
Il tempo corre piano
Nell’appartamento aleggia un’atmosfera tetra, e non è solo per la giornata d’autunno. Al commissario Tonio Buonocore il silenzio delle stanze, i soffitti bassi e soffocanti, gli ambienti freddi come la corsia di un ospedale danno un’impressione sgradevole.
Nel salone la signora giace su una poltrona di pelle dallo schienale alto, il busto riverso sul ripiano della scrivania, il braccio destro penzolante. Sul pavimento, a pochi centimetri dalla mano, la pistola. Sulla tempia destra spicca fra i capelli tinti di biondo il foro brunastro del proiettile.
Promemoria con il nome di un farmaco sperimentale per gravi patologie neurologiche sono sparsi per tutta la casa. Una vedova, senza figli, non accetta la sentenza di una malattia inesorabile e decide di farla finita: c’è chi non ha dubbi sull’ipotesi del suicidio.
Buonocore ne ha parecchi. Un evento doloroso nel passato della vittima, forse collegato all’assenza di fotografie e ricordi personali e di oggetti di colore bianco. Il foglietto strappato da una custodia d’argento e svanito nel nulla. Il fatto che nessuno nel palazzo abbia sentito lo sparo. Interrogativi a cui fornire una risposta. E poi, quel quadro.
Rappresenta la riva di un fiume e un ponte di pietra che si getta sulla riva opposta, immersa nella foschia. Personaggi in abiti scuri guardano una figura avvolta in una tunica chiara. Una donna dal volto nascosto dietro un velo sottile.
RECENSIONE
L’autore ci presente in anteprima cosa vede nell’istante in cui osserva il cadavere.
Un’anticipazione di quello che verrà sviluppato.
Inoltre presenta anche gli attori principali, così da farci un’idea di chi fa cosa, in questo giallo.
La narrazione avviene in due blocchi ben distinti, lo enuncia sempre nel titolo, ottimo invito a collocare l’evento nell’anno e nel luogo giusto.
Napoli 1993 2017
Il commissario Tonio Buonocore conosce bene Napoli, ogni angolo, ogni pertugio è un ricordo, uno stimolo da rammentare.
È uno testardo, riflessivo e osservatore, è il suo mestiere ma negli anni ha affinato altri strumenti basta una stonatura sulla scena del delitto, che lui la coglie immediatamente.
Contò tre foglietti gialli quadrati appiccicati a una mensola. Lesse appunti scritti con una grafia sottile e spigolosa con l’inchiostro rosso, poi un blocchetto con foglietti celesti, di cui uno strappato in malo modo.
Personaggio costruito con arguzia, dotato di vivace intelligenza, e pacata facondia. Infatti con l’ispettore Angela Garzya a volte basta solo una sguardo per intendersi. Quest’ultima è una donna attiva, dinamica, diretta, pronta a seguirlo in ogni avventura.
Nella scrittura del Luceri, si trova l’indole partenopeo, e piccole flessione dialettali, alcuni dialoghi appositamente sgrammaticati, per rendere la narrazione credibile e concreta.
Eppure, anche se l’assassino ha agito d’impulso, il delitto era nel suo cuore. E ce lo aveva ficcato la vittima, a torto o ragione.
Sì, concreta e godibile, tanto da farci apprezzare anche un fastidioso rumore.
scostò la sedia, provocò uno stridio sottile
Il giallo, uno di quelli classici senza thrilling, se non un breve accenno in un episodio, oltre che ad avere un intreccio logico, e a un epilogo ben strutturato, nel cammino della lettura si incrociano molti argomenti di quotidiana attualità.
Come l’infertilità, l’aborto e una malattia ingombrante che fa perdere se stessi in labirinti senza uscita.
Fosse un’imperdibile intrusione nelle pieghe di quelle circostanze personali che devono rimanere solo nella memoria di chi le ha vissute.
Il tempo corre piano è un giallo a tutti gli effetti. Nessun thrilling, se non in un solo episodio. Grazie alla sequenza delle indagini si denota il carattere del commissario e di come sia stato studiato a dovere.
Inoltre si affronta la quotidianità fatta delle piccole cose, ma anche di inciampi che si possono trovare nella vita, come le malattie e le perdite affettive.
Al termine della storia l’autore dona una sorpresa al fedele lettore che lo ha seguito fino alla fine.
Regala un breve racconto giallo degno di nota.
Editore Gialli Mondadori
Pagine 278
Anno 2023
AUTORE
Enrico Luceri è laureato in Ingegneria.
Lavora dalla metà degli anni ottanta in società di impiantistica per progetti.
Appassionato di Agatha Christie, che è tra i suoi modelli letterari, e del giallo deduttivo, è autore di romanzi, di una settantina di racconti e di sceneggiature, oltre che di saggi sul cinema, tra cui Storia del cinema giallo thrilling italiano presentato a puntate sulla rivista Sherlock Magazine edita da Delos Books.
Nel 2008 ha vinto il Premio Tedeschi.
Pubblica articoli in appendice alla collana I Classici del Giallo Mondadori, nella sezione “I segreti del giallo”.
Quando ero adolescente, imparai che parlare a bassa voce era segno di buona educazione.
Lo penso anche adesso.
In un giallo, però a volte parlare con un tono basso, quasi sussurrare, fa paura.
Perché chi mormora un nome, una parola, una frase spaventa molto di più di chi grida, sbraita e urla.
Chi strilla vuole solo nascondere la propria fragilità.
