Uno sbirro senza qualità
Intervista a cura di: Sharon Lattanzi e Roberto Frazetta
Spazio a cura di: Sharon Lattanzi
Alberto Odone nasce a Vercelli e nel 1996 vince il Gran Giallo di Cattolica con il racconto “La lama e l’inchiostro”. Nel ‘99 scrive una raccolta di avventure che vedono come protagonista il Commissario Scholl, arrivando come finalista al Premio Calvino. (QUI la recensione di Roberto Frazetta per Uno sbirro senza qualità).
ThrillerLife: Ciao Alberto, grazie per questa intervista. Partiamo subito con una domanda importante: quanto c’è di tuo nella filosofia di vita di Scholl?
Alberto Odone: In realtà non molto. L’impudenza e la sicurezza di sé di Scholl non le ho, però mi piacerebbe, almeno in alcune circostanze, possederle, ostentarle. Ci accomuna una certa ritrosia all’osservanza delle regole vuote, ottuse, della forma che soverchia la sostanza. Entrambi amiamo spaziare in vari campi della conoscenza, mescolare l’alto e il basso, Tex Willer e Kant (Willer ovviamente è l’alto). Condividiamo un’epica dell’eroe solitario, poco propenso a fare squadra. L’epica dell’uno contro molti, se non contro tutti. E un senso della giustizia personale, dettato più dalla coscienza che dalle convenzioni sociali. Entrambi all’etica preferiamo l’epica.
ThrillerLife: La scelta di un lessico così ricercato fa parte del tuo stile narrativo o del punto di vista del protagonista?
Alberto Odone: Ho uno stile abitualmente piuttosto ricercato, amo le metafore, il lessico vasto e variegato, la ricerca della parola giusta, del suono giusto. Della frase levigata. Ma in questa occasione la scelta stilistica è connessa a quella del punto di vista: Scholl si racconta in prima persona (avrebbe mai potuto fare altrimenti uno con il suo ego?). Per restituire il suo mondo, il suo modo di vedere e pensare le cose ho dovuto farlo attraverso il SUO linguaggio, un linguaggio che corrisponde alla sua personalità, alla ricchezza sua cultura, alla sua beffarda sicumera. È un linguaggio talora smisurato perché è Scholl a esserlo.
ThrillerLife: Cosa apprezzi e cosa detesti maggiormente in Scholl?
Alberto Odone: Cosa apprezzo: l’acume, il ghigno, l’audacia che rasenta la temerarietà, la sfacciataggine.
Cosa detesto: l’acume, il ghigno, l’audacia che rasenta la temerarietà, la sfacciataggine. Perché vorrei averli e non le ho.
ThrillerLife: L’ambientazione urbana e sociale di Milano quanto incide nella teoria del caos di Scholl?
Alberto Odone: Scholl sarebbe impossibile in un altro luogo. Milano e lui sono un’unica, inseparabile tessitura. Scholl può agire solo dove la complessità è ai limiti del delirante, dove vige l’esagerazione, dove dilaga il disordine. A Cremona o a Vercelli sarebbe un disadattato: non le capirebbe, non si capirebbero.
ThrillerLife: Riprendendo una citazione del romanzo, anche per te la verità è un concetto estetico?
Alberto Odone: La verità in senso ontologico è perduta o forse è stata solo un’illusione morta con S. Tommaso. La verità o meglio, le verità, sono racconto, perché il mondo stesso è racconto. Quasi sempre prevale il racconto del più forte, nei sogni di Scholl e nei miei dovrebbe prevalere il racconto più bello.
ThrillerLife: Cosa vuoi dire ai lettori di ThrillerLife?
Alberto Odone: Scholl è una meravigliosa canaglia, non potrete fare a meno di innamorarvi di lui.
La redazione di Thriller Life ringrazia Alberto Odone per la disponibilità