Il moto segreto delle stelle
Spazio a cura di: Sharon Lattanzi
Domande a cura di: Alessandra Boschini

Fabrizio Virtuani, classe ‘66, ha origini siciliane. Milanese (e romano d’adozione) ha molte passioni come la letteratura, l’archeologia, la musica classica e jazz. Potete trovare la recensione de “Il moto segreto delle stelle” qui.
ThrillerLife: ciao Fabrizio, grazie per aver accettato questa intervista. Il tuo esordio letterario inizia con un giallo. Come si è sviluppata questa idea e perché hai scelto proprio questo genere?
Fabrizio Virtuani: ciao, e grazie a voi per il vostro interesse verso il mio libro e per l’invito. Ho letto molto fin da piccolo, tanta letteratura classica ma anche saggistica e gialli, soprattutto Conan Doyle e Agatha Christie.
Da sempre avrei voluto scrivere un libro. Inizialmente ho pensato ad una storia sulla mia famiglia ma poi, durante il Covid, dovendo passare molto tempo in casa, si è creata una congiunzione astrale favorevole: ho pensato di mettere insieme le mie grandi passioni, l’amore per le mie origini siciliane e quello per l’arte, in particolare l’archeologia, la pittura impressionista, la fotografia in bianco e nero, la musica, e mi è venuto naturale iniziare dal giallo, forse perché data la situazione pesante volevo evadere con qualcosa di più lieve, come “la leggerezza” di Calvino, che “non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”, nella prima delle sue splendide Lezioni Americane.
Volevo scrivere qualcosa di aperto verso l’internazionalità, come i miei personaggi del cuore, Sherlock Holmes e Poirot, ma diverso, così ho creato un giallo d’arte, un genere nuovo, con un protagonista che è sì un detective ma è anche un grande esperto e amante dell’arte in tutte le sue forme.
ThrillerLife: il fulcro della storia è la macchina di Antikythera: un reperto archeologico così particolare e futuristico. Com’è nata questa ispirazione e soprattutto da dov’è partito il progetto e la collocazione in quel particolare periodo storico?
Fabrizio Virtuani: nel 2010 rimasi affascinato da un articolo sulla rivista Le Scienze che spiegava il Meccanismo di Antikythera, un reperto davvero unico, un insieme di ingranaggi misteriosi corrosi dal mare trovati sul fondale vicino all’isola omonima in Grecia, nei resti di una nave oneraria affondata nel I secolo avanti Cristo. Andai al Museo archeologico nazionale di Atene per poterlo vedere. Fui molto colpito dal fatto che nessuno pensava, prima di quel ritrovamento, che i Greci avessero delle conoscenze scientifiche e soprattutto tecnologiche così avanzate.
Mi è venuto naturale inserirlo nell’ambientazione siciliana perché Taormina è la seconda colonia greca fondata in Italia e tutta la costa della Sicilia orientale dove ho trascorso buona parte della mia infanzia è intrisa di cultura e storia greca: la lingua siciliana stessa, che nasce direttamente dal latino volgare, è tuttavia piena di parole greche perché il greco è stato per molti secoli la principale lingua di cultura dell’isola nella parte orientale e meridionale, prima della conquista romana ma anche nei secoli successivi; alcuni esempi simpatici sono la brocca dell’acqua, cannata, da kanàta, le lumache, babbaluci, da boubalàkion, il montone, crasto, da kràstos, ma ce ne sono tantissime altre.
Per quanto riguarda la ricostruzione – romanzata, naturalmente – di quello che probabilmente avvenne alla nave di Antikythera, ai passeggeri e al suo carico prezioso nel suo ultimo viaggio, è stata necessaria un’approfondita ricerca storica che ha richiesto parecchio tempo, non ci sono tantissimi libri sulla marineria ai tempi dei greci e dei romani antichi e le fonti sono molto variegate e poco diffuse.
ThrillerLife: più che i personaggi e la storia in sé, ne “Il moto segreto delle stelle” spicca la Sicilia con le sue bellezze architettoniche, il suo mare, la “montagna” che si scorge da ogni angolo, la cucina, la sua cultura. Quanto sei legato alla tua isola?
Fabrizio Virtuani: ho trascorso i primi cinque anni di vita in Sicilia, in un piccolo paesino alle pendici dell’Etna, sotto la timpa di Acireale, cresciuto dai miei nonni materni, e penso che quello sia il mio imprinting; a proposito, timpa vuol dire dirupo e viene dal greco tymba. Ho imparato il siciliano come prima lingua e parlavo solo quella fino a quando sono andato a scuola; l’italiano è stata la mia prima lingua straniera. Per tutto questo sono legatissimo a quella che considero la mia terra, pur essendo anagraficamente nato in provincia di Milano, dove poi ho studiato fino all’università, anche se tornavo sempre in Sicilia nei mesi delle vacanze estive.
