Il cammino di Anya Niewierra

Il cammino
"Il mio è un passato nerissimo."

Il cammino

Recensione di: Federica Cervini

TRAMA:

Il passato è un labirinto di pensieri cupi, che cercano vendetta.

Lotte Bonnet ha 44 anni, due figli, un marito amorevole con cui è sposata da oltre due decenni e una carriera ben avviata come pasticciera a Vijlen, nei Paesi Bassi, dove vive.

Suo marito, Emil Jukić, sopravvissuto a una diagnosi che, sei anni prima, gli lasciava ben poche speranze, per festeggiare la vita riconquistata ha deciso di intraprendere da solo il Cammino di Santiago.

Ma, all’improvviso, la notizia: mentre si trovava in una regione isolata del Massiccio Centrale, in Francia, Emil si è suicidato.

Lotte è distrutta.

Non ha senso, compiere un simile viaggio per celebrare la vita e poi porvi fine in modo tanto violento: Emil, a quanto pare, si è trafitto la giugulare con un coltello.

Eppure nulla lascia supporre che le cose siano andate diversamente.

E quando Lotte, per disperdere le ceneri, si reca in Bosnia Erzegovina, nel paese natale del marito, scopre un’altra atroce verità: l’uomo affettuoso, forte, che l’ha sostenuta in tante prove dell’esistenza non è mai stato chi le ha detto di essere.

Il vero Emil Jukić è morto nel 1995, trucidato in un’azione della milizia serbo-bosniaca.

Chi era dunque Emil? Perché ha mentito? Quella zona d’Europa così insanguinata ha forse lasciato tracce anche su di lui, tanto da spingerlo a nascondere la propria identità?

Determinata a scoprirlo, Lotte intraprende a sua volta il Cammino: i suoi passi ricalcheranno gli stessi del marito, dormirà negli stessi letti, mangerà nelle stesse locande.

Senza sapere che qualcuno non la perde di vista un istante. Qualcuno che ha un obiettivo solo: mettere a tacere il passato, ad ogni costo.

RECENSIONE:

“Era un croato-bosniaco cattolico? O forse un serbo cristiano-ortodosso?”

“Il cammino” è un mix di thriller psicologico e romanzo storico sulla recente guerra nei Balcani.

Bosniaci, serbi e croati hanno convissuto per anni nella ex Jugoslavia in pace.

Tito era un dittatore: una volta morto, le differenze religiose ed etniche hanno avuto la meglio, la situazione è precipitata ed è scoppiata la guerra civile.

Famiglie che si consideravano amiche e compagni di scuola che condividevano tutto si sono trovati al fronte, su versanti opposti. È sull’odio che ha diviso un popolo e condotto alla cruenta pulizia etnica della ex Jugoslavia che poggia la vicenda del thriller di Anya Niewierra.

Alcuni personaggi di questo thriller hanno vissuto sulla loro pelle i sanguinosi scontri degli anni ’90 (e ne portano le cicatrici): stupri, violenze inaudite, fino a un vero e proprio genocidio costituiscono quel passato che inevitabilmente segnerà tutta la loro vita.

“Il cammino” è il thriller delle domande e dei tanti dubbi che Lotte, la protagonista, rivolge a se stessa e al marito Emil – morto suicida sul Cammino di Santiago francese, affrontato per celebrare la vita dopo aver superato una diagnosi di cancro allo stomaco.

Le trame intrecciate sono due: da un lato il Cammino che Lotte decide di compiere a sua volta, a un anno esatto da quello compiuto da Emil, percorrendo le medesime tappe che ha calcato il marito. Dall’altro, la narrazione del passato di Emil e di quella giovanile amicizia fraterna che lo ha legato a due compagni di classe.

Erano tre amici fraterni inseparabili – uno bosniaco, uno croato e uno serbo – che la guerra e il lavaggio del cervello compiuto dai militari ha separato e messo l’uno contro l’altro come carnefici.

Come può una persona mentire per tutta la vita sulla sua identità?”

Ho definito “Il cammino” il thriller delle domande perché moltissime sono quelle che Lotte rivolge al lettore, nell’impossibilità di capire perché suo marito abbia compiuto un gesto così incomprensibile quale il suicidio, e parimenti come abbia potuto mascherarle per più di 20 anni la propria reale identità.

