L’approccio cinematografico nel thriller Nkondi – intervista a Leonardo Araneo

Leonardo Araneo

Nkondi

INTERVISTA A CURA DI: Laura Crottini e Federica Cervini

SPAZIO A CURA DI: Laura Crottini

Nkondi

Buongiorno cari lettori, il graditissimo ospite del nostro spazio interviste di oggi è Leonardo Araneo con il suo nuovo libro “Nkondi” (Eclissi Edizioni, 2024) letto e recensito dalla nostra Federica (link recensione).

Leonardo Araneo, classe 1980, inizia la sua carriera lavorando come assistente di regia e poi aiuto regista per serie televisive di successo e film. Successivamente si dedica ai documentari, scrivendone molti e dirigendone quattro. Nel dicembre 2022 pubblica il thriller distopico “Back Home”. “Nkondi” è il suo secondo romanzo.

THRILLER LIFE: Ti abbiamo conosciuto come autore del thriller distopico “Back home”, ed ora ti leggiamo nel tuo nuovo lavoro “Nkondi” – un thriller con sfumature horror. Vorrei iniziare parlando del filo conduttore che lega i tuoi romanzi: in entrambi i casi fai soffrire (e parecchio) i personaggi a cui hai dato vita – prima erano Adam e sua figlia, ora i Pianello: quale rappresentazione stai dando della nostra società odierna?

LEONARDO ARANEO: Provo sempre grande affetto per i miei personaggi e mi dispiace molto vederli soffrire ma ognuno di essi si porta addosso una colpa da espiare ed è da questa che nasce il conflitto. Adam subiva le conseguenze della sua incapacità di mettere un freno alla propria possessività e al proprio istinto paterno, i Pianello invece pagano lo scotto di essere una ricca famiglia borghese cieca di fronte alla sofferenza altrui.

Forse sarò pessimista ma credo che ormai viviamo in una società in cui, come diceva Manzoni, non resta che far torto o subirlo e purtroppo il nostro benessere, la nostra ricchezza, il progresso di cui andiamo giustamente orgogliosi sono stati costruiti a discapito dell’ambiente e di quanti sono nati in contesti meno fortunati del nostro. Insomma, abbiamo tutti qualcosa da farci perdonare.

THRILLER LIFE: Che significato ha oggi parlare ai lettori con il linguaggio thriller e quale la portata emotiva, il senso ed il valore della sofferenza che descrivi?
Perché scegliere di esprimersi con immagini crude e violente?

LEONARDO ARANEO: Il genere – horror, thriller o fantascienza che sia, è sempre stato capace di farsi interprete e manifestazione delle paure più profonde della società e in questo senso credo che si adatti perfettamente a tematizzare un’epoca come la nostra fondata sul conflitto feroce in ogni ambito, da quello economico a quello ambientale, da quello familiare e quello relazionale. Il mio proposito e insieme la mia speranza, quando metto i miei lettori di fronte a situazioni drammatiche e scioccanti, è di provocare un piccolo trauma che li costringa a porsi delle domande, a riflettere, a rivalutare le proprie idee sul mondo e i propri dati acquisiti.

THRILLER LIFE: Mi sento di poter affermare che la domanda centrale che ponevi ai lettori in “Back home” fosse ‘cosa saresti disposto a fare per salvare i tuoi cari’.
A questo riguardo ti chiedo, in riferimento a “Nkondi”: cosa dobbiamo fare per salvare il mondo?

LEONARDO ARANEO: Onestamente non so come si salva davvero il mondo Federica, ma non ho dubbi su cosa si possa fare per migliorarlo: imparando a dare il giusto valore alle cose.  Gli oggetti, qualsiasi essi siano, non contano niente. Sono le persone che contano, gli affetti i legami. Dobbiamo smettere di consumare pensando che le macchine, i vestiti, i gioielli, i viaggi e i ristoranti eleganti possano dare un senso alle nostre esistenze, perché avere non significa affatto essere e questa fame insaziabile di possesso ha costretto alla povertà miliardi di persone e sta conducendo il pianeta verso la catastrofe ambientale.

THRILLER LIFE: Parliamo di Azrael “l’angelo della morte”: spiegaci la scelta di questo nome, che significato ha la battaglia che sta portando avanti e, più in generale, a nome di chi sta parlando durante l’interrogatorio con il Vice Questore Mascagni.

LEONARDO ARANEO: Azrael, secondo la tradizione Abramitica è l’angelo della morte ed è particolarmente importante nella religione islamica. Il portavoce degli uomini mascherati sceglie questo nome per il suo valore simbolico e suggestivo, per dare ancor più forza al messaggio di cui sono portatori. In fondo, il proposito di questi tizi è quello di mettere la nostra società di fronte alla scelta di cambiare o morire e lo fanno proprio a nome degli sfortunati, quella parte di umanità, di gran lunga maggioritaria, nata in condizioni di povertà, in paesi in guerra oppure non sviluppati, che sono condannati, solo a causa di un mero tiro di dadi genetico, a una vita di stenti e sofferenze.

THRILLER LIFE: Ho definito i Pianello “una famiglia disfunzionale”, con squilibri terrificanti; all’interno di questo spaventoso clan si salva Giulia – una ragazza coraggiosa, disincantata, a volte cinica. Nel momento della strage, anche a dispetto degli altri presenti in casa (che sono adulti!), è lei in primis a prendere coraggio e a voler combattere.
Giulia combattendo, cioè prendendosi la responsabilità della battaglia e così di difendere la sua famiglia, cresce – tu dici “diventa grande”.
Che significato ha la sofferenza nel processo di crescita?
Tu sei padre: cosa sta dicendo Giulia nelle pagine di “Nkondi” ai nostri ragazzi?

