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Ampere Cronistoria della follia di Paola Mizar Paini

Ampere Cronistoria della follia
Un groviglio di nebbia e follia.

Ampere Cronistoria della follia

Recensione di: Alessandro Quadri di Cardano

TRAMA

In una fredda mattinata d’autunno, nella quiete della campagna pavese, un uomo scopre ai piedi di una Cappelletta votiva i resti di ossa umane, tra le quali quelle di un neonato. L’indagine ufficiale viene sommariamente chiusa dalla polizia, ma la determinazione di chi ha rinvenuto i resti, nel voler dare non solo un nome ed una storia a quelle povere anime, ma anche a un riscatto alla propria coscienza, coinvolgerà il Maresciallo Marchi.

È l’inizio di una vicenda che porterà il Maresciallo a scavare negli archivi dell’ex ospedale psichiatrico di Voghera a caccia di indizi che lo possano aiutare a rivelare l’identità dei due scheletri. Marchi, coadiuvato dal Tenente Sabrina Ferri, scoprirà una tela ordita di atrocità e un segreto che copre come un sudario il vecchio manicomio. Lo scenario inquietante nel quale dovranno indagare assumerà i contorni di un viaggio oscuro dentro il male dell’animo umano mentre qualcuno, in silenzio, attende l’ora della giustizia e della vendetta.

RECENSIONE:

I “manicomi”, o “frenocomi”, nomenclatura con la quale venivano indicati gli ospedali psichiatrici in Italia tra il 1904 e il 1978, hanno sempre suscitato un misto di curiosità e paura.

Su questi sentimenti gioca Paola Mizar Paini, l’autrice di Ampere Cronistoria della follia, che si svolge attorno all’ospedale psichiatrico di Voghera.

La location è senz’altro suggestiva e costituisce uno dei principali punti di forza del romanzo, insieme al carattere melanconico del protagonista, il maresciallo Marchi.

La combinazione di questi due elementi permette al lettore di immergersi in un groviglio di nebbia e follia.

Il volume sembra basarsi in maniera preponderante sullo studio di “Oltre il cancello: viaggio negli effetti collaterali della mente umana” di Elio Morandini, tanto da riprendere molte delle vicende e dei particolari qui menzionati.

La scrittura di Paola Mizar Paini è scattante, rapida, e cattura da subito l’attenzione del lettore, che si lascia prendere dalla narrazione, seguendo affascinato questa indagine, che si mostra, a poco a poco, sempre più inquietante.

Sebbene Ampere Cronistoria della follia regali una lettura piacevole, il modo in cui viene trattata la malattia mentale è in parte semplicistico, troppo basata su una visione dicotomica che risulta, alla fine, un poco fastidiosa.

Infatti, l’approccio ricorda molto quello del romanzo di Ken Kesey, portato allo schermo dal meraviglioso Jack Nicholson in “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, dove il personale sanitario è composto da spietati aguzzini e i pazienti sono povere vittime, prive di reali problemi psichiatrici.

La realtà, ovviamente, era molto più complessa, e sebbene la legge voluta da Giolitti nel 1904 avesse come fine ultimo quello di separare i “matti” dalle persone sane, mettendo la guarigione in secondo piano rispetto alla salvaguardia della società e del buon costume, aveva anche istituito alcuni principi fondamentali, come l’obbligo di ricovero solo per persone pericolose o scandalose e la formazione di personale specializzato. Almeno sulla carta.

Non si può quindi seguire l’autrice nella sua visione di un universo psichiatrico italiano fatto solo di alienazione e soprusi, come non si può accettare l’idea che la legge Basaglia del 1978 sia stata per tutti una panacea.

Umanamente, si comprende che alcune pratiche, come l’elettroshock, turbino l’animo delle persone, ma non si può ignorare il fatto che la terapia elettroconvulsiva sia pratica ancora oggi per la sua comprovata efficacia o che i primi psicofarmaci siano stati commercializzati soltanto negli anni Cinquanta.

Avrebbe quindi giovato, se all’interno del romanzo ci fosse stato un personaggio capace di incarnare non solo insensibilità e spietatezza, ma anche i sacrifici fatti dal personale sanitario nel cercare di aiutare, praticamente senza strumenti farmacologici idonei, delle persone in seria difficoltà e che erano spesso pericolose per se stesse e per gli altri.

Per fortuna, non essendo un trattato di psichiatria, ma un romanzo giallo, Ampere Cronistoria della follia si fa perdonare questo taglio dicotomico e riesce a regalare, grazie alla scrittura attenta di Paola Mizar Paini, una storia accattivante fino all’ultima pagina.

Ampere Cronistoria della follia risulta, dunque, una lettura piacevole, con una buona trama e dei personaggi ben costruiti.

Editore: Edizioni dell’Orco

Pagine: 298

Anno di pubblicazione: 2024

AUTORE:

Ampere Cronistoria della follia

Paola Mizar Paini nasce a Marcignago (PV) e vive ad Alagna Lomellina. Lavora nel comparto Viabilità come assistente al traffico per Milano Serravalle. È mamma di Andrea, Ylenia e Denny. Esordisce nel 2017 con “Angeli innocenti” pubblicato da Fratelli Frilli Editori a cui segue “La casa delle ombre” (2018), “Emily: cronache dal passato” (2020) e “La stanza delle bambole ed altri racconti” (2023). Nel 2024 con Edizioni dell’Orco pubblica appunto Ampere Cronistoria della follia

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