Il buio della ribalta
INTERVISTA A CURA DI: Laura Crottini e Alessandro Quadri di Cardano
SPAZIO A CURA DI: Laura Crottini

Buongiorno cari lettori, il graditissimo ospite del nostro spazio interviste di oggi è Roberto Ottonelli con il suo nuovo libro “Il buio della ribalta” (Mursia, 2024) letto e recensito dal nostro Alessandro (QUI).
Network engineer e papà affidatario, ha pubblicato Il dolce sorriso della morte per Mursia (2023), Il diavolo dentro (2017), Credi davvero (che sia sincero) (2020), da cui è stato tratto un adattamento teatrale di grande successo, e ha partecipato ad alcune raccolte di racconti. È vicepresidente e fondatore della “Associazione difesa donne: noi ci siamo”, impegnata nella sensibilizzazione e prevenzione per il contrasto alla violenza di genere.
THRILLER LIFE: Roberto, Marco Bordoni è un uomo mentalmente disturbato. Nel tuo romanzo, ne fai un’analisi psicologica molto approfondita. Secondo te, dove risiede l’origine del male che permea questo personaggio?
ROBERTO OTTONELLI: L’origine del male è un tema di per sé molto affascinante, almeno per me. Sappiamo che molti assassini seriali vengono da infanzie terribili, segnate, fatte di deprivazione. Marco, in qualche misura, ricalca lo schema, da cui nasce il suo personale vuoto interiore. Tengo a precisare che secondo me non è mai giustificabile la violenza e il paradigma secondo cui chi la subisce da bambino sia in qualche modo titolato a farne a sua volta, non mi rispecchia, anche se penso sia interessante guardarci dentro.
THRILLER LIFE: Nel libro si legge che è stato il tuo editore a spingerti a scrivere questo secondo romanzo, perché inizialmente “Il dolce sorriso della morte” doveva essere autoconclusivo. Che conseguenze ha avuto questa genesi nella stesura del romanzo?
ROBERTO OTTONELLI: In realtà è stato il direttore editoriale della collana Giungla gialla, Fabrizio Carcano, a lanciarmi una sorta di sfida rispetto al personaggio di Marco Bordoni che, a suo parere, era molto forte e meritevole di evolvere senza snaturarsi. Diciamo che ho deciso di raccogliere il suo suggerimento, anche se non è stato semplice per via di tutta una serie di paletti che ho incontrato durante la stesura.
THRILLER LIFE: Da quando è morto l’ispettore capo Barzagli, Bordoni lo sente nella sua testa, come se l’anima del poliziotto fosse entrata in lui. Perché hai fatto questa scelta?
ROBERTO OTTONELLI: In un primo momento avevo pensato di usare una sorta di coscienza, un grillo parlante nella sua testa per rappresentare il suo conflitto profondo. L’idea di “usare” Barzagli, la figura che gli aveva dato la caccia e, in qualche misura, ai suoi occhi lo aveva riconosciuto, è venuta dal collega e amico Simone Pavanelli. Mi è parso un consiglio molto efficace.
THRILLER LIFE: La relazione tra Bordoni e Barzagli evolve lungo il romanzo. Possiamo dire che scoprendo la sua storia personale Barzagli comprende l’origine del male che attanaglia Marco?
ROBERTO OTTONELLI: La voce di Barzagli è pur sempre la coscienza di Marco, che si trova spesso in un precario equilibrio fra le sue azioni e la necessità di rimettere le cose a posto, a modo suo, che lo anima.
THRILLER LIFE: La storia personale di Marco è terribile. Eppure, come gli rinfaccia spesso Barzagli, altre persone hanno saputo far scelte diverse. Credi che oltre una certa soglia, le nostre vite siano determinate dal passato?
ROBERTO OTTONELLI: Credo molto al fatto che ognuno di noi sia il frutto del contesto dove è nato e cresciuto, delle relazioni che ha stabilito e si porti dietro, inevitabilmente, la propria infanzia. Poi, in alcuni casi, ci si trova davanti alla possibilità di scegliere da che parte stare. Un personaggio in particolare rispecchia questa mia visione, ma non posso svelare troppo…
THRILLER LIFE: Marco e Bea, due persone piene di cicatrici che s’incontrano e si riconoscono. E che per quello si sentono attratte. L’amore può redimere l’essere umano? Anche quando si è andati così in là con i propri atti?
ROBERTO OTTONELLI: Marco non aveva mai conosciuto sentimenti positivi nella sua esistenza. Quando entra in scena Bea, con le sue fragilità nonostante voglia apparire forte e determinata, è come se qualcosa gli esploda dentro. In un primo momento cerca di allontanarsi da lei perché non le vuole fare del male, ma non può sottrarsi da quello che sente. In un modo diverso, ma altrettanto forte, per me, è l’amore che nasce spontaneo per la nipotina Tania. Non penso che ci possa essere redenzione per chi commette brutali omicidi, ma ritengo che fosse importante proporlo in tutte le sue sfaccettature. Perché, in fondo, il mostro non esiste, ma potrebbe essere chiunque, molto più vicino di quanto si creda.
La redazione di Thriller Life ringrazia Roberto Ottonelli per la disponibilità.