Lo Hijab mancante
Intervista di Federica Cervini
A cura di Federica Cervini e Sharon Lattanzi
Oggi Thriller Life ha il piacere di ospitare Roberto Pegorini, giornalista e scrittore di Casazza. Pegorini nasce come giornalista di nera ma, con il tempo, decide di dedicarsi anche alla scrittura pubblicando con varie Case Editrici. Oggi, il romanzo protagonista è “Lo hijab mancante” edito da Todaro e letto e recensito da Federica Cervini e che potete trovare QUI
Thriller Life: Abbiamo conosciuto l’ispettore Valerio Giusti e la sua “variopinta” squadra nel tuo precedente noir “Almeno non questa notte”. Li ritroviamo ora in “Lo hijab mancante” e non possiamo che affezionarci a ciascuno di loro: come sono cambiati i personaggi della squadra e Giusti nel tempo? Quali caratteristiche peculiari sono emerse in ciascuno di loro?
Roberto Pegorini: Rispetto ad “Almeno non questa notte” sono passati solo pochi mesi, ma per i personaggi le vicissitudini con cui si chiudeva il romanzo non potevano portare che dei cambiamenti. A partire dall’ispettore Valerio Giusti che dopo aver visto finire la sua relazione clandestina con Martina si ritrova più solo e cupo che mai.
È nervoso e ha bisogno di lavorare per distrarsi, mentre prima era Martina la sua oasi di serenità. Al contrario, la sovrintendente Melissa Gardini e l’agente David Egger sono all’inizio di una relazione che vogliono tenere segreta, ma mentre lei pare essere a suo agio, in lui emerge quell’insicurezza giovanile che nel primo romanzo pareva non esserci.
Mirko Bettoni, per tutti Nerd Gates, invece è quello che lo stravolgimento lo troverà nelle prime pagine de “Lo hijab mancante” e sarà un grosso ostacolo per lui scoprire che oltre al suo amato computer esiste anche la sofferenza per amore. L’unico a mantenere il suo solito equilibrio è il vicequestore Giuseppe Calvanese, e direi per fortuna. Almeno il “capo” deve avere la barra del timone sempre ben dritta. Ma in futuro chissà…
Thriller Life: “A chi può interessare il seguito del tentativo di freddare una poliziotta? Il suo sangue è stato scongiurato e, se non lo vede scorrere, la gente si annoia”.
Questo è ciò che scrivi in “Lo hijab mancante” all’indomani dell’aggressione a Melissa: pensi davvero che “se l’asfalto non si sporca”, l’opinione pubblica si volta dall’altra parte? La nostra società è disinteressata ai fatti di cronaca ove non scorre sangue?
Roberto Pegorini:Come giornalista faccio da 30 anni cronaca nera e la regola delle tre S (sangue, soldi, sesso) purtroppo è una cruda verità. Il lettore vuole questo e la nostra società pure. Basti pensare ai molti casi di cronaca che leggiamo ogni giorno e vedere quanta morbosità troviamo. Personalmente ho sempre cercato di fare un giornalismo basato sui fatti utili e non sul dolore altrui, perché la vita di tutti i giorni non è un romanzo e la sofferenza delle persone è sofferenza vera.
So che è un approccio che rischia di fare perdere lettori; tuttavia, resto convinto che se si vuole cambiare la mentalità di una società si deve nel proprio piccolo porsi delle regole e rispettarle. Non è moralismo, è semplice deontologia che pare un po’ scomparsa per inseguire il volere della massa.
Thriller Life: L’ispettore Giusti ed il poliziotto dell’antiterrorismo Martinelli: vuoi parlarci del loro rapporto, del diverso stile professionale dei due e di eventuali analogie caratteriali fra questi personaggi del tuo noir “Lo hijab mancante”?
Roberto Pegorini:Giusti e Martinelli sono più simili di quanto all’apparenza possano sembrare. Chiuso e introverso il primo, sbruffone e superficiale il secondo. Però entrambi hanno ben in mente un concetto: la ricerca della verità. Pur nel loro modo di essere differenti, nei momenti cruciali riescono a ritrovarsi perché lo scopo che perseguono è identico. Non si muovono per interessi personali, non cercano vantaggi che talvolta un tesserino potrebbe dare loro. Sono poliziotti fatti e finiti e non nel senso di “sbirro”, bensì di persone che hanno ben in mente quale sia la loro professione. L’hanno scelta e la onorano.
