La paura del buio di Alessandro Beriachetto

La paura del buio

La paura del buio

Recensione di: Federica Cervini

TRAMA:

Mec è un commissario di sessantacinque anni che ha perso la voglia di vivere, ma ha un dono che non può ignorare: capire le persone, soprattutto la mente dei criminali.

Per questo è richiesto sull’ennesima scena del delitto, questa volta affiancato da Vincenzo D’Amato, giovane vice ispettore ansioso di dimostrare il suo valore.

L’assassino è meticoloso e seriale, sceglie con cura le sue vittime e le uniche tracce che lascia sembrano essere strani morsi sui cadaveri.

Quando una paziente catatonica di una casa di cura psichiatrica sembra avere collegamenti con gli omicidi, Marti, un’operatrice sociosanitaria, inizia un’indagine parallela per scoprire la verità sul misterioso assassino.

RECENSIONE:

“La paura del buio”, romanzo d’esordio di Alessandro Beriachetto, è un thriller psicologico intenso e dal ritmo incalzante.

Il protagonista, il commissario Domenico Moretti, detto “Mec”, considera le vittime come la chiave per entrare nella testa dell’assassino. Questo peculiare metodo d’indagine porta il pubblico a seguire Mec nel suo viaggio personale all’interno della psiche perversa del killer.

“Il comportamento è lo specchio della personalità e la personalità è lo specchio delle fantasie.
Per conoscere l’artista dovete studiarne l’opera”

Di grande rilevanza per ritrovare la traccia dell’assassino è la firma lasciata sulle vittime. Un segno volto non solo a marcare i propri misfatti “per sentirsi soddisfatto” ma anche volto a lasciare un’impronta “legata alle sue fantasie da un forte significato simbolico”. Infatti, questa firma che permette al killer di trasformarsi da vittima a carnefice è particolarmente intima, essendo costituita da morsi.

Questo elemento viene messo in grande risalto dall’ispettore Mec Moretti, conscio che gli assassini che compiono mutilazioni sulle proprie vittime generalmente soffrono di gravi disturbi psicotici e che sono disorganizzati e dotati di scarsa intelligenza.

Alessandro Beriachetto ha creato in “La paura del buio” un protagonista le cui fragilità portano il lettore a empatizzare e a legarsi emotivamente con Moretti.

L’ispettore si è trasferito da due anni nel commissariato più tranquillo di Torino per riprendersi e superare un profondo dolore personale legato alla morte della figlia Debora. In sostanza, Moretti, ormai ultrasessantenne, si sente come in una sorta di pensionamento anticipato.

Quando gli viene affidato questo nuovo incarico, Mec sembra inizialmente vacillare, ammettendo con se stesso di essere “troppo vecchio per andare a caccia di mostri”. In seguito, però, la sua grande esperienza professionale prende il sopravvento, tanto da mettersi a insegnare alle giovani leve.

Tra queste, spicca il vice-ispettore Vincenzo D’Amato, che affianca Mec Moretti nell’indagine. D’Amato rappresenta l’esuberanza della gioventù e infatti in più occasione pare scalpitare per dimostrare quanto vale, spinto dal desiderio di mostrarsi degno del cognome che porta e rispondere così alle aspettative di chi ha conosciuto e lavorato con suo padre.

Beriachetto si mostra abile nel delineare il rapporto tra Mec e D’Amato, mettendo l’accento sulle differenze caratteriali che portano i due poliziotti ad avere stili d’indagine opposti, che inevitabilmente li porta a cozzare. Ma, al tempo stesso, l’autore mostra come durante l’indagine questo legame si formi in un affetto sincero tra i due poliziotti, simile a quello padre-figlio.

Altro personaggio di rilievo di “La paura del buio” è Nicole Martini, detta “Marti”, un’operatrice socio-sanitaria che avvia una propria pericolosa indagine quando scopre che Rita – una paziente in stato catatonico ricoverata nell’istituto in cui lavora – sembra avere un legame con i delitti che stanno imperversando in città.

Marti è una donna coraggiosa, disposta persino a mettere in pericolo la propria vita per raggiungere la verità e stanare il killer e dimostrerà di poter dare un contributo importante alle indagini condotte da Moretti e D’Amato.