Nel tempo l’ho girata in lungo e in largo e porto dentro di me le sue bellezze artistiche, i suoi paesaggi, i suoi profumi intensi, i cibi che preparava mia nonna mentre la guardavo cucinare, il mare e la montagna, come viene chiamato il vulcano; e tutti i suoi forti contrasti, tra un’apparenza bucolica, la forza misteriosa della natura e la difficoltà del vivere quotidiano. Nel mio libro ho cercato di far diventare i luoghi del cuore, le atmosfere, gli oggetti artistici, gli ambienti, i profumi, i sapori, i suoni, essi stessi personaggi, vivi e vibranti come quelli in carne e ossa.
ThrillerLife: Alfio e Sarina sono due simboli della sicilianità, soprattutto Sarina: cuoca eccelsa e dispensatrice di perle di saggezza in perfetto dialetto siciliano. Ti sei lasciato ispirare da qualcuno che conosci? Hai attinto alla tua cerchia di amici o conoscenti per caratterizzare i tuoi personaggi?
Fabrizio Virtuani: in quasi tutti i personaggi de “Il moto segreto delle stelle” c’è molto di autobiografico, di me, dei miei parenti, dei miei amici e conoscenti, ma con tratti mescolati. Ad esempio, per Sarina mi sono ispirato principalmente a una zia ma anche a mia nonna, che in casa parlavano solo siciliano stretto, per Alfio a mio nonno e a uno zio, e così via. Non ho voluto caratterizzare esattamente ogni personaggio come una persona conosciuta per essere più libero e non vincolarmi troppo durante la scrittura.
ThrillerLife: Alessandro Greco è un personaggio sofisticato, ricco ma senza spocchia né alterigia, erudito ma senza far pesare la sua superiorità culturale. La sua storia d’amore con Elena sembra non voler decollare in modo duraturo. Il suo lavoro lo appassiona e ne è affascinato. Ti rispecchia?
Fabrizio Virtuani: mi piacerebbe molto essere come lui, forse gli ho dato qualcuno dei miei pregi e dei miei difetti e debolezze ma di sicuro è venuto meglio di me. Ma c’è qualcosa di me anche in Michele Leonardi, il suo assistente, o anche in Mario Giordano, l’antiquario, e anche in Elena, per quanto per un uomo possa sembrare strano. Ho preferito non identificarmi solo con un personaggio per evitare di cadere nell’autoindulgenza. Alcune volte tendiamo a dipingerci meglio di come siamo.
ThrillerLife: Michele Leonardi ha un grande curriculum alle spalle, è discreto ed un ottimo supporto per Greco ma la sua figura rimane sempre in ombra, un po’ come il suo passato. Avremo modo di approfondire la sua conoscenza e di assistere agli sviluppi delle storie interpersonali dei personaggi? Hai già in serbo un futuro per loro?
Fabrizio Virtuani: avendo già pensato e pianificato di scrivere una serie di libri e non solo uno, non potevo rivelare tutto subito. Michele sta iniziando una nuova vita e sta imparando un mestiere nuovo, per questo rimane un po’ in ombra nel primo libro. Ma apprende velocemente e diventerà un ottimo alter ego per Alessandro, liberandosi dal suo passato e acquisendo sicurezza, aiutato da Greco. E anche altri personaggi al momento “minori” arriveranno sotto i riflettori al momento opportuno, ma non vorrei anticipare nulla.
ThrillerLife: hai tre libri del cuore da consigliare?
Fabrizio Virtuani: ne ho diversi, ma forse quelli che mi hanno colpito di più sono “Il tè nel deserto” di Paul Bowles, “Così ha inizio il male” di Javier Marìas e “Notturno indiano” di Antonio Tabucchi. Però amo tantissimo anche Gabriel Garcìa Màrquez, Ernest Hemingway e gli scrittori siciliani, in primis Luigi Pirandello e Leonardo Sciascia. E poi adoro la poesia, gli ermetici particolarmente, Montale, Quasimodo, Ungaretti, ma anche Prévert, Neruda, Leopardi, Kavafis, Hikmet, Salinas, Dickinson e tanti altri.
ThrillerLife: prima di salutarci e ringraziarti gentilmente per il tempo che ci hai concesso, c’è qualche consiglio che ti senti di dare ai lettori di ThrillerLife?
Fabrizio Virtuani: è difficile dare consigli a dei lettori preparati e attenti, soprattutto per uno scrittore esordiente. Forse un augurio è quello di continuare ad essere aperti alle novità e supportare i nuovi scrittori. E poi di credere nei vostri sogni e dare tutto per metterli in pratica: si avvereranno, e saranno ancora più belli di quello che avevate immaginato; e volete mettere la soddisfazione di girarsi un attimo indietro e poter dire, nonostante tutto, ce l’ho fatta? Per poi subito guardare avanti e riprendere il viaggio… (cit.)
La redazione di Thriller Life ringrazia Fabrizio Virtuani per la disponibilità.