Thriller Life: Il vicequestore Giuseppe Calvanese ha nei confronti di Giusti un atteggiamento scanzonato, spesso condito da simpatici sfottò, ma prova nei suoi confronti anzitutto stima e rispetto. Vuoi parlarci del loro simpatico rapporto professionale e di amicizia?
Roberto Pegorini: Gusti e Calvanese si conoscono da una vita e si apprezzano a vicenda. Esiste un racconto in “Ladri a Milano – Volume 3” intitolato “Allergico alla disciplina” in cui troviamo un giovane Giusti agente semplice e un Calvanese commissario in procinto di essere nominato vicequestore aggiunto, che per la prima volta vengono in contatto.
A quel tempo la confidenza non poteva essere quella che troviamo ne “Lo hijab mancante” ma c’erano i presupposti perché due diventassero amici. E questo si traduce in una sola parola: stima. Calvanese e Giusti si apprezzano professionalmente e questo facilita la loro amicizia che spesso sfocia in prese in giro e provocazioni. Con le persone intelligenti questo comportamento è possibile, e loro lo sono.
Thriller Life: Il mio personaggio preferito all’interno de “Lo hijab mancante” e dunque della squadra di Giusti è senz’altro Nerd Gates, Mirko Bettoni: il genietto del computer che passa le persone ai raggi x tramite il suo PC che, alcune volte, ha anche intuizioni brillanti.
In “Lo hijab mancante” il nostro “intrallazzatore della rete” nonché “impacciato poliziotto” vive una tormentata storia d’amore: a chi ti sei ispirato per creare questo indimenticabile personaggio? Quanto è importante all’interno di una squadra mobile la presenza di uno specialista nell’uso del web?
Roberto Pegorini: Non c’è un qualcuno che mi ha ispirato, quanto il fatto che ho frequentato parecchi commissariati e i poliziotti non sono solamente quelli che vediamo in giro nelle auto di pattuglia, pronti a compiere arresti, inseguimenti e, per fortuna in casi rarissimi, impugnare la pistola. Negli uffici ci sono tanti tutori dell’ordine che sembrano i classici impiegati e sono utili allo stesso modo.
Nerd Gates è uno di loro, con l’aggiunta che è un mago del computer. Queste figure, magari non ufficialmente riconosciute come hacker, le troviamo eccome nella vita reale, soprattutto nella polizia postale, e la loro importanza è notevole. Nelle indagini complesse pensare di non avvalersi della tecnologia, così come della scientifica, è impensabile.
Thriller Life: Il “compagno di viaggio” più intimo di Giusti è un gatto: Sebastiano. Che rapporto hai con il mondo animale e qual è la funzione di Sebastiano all’interno della vicenda e della costruzione, in particolare, del carattere spigoloso di Giusti?
Roberto Pegorini: Il mio rapporto con questo mondo è particolare. Ho sempre avuto scarsa confidenza con gli animali domestici, fino a quando le vicissitudini della vita mi hanno portato a incrociare tre gatti e un cane e a convivere per alcuni anni con loro. Ebbene, ho scoperto un mondo nuovo. Gli animali ci possono completare più di quanto si possa immaginare e lo dice uno che era sempre stato scettico. A patto che non si sia egoisti, si deve ricevere ma anche dare.
Entrando nel particolare, la presenza di Sebastiano, io la vedo sotto due chiavi diverse: la prima è che il gatto si fa gli affari propri e per lo stile di vita di Valerio è l’ideale: ognuno al proprio posto, facciamoci compagnia senza disturbarci. La seconda è che per me Sebastiano è un po’ la coscienza di Giusti: anche se non parla sa come toccare certi tasti del suo carattere.
Thriller Life: Quale messaggio vorresti lasciare ai lettori di Thriller Life?
Roberto Pegorini: Per quanto mi riguarda, i vostri lettori posso semplicemente ringraziarli e, se posso permettermi, dire loro che nei miei romanzi alla trama investigativa cerco sempre di abbinare alcune riflessioni su questioni sociali, nel caso de “Lo hijab mancante” l’integrazione e le questioni di genere coniugate al femminile, senza però mai parlare di “femminicidio” perché non amo sfruttare l’onda emotiva per cercare visibilità e consenso.
Thriller Life ringrazia Roberto Pegorini per la disponibilità.