Oltre all’avvincente indagine e all’approfondimento psicologico che Beriachetto fa dei propri personaggi, a cominciare da Mec, D’Amato e il killer, il lettore di “La paura del buio” si sente incalzato durante tutta la lettura da diverse riflessioni sociali. Tra queste c’è la mancata integrazione delle popolazioni ROM; la distanza tra le persone; il problema della prostituzione e la ludopatia. Questo mix tra indagine, analisi psicologica e temi sociali permette a Beriachetto di costruire un thriller magnetico, grazie anche a con uno stile vivido e una scrittura sicura e definita.

“Il male è come un seme che tutte le persone si portano dentro, sempre pronto a germogliare.
E sai qual è il terreno su cui cresce meglio?
Il dolore”.

Editore: Golem Edizioni

Pagine: 264

Anno di pubblicazione:  2024

AUTORE:

Alessandro Beriachetto

Nato a Pinerolo (Torino) classe 1990, appassionato di musica rock e di romanzi noir, Alessandro Beriachetto si forma alla scuola di scrittura Holden di Torino e con i corsi di Livio Gambarini su Rotte Narrative.

Impiegato in uno studio professionale, nel tempo libero si dedica al volontariato presso la Croce Verde, dove è anche istruttore.

“La paura del buio” è il suo romanzo d’esordio.

DOMANDE

  • Presenta il tuo romanzo spiegandone l’approccio generale, la vicenda (senza fare spoiler), i personaggi e le particolarità che lo rendono unico.

“La paura del buio” è un thriller poliziesco con una forte componente psicologica incentrato sulla storia di tre personaggi molto diversi tra di loro: un commissario di 65 anni, un viceispettore di 29 e un’operatrice sanitaria di 30. Tutti, però, hanno in comune il fatto che la vita li ha messi al tappeto e per questo sono alla ricerca di un’opportunità di riscatto personale.

Quest’occasione gliela fornisce l’antagonista della storia, un serial killer sadico che imperversa nella città di Torino. Sarà proprio l’obbiettivo comune di fermalo e di salvare delle vite che unirà questi tre personaggi in una corsa contro il tempo. I capitoli sono brevi e si alternano dal punto di vista dei tre protagonisti in modo che il lettore/lettrice possa empatizzare con ciascuno di loro. Ogni tanto ci sono anche dei capitoli dal punto di vista del serial killer.

  • Parlaci del (o dei) protagonista (isti). Descrivi caratteristiche, aspetti marcanti, punti di forza e difetti.

Domenico Moretti (Mec) è un vecchio profiler segnato profondamente dalla morte di sua figlia, della cui perdita si sente irrimediabilmente responsabile. A causa di ciò, è sprofondato in una spirale depressiva e autodistruttiva che lo sta portando verso il suicidio. Vincenzo D’Amato (Vince) è l’esatto opposto. È dinamico, ambizioso, determinato, ma queste qualità derivano dal fatto che si sente sempre inadeguato rispetto a suo padre, grande eroe dell’antimafia morto sul campo, con il quale si confronta in continuazione.

Nicole Martini (Marti) è intrappolata in una relazione tossica da cui non riesce a uscire. Saranno il suo altruismo e senso di giustizia che la sproneranno a condurre un’indagine parallela rispetto a quella di Vince e Mec (che si unirà a loro solo verso la fine del romanzo) e a ottenere il suo riscatto personale.

  • Presentati ai nostri lettori: chi sei e qual è il percorso che ti ha portato a scrivere dei romanzi? Perché hai scelto un romanzo thriller/giallo/noir? Quale elemento caratteristico di questo genere letterario ti sembra interessante?

Mi chiamo Alessandro Beriachetto, ho trentaquattro anni e abito in provincia di Cuneo. Coltivo la passione per la scrittura dal 2013, anno in cui ho frequentato il mio primo corso alla Scuola Holden. Successivamente, mentre stavo già lavorando al romanzo, sono diventato un corsista di Rotte Narrative di Livio Gambarini.

Del thriller, mi è sempre piaciuta la radicale trasformazione dei personaggi all’interno della storia, elemento che in questo genere è molto più marcato rispetto ad altri. Non sempre i protagonisti cambiano in meglio, anzi, a volte possono anche diventare peggiori. È proprio quest’anima più realistica, cruda e disillusa del thriller che mi attrae e mi spinge a scrivere storie di questo genere.

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