Volver
Recensione di: Barbara Casavecchia
TRAMA:
«Tutti quei morti ammazzati, e io ancora senza giustizia». Serve coraggio quando si parte, ma a volte ne serve ancora di più quando si torna. È il luglio del 1940, l’Italia è in guerra. Ricciardi – preoccupato per la figlia Marta e per i suoceri, in grave pericolo a causa delle origini ebraiche – ha ormai trasferito la famiglia a Fortino, il paese dove è nato. Lì, nei luoghi dell’infanzia, sperava di avere un po’ di quiete.
Invece, mentre in città il fido brigadiere Maione cerca di salvare un comune amico da morte certa, tra le montagne del Cilento il commissario è messo faccia a faccia con un passato che avrebbe voluto scordare. Per lui, e non solo per lui, è arrivato il momento di regolare i conti con la propria storia. Del resto è questo, quasi sempre, il destino di chi torna.
RECENSIONE:
Volver è l’ultimo romanzo di Maurizio de Giovanni, quello che chiude la trilogia del tango, dopo “Caminito” e “Soledad” (recensito da Thriller Life QUI.
Siamo nel 1940, l’Italia è entrata in guerra e il commissario Ricciardi decide di trasferirsi con la famiglia a Fortino, suo paese natale, per proteggere la figlia e i suoceri dalle persecuzioni razziali. Nel Cilento, ripercorrendo i luoghi dell’infanzia, si trova ad indagare su un omicidio avvenuto decenni prima: quello di Gaetano Sarubbi, il giovane bracciante ucciso nella tenuta di famiglia dei Malomonte, il primo cadavere percepito da Ricciardi bambino, che gli rivelò la sua capacità di udire le ultime parole dei morti di morte violenta.
Luigi Alfredo Ricciardi si trova così a dover fare i conti con il passato e, affrontando il mistero della morte del bracciante come in un cold case, comincia ad interrogare i reticenti abitanti di Fortino, svelando pian piano segreti che sembrano coinvolgere la sua famiglia.
Maurizio de Giovanni, con la consueta abilità, ci porta all’interno della narrazione con uno stile fluido in cui il giallo si mescola alla descrizione degli avvenimenti storici. Uno dei maggiori punti a favore di Volver, come di altri suoi romanzi, è la forza straordinaria dei personaggi, unita ad un’accurata ricostruzione storica e alla descrizione vivida della città di Napoli che diviene, essa stessa, protagonista della storia.
Fondamentale è infatti l’apporto alla storia di una figura apparentemente marginale come quella di zi’ Filumena, l’anziana creduta sorda che ha sempre finto di non sentire per poter ascoltare, ignorata, i segreti dei suoi padroni.
Per non parlare di Bambinella, il femminiello informatore di Maione, che riesce ad aiutare il brigadiere nel suo tentativo di mettere in salvo il dottor Modo. Qui entra in scena la città, il quartiere che, come una famiglia, protegge Bambinella in un contesto storico nel quale, uscendo dal rione popolare, rischierebbe di essere picchiata, aggredita o arrestata.
Volver ha i tratti caratteristici del noir, ma al tempo stesso è un romanzo introspettivo che avvicina intimamente il lettore ai personaggi. Presenta dei passaggi malinconici e struggenti, spunti di profonda riflessione, momenti di rabbia e altri più ironici che tendono ad alleggerire la storia: un mix che porta il lettore ad attraversare diversi stati d’ animo nel corso di poche pagine.
Tanti sono i capitoli degni di nota, i cui estratti sono piccoli romanzi nel romanzo. Per citarne solo alcuni, i lettori apprezzeranno la straordinaria dichiarazione d’amore del commissario Ricciardi in visita ad Enrica dopo il trasferimento a Fortino, oppure le conversazioni silenziose tra Marta e zi’ Filumena, che sono delle autentiche lezioni di vita, oppure del racconto della Battaglia delle Alpi Occidentali.
Dal punto di vista della narrazione seriale, Volver può essere compreso anche da chi per la prima volta si trovasse a leggere le avventure del commissario Ricciardi. I capitoli iniziali sono assolutamente esplicativi del passato del protagonista e, al tempo stesso, introduttivi della storia che il lettore sta per affrontare. Questo è frutto della straordinaria abilità di Maurizio de Giovanni, la cui scrittura è assolutamente unica nel suo essere, al contempo, fluida e coinvolgente, semplice e ricercata, elegante e popolare, introspettiva e ironica.
Il tema centrale del romanzo è ovviamente il ritorno, da qui il titolo Volver, che riprende quello di una canzone di Alfredo Le Pera, famoso per aver scritto celebri tanghi e citato all’interno del libro. Il ritorno è l’epilogo perfetto di una storia lunga quindici libri e che chiude il cerchio là dove tutto è cominciato.
Si dice che questo potrebbe essere l’ultimo romanzo che racconta le vicende del commissario Ricciardi, ma sarà veramente così?
Come dichiarato dallo stesso autore, questo libro non rappresenta un addio definitivo, perché in futuro potrebbe tornare a raccontare storie ambientate negli anni Cinquanta o Sessanta, concentrandosi più sul personaggio della figlia Marta, piuttosto che sul commissario.
Quindi i lettori affezionati possono ben sperare di rivedere gli amati personaggi nati dalla penna di Maurizio de Giovanni. Chi, invece, avesse conosciuto Ricciardi, Maione, Modo, Bambinella, Livia e tutti gli altri per la prima volta con Volver, avrà il tempo necessario per recuperare le loro storie prima di una futura uscita.
Editore: Einaudi
Pagine: 264
Anno di pubblicazione: 2024
AUTORE:

Maurizio de Giovanni è scrittore e sceneggiatore. Nato nel 1958 a Napoli, dove vive e lavora, ama definirsi visceralmente “tifoso” della sua città. È autore dei romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Dopo “Il metodo del Coccodrillo” (Mondadori 2012.
Einaudi Stile Libero 2016; Premio Scerbanenco), con “I Bastardi di Pizzofalcone” (2013) ha dato inizio a un nuovo ciclo contemporaneo (pubblicato da Einaudi Stile Libero), che segue le vicende di una squadra investigativa partenopea. Molti dei suoi romanzi sono stati tradotti in inglese, spagnolo e catalano, in tedesco e francese. Le sue opere hanno dato origine a tre serie televisive: “I Bastardi di Pizzofalcone” (2017), “Mina Settembre” e “Il Commissario Ricciardi” (2021).