Il vizio del lupo
Domande di: Alessandra Colombo
Spazio a cura di: Sharon Lattanzi

Autore: Gianluca Gualducci è di Bologna. È manager in una multinazionale dedicata alla moda ma nel tempo libero gli piace giocare con le parole. Il suo primo romanzo poliziesco è “Il vizio del lupo” (Qui la recensione della nostra Alessandra)
ThrillerLife: ciao Gianluca, grazie per aver accettato l’intervista! Ci fa molto piacere averti qui con noi. Iniziamo subito: i wargame di Lupo, con i soldatini, nascono da una reale passione personale?
Gianluca Gualducci: sì, questo è uno dei pochi tratti fortemente autobiografici. Da giovane sono stato un forte giocatore di wargame tridimensionali (quelli in cui si usano le miniature dei vari personaggi, per capirci) e ho in parte subito lo stigma sociale negativo connesso a questa passione. Mi è piaciuto assegnare anche a Lupo un simile interesse, giocando sul doppio binario di un passatempo “da bambini” portato avanti da un personaggio che per molti altri aspetti invece si avvicina a stereotipi diversi e più socialmente premiati.
ThrillerLife: la scelta di utilizzare uno stile narrativo a tratti in prima persona e a tratti in terza persona è molto particolare. Come è nata questa idea?
Gianluca Gualducci: ho cercato di portare il lettore a diretto contatto con Lupo, col suo modo di leggere la realtà e con i suoi dialoghi interiori, e di garantire al tempo stesso un minimo di distanza critica, per fornire al lettore tutte le informazioni utili a comprendere lo sviluppo della trama ma anche per mettere in risalto gli errori o quantomeno le interpretazioni decisamente di parte che Lupo ha rispetto agli eventi.
Ho preso un rischio, perché si tratta di una soluzione inusuale che costringe il lettore a sforzarsi in misura maggiore rispetto a testi ancorati a un unico punto di vista, ma d’altro canto l’intero romanzo è proprio questo: una rincorsa ad unire puntini che restituiscono una figura non facilmente distinguibile.
ThrillerLife: dal testo si ricavano citazioni tratte da film e canzoni. Abbiamo anche una playlist finale! Nella tua vita, la musica fa da sfondo durante la lettura/scrittura? Quanto è importante per te?
Gianluca Gualducci: la musica fa parte del mio processo di scrittura, non durante la fase di stesura del testo quanto piuttosto nella parte creativa, quando devo immaginare come risolvere (o come complicare ulteriormente) le vicende dei miei personaggi. Per ogni romanzo costruisco una playlist che uso, soprattutto in auto, per entrare nelle atmosfere che cerco di riprodurre nella mia storia.
La volontà di inserire esplicitamente alcune canzoni nel testo viene invece dal desiderio di riprodurre la normale modalità comunicativa a cui facciamo ricorso nella quotidianità: quando facciamo nuovi incontri è abbastanza usuale richiamare elementi terzi che si possono avere in comune, ad esempio riferimenti a un film o a una canzone, per trovare un punto comune nella discussione con i nuovi conoscenti.
A questo proposito vorrei citare l’intervento realizzato durante l’evento Intermittenze a Riva del Garda da Loredana Lipperini e Carlo Lucarelli a proposito dell’attuale impossibilità di citare anche solo una strofa di un brano musicale (ricorrendo invece a traduzioni o parafrasi) dal momento che bisognerebbe pagare cifre spropositate alle case discografiche titolari dei diritti: la mancanza di una regolamentazione più chiara di quella attuale va a detrimento della qualità complessiva dell’opera e quindi, in pratica, della piena soddisfazione per il lettore.
ThrillerLife: ci saranno altre indagini in compagnia di Nina?
Gianluca Gualducci: me lo auguro! Nel corso delle loro indagini parallele Nina e Lupo incappano in diversi angoli bui che sarebbe molto interessante illuminare meglio (e che occupano già qualche pagina sul mio quaderno degli appunti). La speranza è che i riscontri di vendita offrano la possibilità di approfondire quelle questioni.
ThrillerLife: nella tua biografia si parla di passione per i giochi di parole. Hai mai pensato a scrivere un giallo enigmistico?
Gianluca Gualducci: non proprio, ma ho in cantiere l’idea di un giallo “destrutturato”. Per il momento ci sto fantasticando su, è tutto da vedere se la storia prenderà corpo.
ThrillerLife: hai tre libri del cuore?
Gianluca Gualducci: ben di più, ma dovendo scegliere tre soli titoli vado con Il Maestro e Margherita, Dune (che rileggo spesso, in estate, in una stanza volutamente priva di aria condizionata, tanto per entrare meglio nella narrazione di Herbert) e per motivi strettamente sentimentali Non avevo capito niente di Diego De Silva.
ThrillerLife: prima di salutarci, quale messaggio vuoi lasciare ai lettori di ThrillerLife?
Gianluca Gualducci: più che un messaggio lascerei ai lettori una preghiera, quella di mantenersi esigenti nei confronti di chi crea storie, a prescindere dal media attraverso cui vengono veicolate. Nessun racconto è al 100% realistico – questo è inevitabile – e ogni lettore è disposto a concedere all’autore una certa quota di licenza narrativa (a patto che non sia così esagerata da rendere paradossale la trama) a fronte del piacere della lettura.
Ecco, a mio parere negli ultimi tempi il bilanciamento fra brivido da adrenalina e richiesta di vicinanza alla realtà è saltato: pur di godere dell’effetto di continui cliffhanger siamo stati disposti ad accettare trame piene di buchi in termini di coerenza dei comportamenti rispetto ai contesti entro cui si realizzano. Mi riferisco ad esempio alle tante scelte assurde dei personaggi de La Casa di Carta, che pure è stato uno dei più grandi blockbuster degli ultimi anni? Beh, sì. Ecco, questo raccomanderei ai lettori di ThrillerLife: siate esigenti e non accontentatevi dei picchi di adrenalina ma pretendete che siano parte di una trama consistente.
La redazione di Thriller Life ringrazia Gianluca Gualducci per la disponibilità.