“Il sangue non mente” raccontato da Cinzia Bomoll

Cinzia Bomoll

Il sangue non mente – Intervista

Spazio a cura di: Sharon Lattanzi

Domande a cura di: Alessandra Boschini

Il sangue non mente

Cinzia Bomoll, classe ‘79, è di Bologna. Oltre ad essere sceneggiatrice, ricopre anche il ruolo di scrittrice pubblicando svariati romanzi tra i quali: “Lei che nelle foto non sorrideva” (Fazi,2006), “69” (Fazi, 2011), “Cuori a spigoli” (Ianieri, 2019), “La ragazza che non c’era” (Ponte alle Grazie, 2022) e “Non dire gatto” (Ponte alle Grazie, 2023). Trovate la nostra recensione sul suo “Il sangue non mente” qui.

ThrillerLife: Ciao Cinzia! Grazie mille per aver accettato questa intervista.

La storia inizia col botto, la rivelazione choc che Sabrina fa a Nives è incredibile! Ritieni più importanti i legami di sangue anziché quelli nati per convivenza? Il bisogno di conoscere le nostre radici quanto è fondamentale per te?

Cinzia Bomoll: A parer mio i legami di sangue (e non) sono sullo stesso piano. Spesso i secondi possono arrivare ad essere anche più profondi e viscerali perché ce li scegliamo e li facciamo crescere con noi. Rimane pur sempre il fascino della scoperta delle radici, del passato, dell’origine. Io stessa sono appassionata di alberi genealogici e ne ho scoperte di belle sul passato dei miei antenati. Come il fatto che fossero nomadi. Penso che anche senza volerlo portiamo con noi ciò che il nostro sangue è stato e, infatti, io amo visceralmente viaggiare e non aver fissa dimora. Ora mi spiego meglio anche il perché.

ThrillerLife: “Considerò che la sua vita sarebbe continuata come prima, ma senza quel senso di abbandono che la accompagnava fin da bambina”. Quanto il passato di Nives l’ha resa quella che è oggi: donna coraggiosa ma fragile ed insicura?

Cinzia Bomoll: Ha vissuto per anni col senso di colpa. Una bambina che pensava fosse colpa sua se la madre l’aveva abbandonata a sei anni. È un istinto di conservazione: prendersi le colpe per non ammettere una realtà peggiore, ovvero quella del non essere stati accettati. Giocoforza le insicurezze rimangono a livello inconscio e per questo Nives si è fatta da sola e ha dovuto sviluppare un coraggio speciale: per sopravvivere al suo destino segnato.

ThrillerLife: Nives ha una grande passione per i gatti, “i gatti le danno energia”. C’è il tuo alter ego in questa affermazione?

Cinzia Bomoll: Assolutamente sì, sono una gattara imperterrita! I gatti sanno essere magici, incoraggianti, energizzanti, affettuosi ma anche indipendenti. Questo è il loro lato che adoro e mi circondo di loro da quando ero bambina. Quando scrivo ho sempre un gatto sulla mia scrivania. Negli anni sono cambiati ma non sono mai mancati. Fanno parte della mia famiglia.

ThrillerLife: Nonna Argenta è un personaggio che rimane un po’ nell’ombra ma si capisce, comunque, quanta importanza rivesta per Nives. Oltre ad aver sopperito alla mancanza di una madre, è una presenza di riferimento: è a lei che telefona, è a lei che pensa e alla quale chiede consigli. È da lei che ritorna. Un’altra volta torna l’importanza dei legami di sangue…

Cinzia Bomoll: Nonna Argenta rappresenta la saggezza, l’affetto, la famiglia. Tutti elementi indispensabili per sopperire alle mancanze “famigliari” di Nives. È la nonna che tutti vorremmo avere e che molti hanno (o hanno avuto). Le persone che hanno vissuto tanto, con la loro esperienza possono essere un’àncora. Insomma, se non ci sono bisogna inventarle ed ecco che aldilà del legame di sangue effettivo possiamo trovare una persona che ha quel ruolo, anche altrove. Penso che le persone anziane siano una grande risorsa. Dovremmo parlarci più spesso, anche quotidianamente. Averle nel DNA aiuta, fa radice, fa casa, fa certezza.

ThrillerLife: Nella lettura si percepisce un’attenta analisi del territorio e dell’ambientazione, la conoscenza del luogo nel quale la storia si snoda. Quanto è importante la fase di stesura dell’ambientazione? C’è uno studio attento oppure lavori più di ricordi e/o fantasia?

Cinzia Bomoll: C’è tanta malinconia per le mie terre dove sono cresciuta e che poi ho lasciato per vent’anni. Tornarci mi ha aiutato a scoprire per la prima volta la loro bellezza e il loro fascino, anche molto noir. A volte diamo per scontati i luoghi dove viviamo o ci abituiamo, non notiamo più i dettagli. Andare via per un po’ e tornarci aiuta a capirli meglio.

ThrillerLife: Com’è nata l’idea di creare il “serial killer delle rosse”: una donna con la sindrome di Morris (Intersessualità: la sindrome da insensibilità androgenica)? O della Bella Donna, ovvero una persona dall’aspetto femminile ma con il DNA maschile? Quanto può incidere, secondo te, la sindrome di Morris sulla psiche di una persona?

Cinzia Bomoll: Il serial killer delle rosse (naturali) l’ho scelto perché c’è una bassa percentuale con quelle caratteristiche in Italia, dunque sono rare. Poi si capirà nel romanzo perché il killer ha scelto quella caratteristica fisica nelle sue vittime. L’idea della Sindrome di Morris mi è venuta due anni fa quando un amico medico ginecologo mi parlò di una sua paziente con questa peculiarità. Ne rimasi affascinata e ne parlo nel romanzo anche per andare oltre alle standardizzate definizioni di genere che penso debbano essere superate. Queste mutazioni genetiche, peraltro molto più frequenti di quel che pensiamo, esistono dalla notte dei tempi ma purtroppo non sono ancora ben accettate.

ThrillerLife: Quali sono i tre libri ai quali sei particolarmente legata?

Cinzia Bomoll: Trilogia di K, di Agota Kristof – La Dalia Nera di James Ellroy – On the road di Jack Keruac. Vorrei aggiungere un italiano, come bonus: L’ultima estate in città di Gianfranco Calligarich.

ThrillerLife: Prima di salutarci e ringraziarti per la cortese disponibilità, c’è qualche suggerimento che vorresti dare ai lettori di Thrillerlife?

Cinzia Bomoll:

Scrivete sempre e comunque, sia che vogliate essere scrittori o no. Scrivere fa bene alla salute, è terapeutico. Specie scrivere di thriller migliora il mondo. Le cattiverie sfociano sulla pagina anziché rimanere dentro di noi o riversarsi su qualcun altro.

La redazione di Thriller Life ringrazia Cinzia Bomoll per la disponibilità.

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