“Domanda di grazia” di Gabriele Romagnoli

Domanda di grazia
“Possiamo sempre contare sulla giustizia?”

Domanda di grazia

Recensione di: Samantha Calligaris

TRAMA:

L’uomo al banco degli imputati è alto quasi due metri, ha gli occhi azzurri e modi gentili. Si chiama Andrea Rossi, è padre di sei figli, fa il commercialista e ha ereditato un prestigioso studio. È l’ultima persona che ci si aspetterebbe di vedere sotto processo. E invece, proprio così lo vede Gabriele Romagnoli. Non lo incontra da tempo, ma lo conosce bene, perchè da ragazzi erano compagni di scuola, e amici. Monarchico nelle rossa Bologna, devoto alla famiglia, patito di formalismo che scivola spesso nel sussiego, titolare di un eloquio forbito e di mille, stravaganti manie, Rossi è la quintessenza dell’abisso che divide l’apparire dall’essere.

Già, perché dietro la cortina di una rispettabilità borghese, con aspirazioni aristocratiche, si agita un inferno di bugie, investimenti sbagliati e debiti che si accumulano. E ora è sotto processo per omicidio. L’accusa: aver ucciso in un torrido pomeriggio d’estate del 2006 Vitalina Balani, settantenne, ex infermiera, moglie di un ricco imprenditore immobiliare. In poco tempo, la Balani aveva prestato a Rossi due milioni di euro. Ci sarebbe un movente, quindi. E ci sono molto indizi. Nessuna prova inconfutabile, però. Ma tanto basta perché la Procura imbocchi una sola pista e Andrea Rossi venga condannato all’ergastolo.

RECENSIONE:

“Domanda di grazia” è un libro breve in cui Gabriele Romagnoli si inserisce a mani basse in queste pagine per illustrarci chi era e chi è il vero protagonista di questa storia: Andrea Rossi.

Ci conduce dunque in questa vicenda partendo dai tempi della scuola, in cui Gabriele e Andrea si conoscono, ripercorrendo attraverso gli elementi più significativi il carattere e la situazione familiare di Andrea.

Un ragazzo prima, e un uomo poi, cresciuto con un’educazione puntuale e rigorosa, gentile, rispettoso, quasi di un’altra epoca, col suo linguaggio forbito. Non si smentirà nemmeno da adulto, dimostrando la sua devozione per la famiglia numerosa e il lavoro da commercialista.

È così che Gabriele dipinge il suo amico, concentrando la prima parte del libro sull’adolescenza, attraverso qualche aneddoto e proseguendo raccontando al lettore l’accusa a carico di Andrea: quella di omicidio.

Con un linguaggio preciso e aulico, mantenendo sullo sfondo le caratteristiche positive di Rossi, Romagnoli mette nero su bianco i problemi, le mancanze, la superficialità di una giustizia che sempre più spesso perde di valenza e di credibilità.

Sì, perché ad Andrea è stato dato l’ergastolo, ma senza una prova incriminante: è stato “seppellito da indizi, ma mai abbattuto dalla pistola fumante di una prova risolutiva”. E allora perché è in carcere?

In “Domanda di grazia”, con un’elaborazione approfondita delle dinamiche, Romagnoli ci espone un quadro completo del processo e delle indagini attraverso ricostruzioni, riportando e citando anche lettere e pensieri di Andrea.

Mantenendo un tono neutro, l’autore si e ci chiede se a volte falsiamo ciò che vediamo: abbiamo la lucidità, la maturità per renderci conto di chi abbiamo davanti? Sappiamo dire se una persona è sempre stata così o se c’è stato un cambiamento? A volte è solo il caso a ricreare una situazione che rema contro?

Se sia innocente o colpevole, solo Andrea lo sa, ma sta di fatto che “gli hanno confiscato il tempo, la vita. Non l’hanno piegato, non l’hanno rieducato, non l’hanno salvato. E allora: a che serve?”

Quello che ci racconta Romagnoli non è nulla di nuovo. In un momento storico in cui siamo bombardati di casi di cronaca nera nei programmi televisivi, sui social media e sui canali di comunicazione, restano ancora molti i casi in cui persone a cui è stato dato l’ergastolo non hanno avuto prove decisive a renderli colpevoli. Oppure si parla di casi in cui molteplici sono le dinamiche che non risultano chiare, con indizi manomessi o alterati o peggio ancora con prove cancellate (ad esempio il caso di Yara Gambirasio o la strage di Erba. Casi che, appunto, mettono in dubbio l’operatività della giustizia.

La colpevolezza di Andrea non è stata provata, come nemmeno l’innocenza. È stato vittima di una sentenza già scritta attraverso un processo unilaterale. E Gabriele ce lo illustra bene in queste pagine di “Domanda di grazia”, facendo riflettere il lettore sulla giustizia che dovrebbe essere il porto sicuro dei cittadini.

“L’edificio eretto per poterlo fare è solido, ma come le idee migliori, poi tocca a fallibili esseri umani rappresentarle”.

Una frase che lascia il segno, che spinge a chiedersi quanto vale una vita umana per i propri simili. Che la persona sia morta o ancora in vita.

Editore: Sem

Pagine: 176

Anno di pubblicazione: 2025

AUTORE:

Gabriele Romagnoli

Gabriele Romagnoli (Bologna 1960), giornalista professionista, a lungo inviato per “La Stampa”, direttore di “GQ” e Raisport, è ora editorialista a “la Repubblica”. Narratore e saggista, il suo ultimo libro è “Senza fine” (2018). Fra le sue opere: “Navi in bottiglia” (1993), “Louisiana blues” (2001), “L’artista” (2004), “Non ci sono santi” (2006), “Un tuffo nella luce” (2010), “Domanda di grazia” (2014) e “Solo bagaglio a mano” (2015), “Coraggio!” (2016) e “Senza fine. La meraviglia dell’ultimo amore” (2018).

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