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Il labirinto delle nebbie di Matteo Cavezzali

Il labirinto...

Il labirinto delle nebbie di Matteo Cavezzali.

Bruno Fosco è tornato vivo dal fronte della Grande Guerra, ma non è più l’uomo di quando è partito.

Forse è anche per questo che accetta il ruolo di ispettore ai confini del mondo, ovvero nella stazione di polizia di Afunde, un villaggio nella palude del delta del Po in cui vivono solo donne, perché nessun uomo è sopravvissuto al fronte.

Insidie, nebbia e cupe storie circondano il villaggio, mentre i suoi edifici sprofondano ogni giorno di più nel terreno fangoso.

Quando viene trovata morta Angelina, con un misterioso simbolo sul collo, comincia una vera e propria battuta di caccia al suo assassino dentro i labirintici percorsi della palude.

La bellissima e sfuggente Ardea sembra sapere molto di più di quello che si riesce a “leggere” dentro la realtà ingannevole e ancestrale dalla quale il forestiero è stato inghiottito assieme al suo sottoposto Della Santa e al vecchio e burbero anarchico Primo.

Su Fosco e Ardea, e su tutto il paese, incombe l’eredità di violenza che la guerra, come tutte le guerre, ha lasciato dietro di sé.

Matteo Cavezzali prende le mosse, come è sua consuetudine, dalla realtà storica per toccare la pelle viscida di un luogo mitico e infernale dove la ricerca del mostro si trasforma in un intricato racconto di fantasmi attraversato da una sinistra ansia di giustizia.

RECENSIONE

Vi è mai capitato di ritrovarvi avvolti dalla nebbia?

Si perde ogni punto di riferimento.

Nonostante si sia all’aperto, ci si sente oppressi da una grande sensazione di claustrofobia.

Ogni cosa assume un aspetto misterioso e spaventoso.

In questo romanzo, Matteo Cavezzali riesce a ricreare con grande maestria l’angoscia che si prova quando la nebbia avvolge ogni cosa e ogni via di uscita sembra essere perduta.

Siamo nella Romagna degli anni del primo dopo Guerra, nel parco del Delta del Po.

Bruno Fosco viene inviato nella città di Afunde per indagare sull’atroce morte di una giovane del paese.

Bruno è un uomo segnato indelebilmente dalla guerra.

Lo notiamo nelle sue parole e dai suoi ricordi di guerra, dai sogni che lo sfiniscono ogni notte e lo percepiamo dalla sua malinconia e apatia che lo hanno portato ad accettare il lavoro in un paese dimenticato da Dio per punirsi e abbandonarsi alla solitudine.

Afunde è un mondo a sé.

Mi hanno mandato ad Afunde.
Qui non vivono esseri umani. È un luogo che rifugge la vita.
Qui l’acqua dei fiumi scorre al contrario, e quella del mare risale la terra.
Tutto è apparentemente immobile, e imputridisce. Ciò che è privo di movimento muore. Nella palude non puoi stare fermo, altrimenti affondi.
Nella palude sei solo, ma c’è sempre qualcosa che ti osserva.

Con queste parole Bruno descrive la città che lo sta per ospitare.

Afunde è la vera protagonista di questo romanzo.

Ci sono poche case che a poco a poco affondano nelle terre paludose.
E’ un villaggio fatto solo di donne e bambini che lottano per la sopravvivenza e che sono entrati in perfetta armonia con la terra inospitale che li circonda.

L’attenzione di Matteo Cavezzali, nella descrizione dei luoghi e dell’ambientazione, è davvero notevole: la palude prende vita fra le pagine, le donne del luogo parlano principalmente in dialetto romagnolo ed Afunde diventa un’entità viva che racchiude misteri, leggende e riti esoterici.

Le descrizioni sono molto accurate ed è davvero facile visualizzare nella mente quanto si sta leggendo ed immergersi nelle acque paludose delle valli.

Questa grandissima attenzione per le descrizioni, fa sì che la trama vera e propria passi un po’ in secondo piano.

Si corre il rischio che il lettore possa un po’ perdere il filo del discorso e che l’indagine risulti essere molto semplice e lineare.

La tensione che ci si aspetta in un thriller però non manca perché comunque, l’ambientazione cupa, dona alla narrazione una tinta tenebrosa che ben si sposa con le indagini di Bruno e trasmette al lettore un senso di inquietudine che lo accompagna ad ogni pagina.

Il finale, è un finale che non ti aspetti; dopo essersi perso fra le acque paludose, il lettore scoprirà che nulla è come sembra e che la realtà è ancora peggio di quello che poteva aver pensato.

Un piccolo suggerimento che posso dare ai futuri lettori di questo romanzo è di prestare attenzione alle note finali, che devo ammette io spesso leggo con poca attenzione.

Matteo Cavezzali ci racconta il suo lavoro di ricerca.

Matteo Cavezzali ci racconta di fatti realmente accaduti che danno un tocco in più alla narrazione e rendono quanto è stato appena letto più vero e se possibile ancora più misterioso.

Editore: Mondadori
Pagine: 180
Anno pubblicazione: 2022

AUTORE

Matteo Cavezzali (Ravenna, 1983) è autore dei romanzi Icarus, Ascesa e caduta di Raul Gardini (minimum fax, 2018).

Nero d’inferno (Mondadori, 2019) in cui racconta la figura di Mario Buda, anarchico italiano emigrato negli Stati Uniti che fece saltare in aria Wall Street.

Ha scritto anche Supercamper, Un viaggio nella saggezza del mondo (Laterza, 2021) e A morte il tiranno (HarperCollins, 2021).
Ha vinto il Premio Comisso e il Premio Volponi Opera Prima.

È ideatore e direttore artistico del festival letterario ScrittuRa di Ravenna.

Ha realizzato il podcast Bruno Neri, calciatore e partigiano per RaiPlay Sound.

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