LEONARDO ARANEO: Diventare grande, per Giulia, significa proprio fare i conti con quello che dicevo sopra, cioè che nel mondo in cui viviamo non resta che far torto o subirlo. Lei sceglie di combattere, rifiuta il ruolo della vittima, ma pagherà a caro prezzo questa sua decisione. Per fortuna non tutti i nostri figli sono messi di fronte a un simile bivio e possono scegliere se abbandonarsi ciecamente alle lusinghe consumistiche della nostra società (far torto) oppure opporsi, cercando di vivere in maniera più consapevole e sostenibile, anche a costo di molte rinunce e privazioni.

THRILLER LIFE: Ho molto apprezzato nel tuo romanzo il movimento della vicenda, che si svolge su più piani distanti ma contemporanei; mi riferisco ai passaggi di luogo dalla villa dei Pianello alla stazione di polizia.
Questa uso di spazio/tempo e poi anche quello dei diversi POV rende il tuo romanzo avvincente e reale.
Come la tua esperienza di sceneggiatore e regista è stata funzionale alla stesura di “Nkondi”?

LEONARDO ARANEO: Per Nkondi ho adottato un approccio decisamente cinematografico, raccontando la vicenda da un punto di vista esterno ma con una forte focalizzazione sui singoli personaggi che, di volta in volta, diventano protagonisti dei capitoli. In questo modo sono riuscito a frammentare il racconto in una serie di mini sequenze contemporanee ma completamente slegate tra di loro, che forniscono al lettore sempre e solo una visione parziale di ciò che sta accadendo, senza mai concedergli la possibilità di conoscere il quadro d’insieme.

Proprio come i singoli personaggi quindi, anche il lettore si trova all’oscuro non solo del piano generale degli uomini mascherati ma anche di ciò che sta accadendo nelle altre stanze, all’esterno della villa o ai personaggi che in quel momento sono al di fuori del “campo visivo”, aumentando così il suo coinvolgimento e insieme il costante senso di minaccia e tensione.

THRILLER LIFE: Parliamo ora di sentimenti, beni materiali e scontro fra civiltà: i Pianello vs Azrael & Co.
Noi italiani possiamo in gran maggioranza dire di avere molto: un bel paese in cui vivere in pace, siamo benestanti, la nostra famiglia è vicina – a differenza di Azrael e degli altri componenti della sua banda che sono poveri, hanno vissuto in paesi in cui ci sono guerre, perso i familiari.
Eppure sembra che siamo noi ad aver buttato via tutto: i rapporti familiari dei Pianello sono superficiali se non inesistenti, guidati dall’interesse, basati sull’invidia.
E’ questa la società in cui viviamo?

LEONARDO ARANEO: Mi sembra evidente che i paesi sviluppati stiano attraversando una crisi dei valori sociali ed etici di proporzioni colossali. Quell’insieme di strutture sociali che fino a qualche decennio fa avevano ancora un importanza fondamentale stanno ormai perdendo il proprio senso, trasformandosi da elemento di coesione e progresso a incubatore di alienazione sociale e spinte regressive.

Pensiamo alla famiglia. Se fino a cinquanta anni fa poteva avere ancora una propria funzione come luogo di collaborazione e supporto tra i propri membri, adesso, nella società del benessere nella quale tutti possiamo vivere senza alcun problema anche da soli, essa finisce per trasformarsi fin troppo spesso in una gabbia, nella quale covano rivalità, gelosie e rancori di ogni tipo. Purtroppo però, invece di abbracciare serenamente l’evoluzione di questa istituzione provando a immaginarne i futuri contorni, troppo spesso si cerca di rimanere ancorati al passato, arroccandosi sui cosiddetti valori tradizionali, quell’insieme di maschilismo, patriarcato e violenza che ha già fatto fin troppi danni.

THRILLER LIFE: Che mondo stiamo dando alle future generazioni?
Quali i valori che vorresti trasmettere ai nostri figli?

LEONARDO ARANEO: Un mondo violento, purtroppo. La violenza domina ogni aspetto della nostra vita sociale. Nei rapporti familiari, nei rapporti lavorativi, nei rapporti amorosi, nei confronti dell’ambiente che ci circonda la violenza, non necessariamente fisica, è ormai il valore imperante. Il più forte, che spesso coincide col più facoltoso, può fare praticamente quello che vuole e il più debole subisce.

E ciò che più mi sorprende è che ormai nessuno se ne stupisce più, nessuno si indigna, anzi. Ecco, come diceva Gaber, io non vorrei insegnare niente a mia figlia e di sicuro non vorrei trasmetterle i valori di una società malata come la nostra. Vorrei solo lasciarle in eredità la forza di sperare in un mondo più equo e giusto per tutti e la libertà per concretizzare questa speranza.

THRILLER LIFE: Quali i tuoi progetti per il futuro: puoi dirci se stai scrivendo altro?
E per concludere,  vuoi lasciare un saluto ai nostri appassionati lettori?

LEONARDO ARANEO: Tra qualche mese uscirà per Bertoni Editore il mio nuovo libro, La linea di confine, un’opera molto diversa dalle precedenti, un romanzo di formazione nel quale cerco di raccontare i quarantenni di oggi, nati in analogico in un’epoca in cui tutto sembrava ancora possibile che si ritrovano oggi stanchi e disillusi a fare i conti con un mondo sempre più spietato e feroce, in cui contano solo i soldi e l’apparenza. È un lavoro a cui tengo molto e spero che anche i lettori di ThrillerLife vorranno seguirmi in questa nuova avventura.

La redazione di Thriller Life ringrazia Leonardo Araneo per la disponibilità

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