Caccia in laguna
Recensione di: Chantal Guzzetti
TRAMA:
Venezia, immediato dopoguerra. Un commissario di polizia viene trovato morto in una calle, e dopo di lui anche una ragazza. Parte l’indagine coordinata da Giuseppe Russo, il maresciallo che cova sentimenti antifascisti, ma solo nel cuore, visto che il suo ruolo non è compatibile con certe esternazioni politiche. Come al solito, è coadiuvato nell’ombra dall’amico Rodolfo Donati, ebreo, che nel ’43 era riuscito a sfuggire alla persecuzione nazista. L’indagine porterà a galla risvolti insospettabili in un’ambientazione fitta di richiami storici, culturali e sociali mai tramontati quali l’ebraismo, il fascismo alle radici del nostro paese e la repressione delle diversità.
RECENSIONE:
A cinque mesi dalla fine della guerra, nessuno si aspettava di trovare un cadavere, un uomo assassinato. Eppure accade, almeno in Caccia in laguna. La vittima è un commissario di polizia, non certo una bella persona, che andava a braccetto con fascisti e nazisti, tuttavia la sua morte sconvolge e mobilita il commissariato in cerca dell’assassino. Anna Vera Sullam non fa certo mancare al racconto dei succosi sospettati.
Anche se i tedeschi sono scappati, il fascismo non ha più potere in Italia e i partigiani festeggiano, questo omicidio getta ombra sulla comunità ebraica che è stata già oppressa abbastanza. Questo capitolo di una serie di romanzi ambientati a Venezia, che vedono come protagonisti il maresciallo Russo e il suo astuto amico ebreo Rodolfo, trasuda la sofferenza di ogni ebreo che è stato perseguitato, che sia riuscito a fuggire o sia sopravvissuto per un pelo; che si sia unito ai partigiani per liberare l’Italia o si sia nascosto a casa di amici.
Nonostante si trattino temi delicati come la deportazione, Caccia in laguna è un giallo dai toni piuttosto leggeri e dalle sfumature noir, che è un po’ l’immagine che evoca l’autrice descrivendoci una Venezia avvolta dalla nebbia con i protagonisti che corrono tra le Calle.
L’idea dell’omicidio in sé, la vittima, il movente e lo scenario sono scelti ad hoc. L’ambientazione, la città veneta del dopo guerra, forse non permette di cogliere appieno gli orrori del secondo conflitto mondiale, ma fa da palcoscenico ad intrighi che riaffiorano dalla laguna. C’è da dire che Anna Vera Sullam si è concentrata molto sul delitto, sfiorando temi politici, accennando a fatti storici, e tutto questo senza appesantire la trama.
La storia di “Caccia in laguna” comincia perché un commissario è stato ucciso: un personaggio costruito per essere odiato. Per il lettore può non avere nessuna importanza chi sia l’assassino perché, a conti fatti, ha agito per il meglio. Ci si mette dunque dalla parte dei sospettati, ma la curiosità è comunque tanta. Perché la vittima è stata uccisa? Non può essere solo per disprezzo, ma per vendetta sì. Tagliapietra scovava gli ebrei rifugiati o nascosti per poi consegnarli ai tedeschi, per denaro; frequentava una donna sposata; era anche un pessimo giocatore di carte. L’autrice gli ha disegnato addosso un bel mirino luminoso.
Il romanzo non è avvolto da un alone di mistero. I personaggi si muovono e si presentano man mano con una serie di pov che chiariscono i punti bui e costruiscono la storia. Questo rende il giallo non troppo intricato. Caccia in laguna può definirsi un buon mystery da leggere senza troppo impegno, ma piacevole da gustare.
Senza grandi pretese, quest’opera fa vivere situazioni storicamente toccanti in modo piuttosto distaccato, anche se non privo di sensibilità, in modo da focalizzare l’attenzione sul caso da risolvere. La soluzione non è questa grande sorpresa, si può intuire, e la scelta stilistica della Sullam di alternare i diversi punti di vista toglie un po’ di mistero, ma aiuta a comprendere molte dinamiche.
I personaggi sono quasi tutti ben delineati. Il ginecologo è quasi esasperante a causa della sua superbia, ma è un abito che gli calza a pennello, tranne che sul finale, forse troppo surreale. Il protagonista sembrerebbe essere Rodolfo che è anche il personaggio migliore: terra terra, davvero realistico, un ottimo aiutante del commissario, insieme creano un duo degno di un buon vecchio giallo. Il maresciallo Russo, con il suo napoletano di non facile comprensione, non spicca particolarmente, né in male né in bene, ma fa il suo lavoro e arriva al risultato arrovellandosi il giusto.
Ogni storia dietro ai personaggio è davvero ben costruita e riempie bene le forme del romanzo.
Traduzione:
Editore: SEM
Pagine: 288
Anno di pubblicazione: 2024
Autore:
Anna Vera Sullam è nata e vive a Venezia. Laureata in Lettere, è stata a lungo ricercatrice presso l’università Ca’ Foscari, dove ha insegnato Lingua e Storia della lingua italiana. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: I nomi dello sterminio (Einaudi 2001) e Undici stelle risplendenti (Mondadori 2012).