Falso indaco di Federico Anelli

Falso indaco
“Ninna nanna arriva la borda, che lega i bimbi con una corda”

Falso Indaco

Recensione di: Alessandra Boschini

TRAMA:

Il falso indaco è un fiore alieno nato in Nord America, che col tempo ha allungato le sue radici fino alle sponde del Delta del Po dove prende vita questa storia, in un paesaggio che per atmosfere e umori richiama alla mente un altro delta, quello del Mississippi.

Il ritrovamento di un cadavere, il ragazzo più bello del paese, nelle acque del fiume, è all’origine dell’incontro tra un ex poliziotto che da vent’anni gestisce con la figlia un B&B, e un commissario di Salerno trasferito da poco, senza alcun entusiasmo, in quelle terre depresse. In questo luogo anomalo che come ogni zona di frontiera – qui, quella tra il fiume e il mare – sembra sottrarsi alla legge degli uomini e a quella di Dio, si dipana una vicenda che rivelerà l’anima nera di una piccola comunità di provincia, popolata da personaggi imperscrutabili come la nebbia che li ha partoriti.

RECENSIONE:

“Falso indaco” è un noir dalle atmosfere grigi e fumose come il nebbioso Delta del Po dov’è ambientato, proprio all’incontro tra le acque dolci del fiume e quelle salate dell’Adriatico. Ed è proprio la nebbia la protagonista di “Falso indaco”, quella novembrina che “arriva col ponte dei Morti. Sono gli spiriti dei defunti che risorgono dalla terra e si uniscono in branco”. Federico Anelli lo definisce “il buco del culo più umido d’Italia” e solo chi vi abita può capire la sensazione di quel peso ingombrante che grava su ogni cosa.

Ed è qui, in una cascina trasformata in B&B, che si è rifugiato Astor Benassi, 60 anni, ex sbirro con forti dolori alla prostata che lo piegano in due. Dovrebbe evitare di bere, o almeno contenersi, ma il dolore che porta dentro, gli incubi che lo tormentano ed i fantasmi che lo assillano fanno dell’alcool l’unica salvezza.

Dopo il G8 di Genova Benassi ha consegnato pistola e distintivo ma le immagini di quei momenti sono un dolore che non si cancella e che si presenta con un pungente odore di limone: quel dolore sarà la punizione eterna per i suoi peccati.

Solitario, scontroso, avaro di parole, Astor gestisce il B&B insieme alla figlia Eva mentre il ricordo della moglie è “un magone nello stomaco” che rivive sotto forma di allucinazioni con cui intavola conversazioni.

Unica distrazione la pesca notturna alle anguille tra i canali in cui svettano, dagli argini, i rami infestanti dell’indaco bastardo. Ed è in una di quelle notti umide, mentre la barca scivola sull’acqua, che l’ex poliziotto trova il corpo di un ragazzo: una corda stretta al collo, fissata alla base dell’arbusto “avvolto nel bomber blu, impiccato al falso indaco, con i grandi occhi verdi di fuori. Un arcobaleno di morte”.

Il commissario Mino Fortuna “un fico d’India sradicato e trapiantato nei campi gelati senza troppi complimenti” è messo a capo delle indagini. Si tratta di un personaggio atipico, dai modi gentili, il linguaggio ricercato e i toni eleganti che non nasconde la sua passione per le donne mature.

Fortuna deve indagare, ma si trova davanti a un muro di omertà: la gente è chiusa, si fa i fatti suoi e regola i conti senza bisogno della Polizia: “Il Delta è pieno di angoli oscuri, dimenticati dalla legge dello Stato e da quella del Signore”. Una sorta di Far West abbracciato dalla nebbia.

La realtà che emerge però, non ha nulla a che fare col selvaggio West ma piuttosto con un dramma shakespiriano. Dietro l’apparente tranquillità e la routine paesana, emerge una tragedia che ricorda Romeo e Giulietta ma senza candore o dolcezza perché qui vi sono celate perversioni, anime malate e segreti inconfessabili.

Federico Anelli ha sviluppato una storia che gronda tristezza e malinconia come quella nebbia gocciolante che bagna ogni cosa in questo romanzo e che ha permesso all’autore di creare personaggi che sono lupi travestiti da agnelli e che agiscono in un’atmosfera velata di sospetti.

L’uso di un linguaggio scarno, che va dritto al sodo è efficace, anche perché si rivela ricco di metafore e suggestione rendendo la lettura fluida e scorrevole.

Tra canzoni country, ricette ottenute con la minaccia, amori proibiti e nutrie schiacciate a bordo strada, “Falso indaco” ricorda al lettore che anche le persone più vicine e insospettabili possono nascondere un’anima nera e oscura.

EDITORE: Todaro Editore

PAGINE: 245

Anno di pubblicazione: 2025

AUTORE:

Federico Anelli

Federico Anelli nasce a Milano nel 1988, dentro il quartiere popolare Niguarda, dove vive da sempre. Nel 2010 si è laureato con una tesi su Old Boy. Copywriter per diverse agenzie di pubblicità, nel 2021 ha pubblicato il suo romanzo d’esordio “Stai lontano dai pozzi”. Colleziona dischi psichedelici e camicie western. Ama lo scotch, i crudi di mare, i delitti di provincia e Johnny Cash.

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