reale.

Perché il mondo della fantasia ti serva da rifugio quando la realtà ti farà paura.

perché, tutti usiamo dei mezzi per difenderci dalle brutture del mondo:

alla fine, ognuno si difende a modo suo. Mamma con le sigarette, le storie e le parole; papà con il suo camice addosso filtra il male dei corpi e lo trasforma in una lingua precisa che lo rende quasi innocuo.

Quella fantasia che ha dominato la vita di Annarita si fonde con la realtà e aiuterà Mirko ad affrontare sofferenze e dolori nella sua vita, ma anche gioie e felicità:

e devo credere. Che si è trasformata, che il gabbiano ha perso le ali e si è fatto lucertola. Sì, è la lucertola che ha rinunciato a un pezzo di sé per salvarsi dal grande predatore. Ha lasciato andare la coda per  avere salva la vita perché questo è un potente stratagemma difensivo e si chiama autotomia.

Grazie Mirko, per questo libro meraviglioso che ci ricorda l’importanza della fantasia e della parola, che mi ha insegnato a come difendermi dai dolori e a come affrontare le gioie.

Grazie Annarita, per aver insegnato a Mirko

che le parole sono come il vento: disegnano e raccontano. E che con le parole puoi fare tutto quello che vuoi.

Ma soprattutto che:

se il mondo fuori ha le sue regole, nel nostro la parola viene prima della vita. Le nuvole prima del cielo. La voce prima della carne.

Editore: HarperCollins
Pagine: 384
Anno pubblicazione: 2023

AUTORE

Mirko Zilahy, nato a Roma nel 1974, ha conseguito un Phd presso il Trinity College di Dublino, dove ha insegnato Lingua e letteratura italiana.

Collabora con il Corriere della Sera ed è stato editor per minimum fax, nonché traduttore letterario dall’inglese (ha tradotto, tra gli altri, il premio Pulitzer 2014 Il cardellino di Donna Tartt e il celebre bestseller Mystic River di Dennis Lehane). 

È così che si uccide, il romanzo con cui ha esordito nel 2016 facendo conoscere ai lettori il personaggio di Enrico Mancini, è stato un grande successo di pubblico e critica.

Sono seguiti La forma del buio (2017) e Così crudele è la fine (2018) tutti editi da Longanesi. 

Nostra signora delle nuvole di Mirko Zilahy
Concludendo
A metà tra una saga famigliare e un’autobiografia, Nostra Signora delle Nuvole è un romanzo che ci fa conoscere un Zilahy diverso dal solito, che gioca con le parole e le trasforma in nuvole da decifrare. Perché dietro ogni parola c’è sempre una storia.
Pro
La scrittura di Zilahy è così emozionale da far vivere al lettore tutta la sua vita.
La storia è viscerale, ti trascina con sé e ti fa riemergere senza fiato.
Contro
Nulla.
4.8
Carezzevole
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