Chi era allora? Con chi sono stata sposata per ventun anni? Chi era il padre dei miei figli? (…) Un disertore? Un criminale di guerra?”

E poi ancora:

“Forse Emil ha visto qualcosa lungo il Cammino che ha fatto vacillare la sua visione della vita?”

Anya Niewierra scandaglia il dolore di una moglie e la sua mente, in cui convivono la rabbia per gli anni vissuti nell’ignoranza, il timore per la reazione che i figli avranno scoprendo le menzogne del padre, la curiosità di conoscere la verità.

Emil ha dubitato della capacità di Lotte di mantenere il riserbo sulla sua vera identità, temendo che lei divulgasse il suo segreto, o temeva di farla troppo soffrire?

La delusione di Lotte è tale da portarla a chiedersi cosa sia il matrimonio, se non lo si può considerare il luogo in cui una coppia può condividere le proprie preoccupazioni.

Tutto il thriller ruota intorno all’indagine su quest’uomo misterioso: Emil era un marito affettuoso o un criminale di guerra?

Mentre Lotte procede nel Cammino verso Santiago, qualcuno la insegue e tiene d’occhio – qualcuno che vuole eliminarla e che a sua volta si sente minacciato dalle verità che a poco a poco Lotte sta scoprendo.

Il Cammino diventa un viaggio pericoloso e la suspence duplice (dovuta sia all’oscuro passato di Emil che agli incidenti che accadono ai pellegrini intorno a Lotte) è resa estremamente vivida dalle molte descrizioni paesaggistiche di cui l’autrice riempie la narrazione. Il lettore compie accanto a Lotte un personale Cammino di Santiago, gustando i colori della natura inondata dal sole, delle acque dei ruscelli, poi in altura i pianori desolati, gli abeti verde scuro, l’erba secca, il profumo dei pini.

Niewierra indica puntualmente le tappe del Cammino e i relativi luoghi artistici da visitare, corredando la narrazione con una piantina dettagliata del percorso da Le Puy-en-Velay a Conques.

Due sono i punti di forza del thriller: da un lato la suspence dovuta all’ignoranza circa l’identità di Emil e il costante pericolo che vive Lotte durante il viaggio. Dall’altro, la narrazione della guerra dei Balcani e delle conseguenze in termini di stress post-traumatico e impossibilità a superare le atrocità che si sono compiute o viste durante la guerra.

Il messaggio che l’autrice lascia al lettore è che il passato è un fardello pesante e difficile da portare con sé, ma anche pericoloso per il dolore che ancora può arrecare, anche a distanza di anni.

Le pagine dedicate al racconto della pulizia etnica compiuta dalle milizie armate sono un documento di profondo valore storico: la furia cieca dei militari, gli stupri, le torture, il fetore dei corpi e il rumore dei colpi di mortaio conducono il lettore fino ai campi di concentramento dei musulmani bosniaci in un vortice di violenza in cui amici fraterni sono diventati nemici e avversari temibili.

La conclusione del thriller è un tristissimo colpo di scena inaspettato.

Finché non prenderemo apertamente le distanze dal nostro passato violento, finché non ci pentiremo apertamente e sinceramente delle nostre atrocità e non giudicheremo e puniremo noi stessi, non avanzeremo verso un futuro di pace”.

Traduzione: David Santoro

Editore: Neri Pozza Editore

Pagine: 416

Anno di pubblicazione: 2024

AUTORE:

Anya Niewierra

Anya Niewierra è nata a Kerkrade nei Paesi Bassi.

Con “Il Cammino”, che è stato per oltre un anno nella classifica dei libri più venduti nei Paesi Bassi, ha vinto il NS Publieksprijs, il Thrillzone Award per il miglior thriller nederlandese dell’anno e lo Hebban Thrillerprijs, ottenuto anche con il suo libro precedente, “Het bloemenmeisje”.

Tra le sue opere, si segnalano i romanzi “Vrij uitzicht” e “Het dossier”, entrambi nelle selezioni di diversi premi letterari.

Niewierra è stata anche direttrice generale di “Visit Zuid-Limburg”, il primo ufficio di informazioni turistiche dei Paesi Bassi.

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